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Politica
Salario minimo, Conte strappa il testo: "Voltate le spalle agli italiani"
Giuseppe Conte alla Camera dei Deputati durante la discussione legge delega su salario minimo

Salario minimo, fallisce il tentativo delle opposizioni con i 4 emendamenti: bocciato alla Camera

La battaglia delle opposizioni sul salario minimo è arrivata alle battute finali. Le minoranze hanno provato anche nell’emiciclo di Montecitorio a rimettere al centro la propria proposta, ma Montecitorio ha bocciato l’emendamento unitario con 149 voti contrari e 111 favorevoli. Nonostante l’assist arrivato dal commissario europeo al Lavoro, Nicolas Schmit, che in audizione ha ribadito il concetto sostenuto più volte nei mesi scorsi: se la contrattazione collettiva non funziona bene e molti lavoratori hanno salari troppo bassi, anche nei Paesi in cui i contratti nazionali hanno un’ampia copertura è il caso di valutare l’introduzione di un minimo orario o mensile.

Come riporta il Fatto quotidiano, a quel punto I leader di opposizione hanno ritirato le loro firme dal provvedimento modificato dal governo. “Questo gesto proditorio non lo compirete nel mio nome né di quello del M5S”, ha detto il leader del M5S Giuseppe Conte, originariamente il primo firmatario della proposta di legge sul salario minimo, che ha strappato il testo in aula. “Questa battaglia la vinceremo. Il Paese è con noi. Dopo vari balletti, vari teatrini e rinvii, espedienti di varia natura e stratagemmi di vario ordine il presidente Meloni ha gettato la maschera, ha votato no al salario minimo legale. Ha detto no alla condizione che non è dignitosa in cui versano tre milioni di lavoratori. Con la stessa arroganza con cui fate fermare un treno per far scendere un ministro avete fermato la speranza di tutti questi lavoratori che sono sottopagati”.

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La leader del Pd Elly Schlein ha tolto a sua volta la firma perché “la maggioranza arrogante ha svuotato la proposta” e esercitato un “abuso di potere sulle minoranze” perché “il governo ha scelto di sottrarre al Parlamento il diritto di discutere e di votare. Questa è l’idea di democrazia del governo Meloni. Un antipasto del premierato: tutti i poteri concentrati nelle mani del capo e il popolo chiamato ogni 5 anni ad acclamarlo. Ma la democrazia è un’altra cosa”. Schlein ha poi rincarato: “Avete scelto definitivamente da che parte stare, chi rappresentare, quali interessi difendere. Doveva essere un governo dalla parte degli italiani, siete solo dalla parte degli sfruttatori, e avete dato uno schiaffo agli sfruttati. Vergogna”. La segretaria dem ha ricordato che la petizione delle opposizioni per il salario minimo a 9 euro l’ora ha raccolto 500mila firme, ignorate dal governo.

“Ritiro anche io la mia firma da questa proposta di legge”, si è unito Nicola Fratoianni (Avs). “Non intendiamo mettere i nostri nomi in questo atto di pirateria politica e istituzionale. Avete annullato la pdl voltando le spalle a milioni di lavoratori, nel nome della sacralità della contrattazione sindacale collettiva, siete venuti voi a ricordarci quanto siano importanti i sindacati, salvo dimenticarvene dopo pochi giorni quando avete scelto di precettare i legittimi scioperi convocati“.

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“Non straccerò nulla ma visto il testo che avete presentato, annuncio il ritiro della firma mia e di tutto il gruppo di Azione”, ha aggiunto Matteo Richetti alludendo al fatto che Conte ha stracciato il testo alla del suo fine intervento. “Non avete il coraggio di esprimere un voto contrario alla proposta in quota delle opposizioni e dire che siete contrari a una proposta ragionevole che avrebbe dato risposta a uno dei grandi problemi”, la posizione di Riccardo Magi, segretario nazionale di +Europa. “Con la vostra delega non solo stravolgete la proposta delle opposizioni ma consegnate di fatto al ministero del lavoro la questione, strumentalizzate il Cnel, bypassate il parlamento, saltate il confronto con le parti sociali, avanzate una proposta che entra pesantemente dentro la contrattazione collettiva. La vostra delega non garantisce alcuna soglia minima di retribuzione ai lavoratori poveri e complica il quadro”.

Salario minimo, qual'era la strategia dei leader delle minoranze 

Alla Camera erano stati presentati 4 emendamenti unitari, da votare in aula, al maxiemendamento della maggioranza che affossa la proposta delle opposizioni sulla retribuzione oraria minima di 9 euro, consegnando una delega al governo per trovare entro sei mesi un meccanismo per garantire 'retribuzioni eque', cancellando di fatto il salario minimo. I 4 emendamenti sono stati firmati dai leader delle cinque forze di minoranza Pd, M5s, Avs, Più Europa e Azione: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Matteo Richetti, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli, Riccardo Magi e ricalcano la proposta di salario minimo delle opposizioni. 

Dunque, le forze di minoranza - fa sapere l'Agi - pur sapendo di non avere i numeri in Aula, hanno riproposto tramite gli emendamenti la loro proposta di legge, con l'obiettivo di "indurre" il governo a dare parere contrario e la maggioranza a votare contro.

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