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Politica
Rossi (PD): “Pisapia può salvarci dallo stallo, ma l'Ulivo ormai è il passato"

Alla vigilia di "Insieme", l'evento lanciato da Giuliano Pisapia per il 1 luglio a Roma, un segnale di incoraggiamento nei confronti del progetto arriva da un giovane ma brillante esponente del PD.

 

Domenico Rossi, nato in provincia di Matera e novarese d’adozione, ha soltanto 39 anni ed è alla sua prima esperienza politica, come consigliere regionale in Piemonte.

 

Eppure, è già riuscito a diventare un punto di riferimento grazie alla legge regionale sulle attività estrattive, di cui è stato prima promotore e poi relatore. La normativa piemontese, approvata lo scorso novembre, è considerata una best practice alla quale ispirarsi anche in altre Regioni.


Se ne è discusso anche al convegno promosso da ANEPLA (Associazione Nazionale Estrattori Produttori Lapidei ed Affini), ma è curioso notare come Rossi non sia un tecnico del settore:

 

Sono laureato in filosofia, quindi non sarebbe esattamente la mia materia. Ho iniziato a interessarmi delle problematiche inerenti a cave e rifiuti perché sono stato referente di Libera sul mio territorio e nel 2010 ho iniziato a interessarmi dell’omicidio di un imprenditore, avvenuto con modalità paramafiose proprio in una cava. Ho scoperto la questione del ciclo dei rifiuti e la necessità di una nuova normativa sul tema. Quando sono entrato in Regione, me ne sono fatto carico personalmente e abbiamo ottenuto il risultato seguendo un percorso insolito, perché si è trattato di una proposta consiliare, e arrivando alla fine ad elaborare un testo che ha riscosso un ampio consenso trasversale, sia tra le forze politiche, sia tra i produttori”.

 

Entrato nel PD da soli tre anni, Rossi conosce bene il mondo dell’associazionismo e vede con favore l’operazione di Giuliano Pisapia, che domani a Roma radunerà le forze – sia partitiche che civiche – che si propongono di dare vita a un nuovo centrosinistra.

 

L’operazione di Pisapia è sicuramente positiva e va portata avanti", commenta Domenico Rossi. L’unico rischio che corre è quello di incartarsi su una riproposizione del passato. Infatti Pisapia lo sa e sta cercando di smarcarsene, anche se non è facile. Lui cita spesso l’Ulivo (e anche io lo faccio), ma dobbiamo intenderlo come un modo di approcciare il tema, non come un modello. Sarebbe un errore tanto più in questa fase, non avendo ancora la legge elettorale. Però questo è un aspetto tecnico. L’aspetto storico è che nessuno dei movimenti di centrosinistra in questo momento riesce a incarnare qualcosa che veramente faccia presa sui cittadini, evitando così di rimanere ancorati a un consenso del 2-3%. Mentre i grandi partiti le idee le facevano crescere con la consapevolezza, attraverso un’azione anche pedagogica sul popolo, oggi questo non avviene. Posso anche avere delle idee bellissime, ma se rimangono nel cassetto non me ne faccio nulla. Da questo punto di vista, l’operazione di Pisapia può sicuramente farci uscire dallo stallo in cui siamo finiti. Bisogna però toglierla dai lacci del passato e darle una forma nuova”

 

Da cosa è dipeso il pessimo risultato del PD nelle ultime amministrative: dobbiamo considerarla una questione locale o un problema nazionale?

 

Vanno considerati entrambi gli elementi. Un’elezione locale non può mai prescindere dagli aspetti locali, al di là dello scenario nazionale. Quando si sceglie un Sindaco si valuta anche la persona, con la sua credibilità e la sua storia, e questo nei territori vale molto, soprattutto nei centri medio-piccoli. Però l’aspetto locale va sempre inserito nel quadro nazionale: sicuramente il PD oggi sta perdendo base elettorale all’interno del centrosinistra. Molte persone che per anni hanno votato le forze di quest’area in maniera quasi identitaria - perché arrivavano da una tradizione politica forte - si riconoscono sempre meno nelle scelte di questo partito. E il messaggio che il PD sta dando loro è che non fa niente, perché tanto il partito sta cercandosi un nuovo elettorato. Il problema è che il nuovo elettorato è mobile, non vota in maniera fideistica: quindi questa sostituzione dell’elettorato a volte funziona e a volte no. Se poi si danno messaggi sbagliati ai cittadini, non rendendosi conto delle batoste subite a partire dal referendum anche a causa dei toni arroganti usati durante la campagna elettorale, si ottiene un effetto negativo. La comunicazione conta molto. Non si può trascurare il fatto che i cittadini abbiano detto un forte no al referendum, anche se probabilmente sui contenuti si poteva trovare un accordo più ampio. Non si può pensare che si debba per forza proseguire su questa strada, senza mai mettere nulla in discussione e andando avanti da soli. E’ pur vero che nel Paese si sono registrati dei piccoli segnali di miglioramento, ma di fronte a una situazione nella quale la grande maggioranza ancora fatica a arrivare a fine mese, non si può continuare a dire che va tutto bene! Le persone non si sentono riconosciute e questo aumenta una rabbia che va a danno del PD, soprattutto nel momento in cui governa, a tutto beneficio di altre forze politiche. Ci vuole un cambiamento radicale, che io però non identifico unicamente con le alleanze, delle quale tanto si parla, anche se ovviamente condivido il tema di fondo: bisogna fare delle alleanze di centrosinistra”.

 

Con chi bisogna fare queste alleanze?

 

Con chi condivide i nostri valori di fondo, quindi assolutamente con il centrosinistra e assolutamente non con il centrodestra. Chiaramente, sarebbe più facile farlo di fronte a dei contenuti. Finché parliamo solo di alleanze, ma senza contenuti, è tutto molto complicato”.

 

In questo difficile percorso esiste anche il problema del leader?

 

Assolutamente sì. E’ chiaro che dopo anni nei quali ci si squalifica dal punto di vista comunicativo, è complicato sedersi allo stesso tavolo per ricostruire. Ci sono state delle dinamiche molto divisive, con rancori personali che hanno messo la politica in secondo piano, rispetto a quello umano, a tutto danno del Paese. Non mi riconosco nella linea che il segretario attuale sta portando avanti e speravo che il congresso potesse segnare una virata, soprattutto nello stile. Dobbiamo cambiare il modo di parlare al Paese: non possiamo dire che le nostre soluzioni sono sempre le migliori, quando la gente è in sofferenza. Trovo scorretta anche questa idea secondo la quale è meglio sbagliare che non fare nulla: intanto non è vero che prima di Renzi non è stato fatto nulla e poi io credo che sia meglio fare una cosa in meno, piuttosto che commettere un errore in più”.

 

Resta però un dato di fatto: Renzi ha appena stravinto un congresso nel quale Andrea Orlando, il candidato che lei ha sostenuto, ha ottenuto un risultato inferiore alle attese…

 

Dopo un esito del genere, il leader è per forza Renzi. Il problema è un altro: Renzi dove porta il PD? Intanto abbiamo avuto milioni di elettori in meno rispetto alle primarie precedenti. La sensazione che ho avuto io, almeno nel mio territorio, è che sia rimasto nel PD solo chi intendeva sostenere Renzi. Chi non si riconosceva in Renzi ha preferito andare via. Queste persone non si appassionano più, non si tesserano più e probabilmente non ci voteranno nemmeno. Personalmente, trovo sbagliata la posizione di chi dice che non sosterrà più il PD fino a quando ci sarà Renzi, ma non posso fare finta che tale posizione non esista. Renzi ha vinto le primarie, è il leader, ma non possiamo trascurare la situazione in cui si trova il partito, che in alcune zone ha preso solo il 10%. Non possiamo stare qui e aspettare la prossima batosta delle politiche. Anche perché in qualche modo alle politiche Renzi potrebbe fare meglio, perché secondo me gli elettori di Forza Italia il candidato Sindaco del PD non lo votano, ma Renzi invece sì. Tuttavia, quand’anche le politiche segnassero un miglioramento, non è che le cose vadano bene se a livello nazionale Renzi fa un buon risultato, mentre il partito è morto! Questo è un dato politico fondamentale. Non a caso, anche dopo le ultime vicende che hanno coinvolto Prodi, diversi dirigenti nazionali che hanno sostenuto il percorso di Renzi gli hanno fatto notare che andando avanti così non rimarrà più niente”.

 

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rossi pd pisapia ulivo





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