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Politica
Salvini copre il ruolo di leader in Europa
Foto LaPresse

Lo spettacolo a cui si sta assistendo in questi giorni in Gran Bretagna, con la storica sconfitta della May al Parlamento e la risicata fiducia ottenuta successivamente, è l’ennesima dimostrazione della ormai palese mancanza di leadership in Europa.

Dalla Francia di Macron, alla Spagna di Sanchez fino alla Gran Bretagna i principali stati europei, infatti, lamentano una carenza di leader al governo come all’ opposizione, che sembra davvero senza precedenti. Il nostro tanto vituperato Conte, avvocato prestato alla politica,  al confronto sembra uno statista di altri tempi, al di là di quello che la critica interna vagheggia da mesi.

E in questo scenario che ci si appresta alle elezioni europee forse più importanti e decisive della storia della comunità europea, che mai come questa volta sembrano potere decidere il futuro della comunità europea. Salvini, che molti gia’ pronosticano come il possibile leader di una nuova probabile vasta rappresentanza europea di “sovranisti ”, sembra effettivamente essere in grado di colmare il vuoto creatosi, continuando a mostrarsi per quello che è. Un politico che al di là delle polemiche su alcune sue posizioni e atteggiamenti, dimostra di avere quella caratteristica di leadership, che pochissimi oggi in Europa possono vantare. Ecco perché riesce a conquistare un simile consenso, che va anche al di là delle sue indiscutibili capacità di politico di razza. Quindi tutti ormai sembrano riconoscergli un ruolo da primattore per le le elezioni di Maggio. Forse qualcuno potrà storcere il naso o addirittura scandalizzarsi di fronte a ciò, ma si tratta di un dato incontrovertibile.  Il nostro paese proprio grazie a Salvini può per una volta giocare un ruolo da protagonista nel futuro parlamento europeo.

I soliti perbenisti di sinistra e i politically correct inorridiscono davanti ad una simile prospettiva, ma non è colpa di Salvini se non esiste un alternativa, non solo in Italia, ma addirittura in tutta Europa, L’unico leader rimasto in campo sembra essere  infatti la solita Merkel, ormai imbolsita dai troppi anni al potere e in calo di consenso in patria e sempre più indirizzata verso il suo inevitabile viale del declino.

L’establishment europeo, che evidentemente ben subodorava questo ha cercato in tutti i modi di mettere i bastoni fra le ruote al governo italiano e quindi al suo vicepremier sulla legge di bilancio, ma la intelligente retromarcia del governo prima, e le politiche di bilancio, molto espansive dal lato deficit, di Francia e Spagna poi, hanno di molto ridotto il potere di fuoco della Commissione contro la manovra gialloverde e il tentativo di screditarlo.

Ora il dado sembra tratto e non si capisce davvero come Salvini & c non possano fare il pieno di voti a Maggio, in un panorama cosi desolante intorno a loro. Lo scenario in pochi mesi è radicalmente cambiato. Solo qualche mese fa, infatti, molti, soprattutto a sinistra (nessuno dimentica i peana di Renzi verso il movimento en marche) avevano confidato a torto che Macron, arrivato al potere inaspettatamente (ma anche grazie ad una serie mancanza di alternativa) potesse rappresentare una guida sicura per tutti gli europeisti e potesse appunto rappresentare un argine contro il dilagare delle destre in Europa, ma il suo fallimento in patria, sommerso dalle proteste dei gilet gialli, che lo stanno letteralmente travolgendo è sotto gli occhi di tutti ed ora appare spaesato e senza alcuna forza contrattuale né in Francia né tanto meno in Europa.

Qualcuno poi aveva intravisto in Sanchez, ultimo paladino della sinistra in Europa, una possibile risorsa per uscire dall’impasse, ma le sue contraddizioni e le sua debolezze hanno fatto rimpiangere a molti perfino l’opaco Zapatero. Nel nostro paese infine tramontata l’era Renzi all’orizzonte non si profila nessuno capace di dare un impulso ad una opposizione ormai da troppo tempo allo sbando. E se ancora a destra si guarda all ottantaduenne Berlusconi, si capisce come la situazione sia davvero senza via di uscita. Utilizzando una metafora calcistica si può ben dire che, quando mancano i fuoriclasse diventa complicato, se non impossibile, vincere le partite che contano. Sono loro che trascinano il resto della squadre alle vittorie decisive. I semplici comprimari servono di contorno, ma le partite vengono decise da chi ha quel quid in più. Tornando alla politica attualmente quel quid sembra appartenere alle personalità come Salvini. Forse non sarà un fuoriclasse, ma certamente in mezzo al vuoto assoluto la sua intelligenza e il suo acume politico inevitabilmente escono fuori.

vcaccioppoli@gmail.com

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