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Politica
Rivincita M5S, niente rimpasto. Salvini non può chiedere troppo...
Foto LaPresse

Successo di Luigi Di Maio. Per il momento l'ipotesi del rimpasto di governo è "congelata" se non del tutto "tramontata", come spiegano fonti pentastellate. Incassata la vittoria sulla Tav Torino-Lione, Matteo Salvini sperava di portare a casa la testa di Danilo Toninelli e magari anche quella di Elisabetta Trenta, visti i contrasti sul fronte della lotta all'immigrazione clandestina. E invece niente da fare. Il vicepremier pentastellato, anche nel faccia a faccia di giovedì a Palazzo Chigi, è stato categorico: la Lega ha ottenuto l'ok all'alta velocità, una decisione molto sofferta per i 5 Stelle, ora non esageri. E infatti anche fonti leghiste ai massimi livelli confermano che il rimpasto "non è all'ordine del giorno".

Anche se dovrebbero dire che non è più all'ordine del giorno. Fatto sta che a parte la nomina dei sottosegretari al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture, dopo l'uscita dei leghisti Armando Siri ed Edoardo Rixi, non ci saranno terremoti nella compagine governativa. Di Maio obtorto collo ha accettato la svolta di Giuseppe Conte sulla Torino-Lione ma ha difeso a spada tratta i suoi ministri, e non poteva essere altrimenti. I 5 Stelle, già attraversati da non pochi mal di pancia, come si è visto sulla votazione sul Decreto Sicurezza bis, non avrebbero potuto reggere anche l'uscita di uno o due ministri pentastellati. Non solo.

Il vicepremier leghista sa perfettamente che non può tirare troppo la corda. Se vuole davvero abbassare fortemente le tasse con la Legge di Bilancio, e non a caso su questo ha già aperto un fronte con il titolare dell'Economia Giovanni Tria, non può infierire troppo nei confronti di Di Maio. Anzi, il leader del M5S va difeso e protetto, altrimenti sul Dl Sicurezza Bis e poi sulle autonomie regionali si rischia la capitolazione a Palazzo Madama dove i numeri sono risicatissimi. Salvini si accontenta quindi dell'ok alla Tav e dello sblocco da parte del Cipe di moltissime opere da Nord a Sud, mentre si ferma nella richiesta di rimpasto non potendo esagerare.

Di Maio ottiene una vittoria arginando l'esuberanza leghista e prepara la rivincita accelerando sul salario minimo e sul conflitto di interessi (insieme alla riforma della Rai). In tutto questo, continua il silenzio assordante di Giancarlo Giorgetti. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio e numero due del Carroccio, come confermano fonti qualificate, vuole il ritorno alle urne e, fosse per lui, farebbe finire oggi il governo del Cambiamento. Ma Salvini ha scelto la strada opposta. E nella Lega già si intravedono polemiche e malumori dietro le quinte...

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