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Politica
Salvini coltiva il sogno Di Maio. Meloni fiuta l'inciucio e s'infuria
Foto LaPresse

L'italiano è una lingua bellissima - concetto riconosciuto universalmente - anche e soprattutto perché consente attraverso piccole sfumature di esprimere concetti che in realtà possono avere una valenza profondamente diversa. E' il caso di quanto accaduto oggi nel Centrodestra. Poco dopo le ore 12, a margine del Festival del Lavoro a Roma, Matteo Salvini se ne esce con una frase sibilinna e, appunto, ricca di quelle sfumature che l'italiano consente: "Mai con il Pd e di sicuro mai con i Cinque Stelle alleati del Pd...".

In altre parole, il segretario della Lega chiude - ma non è una notizia - ai Dem sempre e comunque mentre sui grillini dice no a intese e accordi finché sono alleati con il Partito Democratico. E se un domani non lo fossero più? E se le strade di Nicola Zingaretti e Luigi Di Maio si dividessero? Interrogativi, dubbi, sospetti che hanno subito fatto breccia ai piani alti di Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni, donna politica giovane ma scaltra e con un indubbio fiuto, mangia la foglia e alle 12:48 (solo 30 minuti, straordinario tempo di reazione) esce con una dichiarazione molto chiara e precisa: "No, non potremmo trovarci in una coalizione con Di Maio, chiedo al mio amico Salvini parole molto chiare su questo. Leggo di retroscena Lega-M5S a cui non credo e confido che Salvini chiarirà definitivamente che non ci saranno più alleanza e con M5S... Errare è umano ma perseverare in questo caso sarebbe incredibile".

Al di là dei retroscena, a mettere la pulce nell'orecchio della leader della destra nazionale sono state quelle parole ambigue dell'ex ministro dell'Interno di oggi che hanno fatto scattare l'allarme in FdI. "Chiarezza e coerenza. Due dei principali motivi per i quali sempre più italiani scelgono Fratelli d'Italia. Proprio per queste ragioni è opportuno che, in vista di una coalizione di governo nazionale, Salvini chiarisca che non ci sarà nessuna ipotesi di alleanza futura con quel che rimane del M5S. Dato che alcune ricostruzioni, speriamo fantasiose e figlie tutt'al più della disperazione di Di Maio, ipotizzano una marcia indietro del quasi ex leader grillino, bene ha fatto Giorgia Meloni a invitare la Lega a sgomberare il campo da illazioni di varia natura", dichiara Maria Cristina Caretta.

Sintomatico, forse, che a mettere in riga Salvini siano proprio le donne. Anche perché il fiuto femminile è forse quello ideale per leggere in controluce quanto sta accadendo tra Salvini e Di Maio. Il caso del Mes - la riforma del Fondo Salva-Stati che ha visto il ministro degli Esteri riscoprire l'amore per un certo populismo anti-Europa - ha riaperto un canale tra la Lega e almeno una parte del Movimento 5 Stelle. Con un fetta sempre più ampia di grillini in rivolta contro il capo politico a seguito della votazione su Rousseau in vista delle Regionali del 26 gennaio, i retroscenisti di Palazzo lavorano già al dopo, eventuale, crisi di governo di gennaio.

L'ipotesi che circola in Transatlantico è quella di una spaccatura dei 5 Stelle con la parte legata al premier Giuseppe Conte, che magari potrebbe fare una propria lista, insieme a quella di Roberto Fico e degli altri anti-Di Maio che si allea con il Pd alle elezioni - diventando di fatto una costola di sinistra dei Dem come LeU - e il ministro degli Esteri con Alessandro Di Battista e altri fedelissimi (ad esempio Stefano Buffagni e Manlio Di Stefano) che lanciano un movimento anti-sistema e critico verso Bruxelles, recuperando le vecchie battaglie grilline, concentrato prevalentemente al Sud (ma che potrebbe presentarsi in tutto il Paese) che dialoghi con la Lega per un'alleanza elettorale e di governo.

La rottura con Conte, il Pd e i renziani di Italia Viva sul Mes e quindi sulle regole europee da parte di Di Maio andrebbe proprio a concretizzare quello scenario evocato in modo sibillino oggi da Salvini. "Mai con i Cinque Stelle alleati del Pd...", ha detto. Appunto, e se ben presto non lo fossero più (almeno una parte di loro)? Cambierebbe tutto. Ecco perché, forse, il leader del Carroccio ha sempre rifiutato di firmare il 'patto anti-inciucio' proposto da Fratelli d'Italia ed ecco perché la Meloni si è subito allarmata.

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