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Politica
Renzi nel “labirinto” del terrorismo


Dopo il nuovo attentato terroristico che a Nizza ha provocato 84 morti e decine di feriti il capo del Governo Matteo Renzi nella sua enews ha scritto che: “Reagire è un dovere morale”. Per reagire, però, ci vuole motivazione, chiarezza nell’analisi e nella proposta politica, obiettivi tutt’altro che raggiunti in Italia e in tutto l’Occidente dove regnano confusione culturale e politica e dove si specula e si strumentalizza sull’ennesima strage di innocenti. In Italia, anche ai più alti livelli istituzionali e politici, si continua a ciurlare nel manico parlando di “spaventosa strage di innocenti” come fosse stata causata da un terremoto e  indicando l’assassino quale  “delinquente comune” come se fosse oramai prassi che l’ultimo ladruncolo diventi stragista al motto “Allah è grande”. Da una parte si fa di tutta un’erba un fascio, si specula e si strumentalizza sulle tragedie per trarne vantaggi elettorali e politici, dall’altra si  minimizza, non si vuole dire la verità: che anche questo attentato – pur nella sua specificità – è un anello di una catena sanguinaria di matrice islamista. Ci si arrampica sugli specchi dell’astrazione fra “radicalizzazione dell’Islam” e/o “islamizzazione dei radicali” per cercare di dimostrare che non c’è rapporto “ideologico” né tanto meno “religioso” fra piccoli criminali-mentalmente spostati e il fondamentalismo islamico. Così il camionista di Nizza è un “fuori di testa” solitario: non c’entrano nulla né l’ISIS – la sua ideologia e la sua organizzazione – né i barconi e l’invasione dei migranti, né gli istruiti/benestanti di Dacca ecc. Si vuole insomma depotenziare il rapporto ideologico “organico” assassino-assassini/Isis, come se le singole persone che ammazzano innocenti fossero manichini caricati a molla e l’organizzazione criminale che destabilizza l’Occidente e non solo, una invenzione. Qui non si vuole cadere nella trappola opposta, cioè quella di alimentare un rapporto diretto tra una religione e i suoi capi e i suoi milioni di aderenti con i terroristi, anche se – perché non dirlo? – c’è tanto di discutibile nel modo di intendere e praticare siffatta religione così come resta incomprensibile la mancanza di partecipazione dei musulmani che oggi vivono in occidente a una lotta aperta, di massa, convinta e continua contro il fondamentalismo, contro il terrorismo, contro l’Isis.  Da ciò deriva la sfiducia, la frustrazione, la rabbia (anche) degli italiani verso questi nuovi vicini di casa, fino all’odio anti-musulmani, alimentando il fronte del razzismo e i partiti delle destre estreme e xenofobe (anche elettoralmente) sotto la bandiera del: “Sono tutti assassini”, “mandiamoli tutti a casa!”, “chiudiamo le nostre frontiere”. Ieri in Francia il capo dei servizi segreti in Parlamento ha illustrato i pericoli di una guerra civile: “Gruppi di estrema destra francesi potrebbero reagire contro la comunità islamica”. Ecco. Basta un fiammifero acceso dentro una polveriera per scatenare l’inferno propagandolo fin oltre le Alpi, anche in Italia e altrove. Serve una battaglia politica e culturale, isolando chi soffia sul fuoco ma stando, realisticamente, con i piedi per terra.  Fatto sta che le stragi terroristiche non si fermano, la prevenzione, la sicurezza, la cooperazione internazionale, il controllo delle migrazioni, l’integrazione restano belle parole ma i fatti dimostrano che nessun nodo è stato sciolto e che a pagare – oltre alle povere vittime - sono oggi per primi i cittadini comuni, gli europei, con gli italiani in prima fila. Si può recuperare un livello di integrazione che vada bene a tutti, sapendo che la coperta è corta e che sono i nostri piedi ad esserne scoperti? Difficile. Impossibile con il sangue dei nostri innocenti che scorre nelle strade, con l’opinione pubblica sempre più impaurita e disorientata. Nessuna giustificazione verso la violenza, verso il terrorismo e i terroristi dell’Isis o ad esso collegati o da esso ispirati. L’Italia, l’Europa, gli Usa non devono dichiarare nessuna guerra a nessuno ma si diventa complici di chi sgozza e fa a pezzi gli innocenti se si è convinti che ciò avviene per le colpe dell’Occidente. Chiunque fa quel che fanno l’Isis e i suoi adepti organizzati o ispirati va fermato con ogni mezzo perché quella è la “negazione” come lo furono il nazismo hitleriano e il comunismo staliniano.    

Oggi la gente reagisce in due modi: o chiudendosi in un dolore interiore pregando e accendendo candele di cordoglio o vedendo in chiunque e dovunque il nemico chiedendo all’Occidente di fare tabula rasa di tutti i musulmani, di tutti coloro “diversi” da noi. In Italia, specie in frange della sinistra, c’è anche un fronte dove domina una cultura del … “Sì, però”, non schierandosi con i terroristi ma “giustificandoli” sul piano ideologico e politico in quanto è colpa dell’Occidente capitalista-imperialista-ex colonialista se oggi siamo in questa situazione. E così formando il terreno di coltura per “coprire” l’estremismo anti occidentale fin nelle sue frange terroristiche.

La corda è assai tesa, al limite di rottura. La gente vuole ordine e cerca protezione. Non sopporta più quel che gli accade intorno. Cresce la paura di essere sotto tiro, da soli, impotenti.  O il governo, le forze politiche e istituzionali, in Italia e in Europa, creano un “ordine nuovo”, fondato sulla giustizia e sulla sicurezza basato sui nostri valori culturali, o verrà accettato un ordine pseudo democratico, imposto da un nuovo “salvatore della patria”.  

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nizza renzi terrorismo





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