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Referendum istituzionale, la minoranza Pd non firma

Per il referendum costituzionale di ottobre le firme dei parlamentari dell'opposizione sono arrivate ieri. E oggi sono giunte anche quelle della maggioranza, ma nel Pd i big della minoranza si sono astenuti dal sottoscrivere la richiesta. "Per una questione di logica ed eleganza penso sia giusto che siano le opposizioni ad avanzarla", sottolinea Gianni Cuperlo. "Ormai non è più una novità" nel Partito democratico "c'è una parte che fa opposizione su tutto. Ce ne faremo una ragione", è il commento in diretta tv del premier Matteo Renzi che si trova a Città del Messico, con i manager delle più importanti aziende italiane, per incontrare il presidente Enrique Pena Nieto.

L'opposizione. Per Forza Italia, il senatore  Antonino D'Alì con Loredana De Petris di Sel, Vito Crimi per i 5Stelle, il leghista Gian Marco Centinaio e Cinzia Bonfrisco del gruppo di Fitto, hanno depositato in Cassazione le firme. Bastavano quelle di 65 senatori, ma la raccolta è stata abbondante e ne sono arrivate 103. Il fronte del No è quindi in piena mobilitazione, tanto che annuncia la creazione di banchetti in tutt'Italia per le firme popolari. Da lunedì prossimo banchetti con tre moduili nelle piazze, uno per il referendum confermativo sulla nuova Carta costituzionale, puntando a bocciare il disegno di legge Boschi; gli altri sull'Italicum, la nuova legge elettorale, per abrogare due punti considerati cruciali, ovvero il premio di maggioranza e le candidature bloccate in lista. Data scelta non a caso, il 25 aprile. Per il comitato del No infatti il 71esimo anniversario della Liberazione è il giorno giusto per avviare lo stop allo "stravolgimento delle regole istituzionali che porterebbe l'esecutivo a predominare sul Parlamento".

La maggioranza. Ma è anche la maggioranza ad avere iniziato proprio stamani la raccolta di firme per il Si al referendum di ottobre. Saranno i capigruppo del Pd, Luigi Zanda, di Ncd Renato Schifani e delle Autonomie, Zeller a depositarle in Cassazione. Raccolta sprint perché in poche ore si è arrivati a quota 110.

La minoranza dem. Ma problemi e tensioni ci sono in casa Pd. La gran parte della minoranza del partito alla Camera, compresi Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza e Gianni Cuperlo, non ha firmato la richiesta di referendum sul ddl Boschi. anche se ci sono quelle di singoli parlamentari come il cuperliano Andrea De Maria e la bindiana Margherita Miotto. La sinistra dem infatti aveva chiesto a Renzi di lasciare alle opposizioni l'iniziativa referendaria. La scelta, spiegano, è legata al fatto che "per galateo istituzionale" sono le opposizioni a chiedere il referendum su una riforma, diversamente, dice Roberto Speranza, leader della sinistra del Pd, il referendum diventerebbe un plebiscito sul governo e Renzi. Il bersaniano Miguel Gotor rivendica: "Io non firmo perché il referendum è uno strumento che le opposizioni hanno per contrastare una maggioranza parlamentare. L'opposzione ha già raccolto le firme, andava evitato questo sovraccarico, non va bene che la consultazione assuma carattere plebiscitario. Ed è inevitabile quando è la maggioranza che chiede un referendum su di sè".

Il premier. "Se qualche politico, anche del mio partito, ha cambiato idea sulla riforma e il referendum ce ne faremo una ragione. Quel che deve essere certo è che non ci fermiamo, noi comunque andiamo avanti", ha detto il premier Matteo Renzi da Città del Messico. "Queste riforme riguardano il numero di politici ed è chiaro che parte dei politici non vuole cambiare perché si riducono le poltrone e il Senato non sarà più un luogo dove prendere lo stipendio".

La minoranza Pd al Senato. La scelta di molti esponenti della minoranza alla Camera non sarà però seguita dai colleghi di corrente al Senato. "Sono valutazioni che non nascono da un ordine di scuderia e non sono affatto legate alla nostra scelta sul referendum che sarà a favore della legge Boschi che abbiamo votato in Aula", sostengono dalla minoranza. Attaccano i 5Stelle: "Questo referendum non è una gentile concessione del governo come vuole fare credere Renzi, ma lo prevede la nostra Costituzione perché non è stata raggiunta in Parlamento la maggioranza dei  2/3". Precisa il grillino Crimi.

C'è poi il capitolo legge elettorale. Bersani, l'ex segretario, insiste perché l'Italicum sia cambiato. Il combinato disposto tra riforma costituzionale e legge elettorale non possono coesistere: è la posizione della minoranza dem. "Ho sottoscritto l'idea del referendum confermativo, ma vorrei che nel Pd si aprisse subito un confronto sull'Italicum", rilancia Dario Ginefra.

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