Salvatore Buzzi, una storia italiana
Come Buzzi ha infinocchiato tutti da detenuto modello
Salvatore Buzzi imputato in Mafia Capitale ha una storia particolare ma esemplificativa dell’utilizzo distorto delle leggi per i detenuti.
Buzzi nasce da una famiglia modesta e riesce a trovare il mitico posto fisso in banca.
Ma a lui non basta.
Ruba assegni dalla banca dove lavorava per avere molti più soldi e finanziarsi il lusso di cui si circondava.
Per il lavoro sporco ha un complice, Giovanni Gargano, a cui passa gli assegni e che ad un certo punto comincia a ricattarlo e lui nel 1980 non trova di meglio che ucciderlo.
Condannato all’ergastolo comincia a costruirsi il suo “capolavoro”.
Nel 1983 è il primo detenuto in Italia a laurearsi in Lettere e Filosofia, naturalmente con 110 e lode e subito corre ad incensarlo “la Repubblica” che non perde occasione per elogiare i delinquenti in via di redenzione o, come in questo caso, solo presunti tali.
Si fa solo sei anni di carcere poi due di semilibertà ed infine uno e mezzo di libertà condizionata e poi interviene il Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro a cui non par vero di esercitare le funzioni di buon samaritano, graziandolo nel 1994.
Naturalmente in carcere Buzzi è un “detenuto modello” e infinocchia tutti organizzando anche opere teatrali nel carcere di Rebibbia suscitando gridolini di stupita ammirazione dai buonisti di zona sinistrense.
Intanto nel 1985 ha fondato una cooperativa di ex detenuti, la “29 giugno”, che diventerà il nucleo di Mafia Capitale.
Il 3 dicembre 2014, insieme a Massimo Carminati, ex Nar, viene arrestato appunto per Mafia Capitale.
Buzzi ha legami con gli ambienti di sinistra della Capitale e con alcuni esponenti del Pd come la deputata Micaela Campana, intercettata mentre scrive un sms” bacio, grande capo”.
La storia di Buzzi, solo brevemente riassunta, è però significativa di come vengano utilizzate alcune leggi e la dabbenaggine di figure istituzionali non solo per non scontare la pena ma addirittura per costruire successivamente un impero criminale.
Questo è quello che la gente non capisce più da tempo e che alimenta poi il populismo che vediamo sorgere ovunque nel mondo ed in Italia in particolare: una giusta reazione al “mondo alla rovescia” che si palesa sempre di più come la norma con le istituzioni a fiancheggiare il tutto.