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Politica
Riforme, agenda d'autunno: ecco le cose da fare (e quelle da non fare)

Il 2017 fino ad oggi non può essere considerato un anno positivo. Le vicende Alitalia, Ilva, banche e pensioni mostrano il volto di un paese spesso zavorrato da settori maturi e da interessi conservativi in cui qualche gruppo di interesse e minoranza riesce sempre in qualche modo a spuntare delle condizioni di favore a spese degli altri

Anche i dati sulla crescita  del pil, finalmente solidamente positiva , non convincono del tutto, principalmente perché rimangono inferiori a quelli degli altri paesi UE e perché il debito continua a crescere.

Il tema è sempre quello di impostare delle riforme che aumentino la produttività del lavoro e la giustizia sociale e  che consentano al sistema dell'istruzione, della pubblica amministrazione e industriale la giusta flessibilità per adattarsi al contesto globale.

In questo scenario è importante innovare e inventare servizi e prodotti più qualitativi e più velocemente degli altri. Perché questo succeda servono riforme e capire che Il lavoro probabilmente non sarà più solo dipendente e a tempo indeterminato per tutta la vita.

Centrale sarebbe far funzionare bene l'università  (si vedano a proposito i contributi critici di luca ricolfi ( https://mobile.twitter.com/massimodonelli/status/898795920481013760/photo/1) e Danilo braga ( http://mobile.ilsole24ore.com/solemobile/main/art/notizie/2017-07-21/che-delusione-universita-ridotta-corsa-posto-113233.shtml?uuid=AESF9vzB) ) con un'evoluzione dei servizi e strumenti per la transizione al lavoro e una riforma della governance che faccia entrare aziende e territorio nella gestione.

Poi toccherebbe alla pubblica amministrazione, con la storia della ricostruzione di Amatrice che evidenzia tristemente come questa non sia ancora pronta a svolgere quel ruolo di supporto all'economia e alla democrazia che sarebbe necessario. Questo non può infatti accadere se rimangono nell'amministrazione pubblica pochi leader, un 'organizzazione rigida  e infornate di di dipendenti massive senza meccanismi chiari che consentano di licenziare o formare quelli non adeguati. In questo le riforme che aumentano la burocrazia per sanare il problema della corruzione diventano parte del problema invece che della soluzione. La Pa andrebbe invece liberata e irrorata di talenti ben selezionati e messi nella condizione di operare.

Infine verrebbe il mondo del lavoro in cui proporre una radicale evoluzione del sistema fiscale che incentivi chi intraprende, lavora e rischia rispetto agli altri.

Ultimamente questa spinta riformista però pare essersi molto affievolita e si registrano proposte di piccolo cabotaggio e poco incisive.

Non si capisce per  esempio la ratio di alzare l'età dell'Istruzione obbligatoria a 18 anni. Non aiuta il mercato del lavoro come scrive giustamente Alessandro Rosina ( https://mobile.twitter.com/Unicatt/status/901019543233024000/photo/1) ne sembra una misura efficace per trasferire senso civico alle nuove generazioni.

Si comprendono, ma non si approvano nemmeno le ragioni per lo sconto fiscale sul riscatto degli anni di laurea.
Non sembra serva da incentivo ai giovani ad andare in università e in più è contraria alle esigenze del nostro squilibrato sistema pensionistico

Più positiva sarebbe la decontribuzione ai giovani che però andrebbe ampliata ad autonomi e nuove imprese.

Gli istinti riformisti invece sopravvivono nei movimenti cosiddetti "federalisti", ma sono di qualità davvero rivedibile come nel caso del referendum per l'autonomia promosso dalla Lega Nord.

Una babele di regioni con regole diverse in cui i più ricchi sono favoriti sui più deboli non pare proprio un orizzonte desiderabile per un paese come il nostro. Pensiamo veramente che questo ci renderà più competivi a livello internazionale?.

La sinergia tra università , pubblica amministrazione e lavoro è fondamentale per trasformare il paese e rendere il contesto attrattivo per aziende e persone e per generare idee, valore e soluzioni per il futuro.

Servono però progetti di ampio respiro a livello paese che ottimizzino le risorse e soggetti in grado di realizzarli, altrimenti il 2017 rischia di essere da questo punto di vista un anno perso.

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