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Politica
Salvini, il nemico “numero uno” per l’Europa di Juncker&C

Ci voleva l’ultimo sondaggio Demos per scoprire che l’immigrazione è un tema fondamentale nella scelta di voto, che oltre la metà degli italiani condivide i respingimenti delle navi, che questo “cavallo di battaglia” di Salvini porta consensi e potere alla Lega per il suo governo del cambiamento in Italia e in Europa. Le dissennate e fallimentari scelte dei governi a trazione Pd sull’immigrazione hanno ridotto il Paese nel buco nero d’Europa, un ginepraio incontrollato, per lo più di clandestini, ad uso e consumo di un business dai confini incerti e della malavita internazionale. Senza un alt all’immigrazione clandestina e senza una gestione almeno europea della complessa questione, l’Italia rischia di trasformarsi in una polveriera a rischio esplosione. Ci voleva un Partito democratico sordo e cieco qual era e qual è, a non capire quanto stava accadendo in una Italia già provata dalla crisi - più povera, più divisa, più spaventata - a quanto stava maturando negli orientamenti degli italiani sfociato poi il 4 marzo nel più catastrofico risultato elettorale per la sinistra dal dopoguerra. Quel Pd e quella sinistra, oggi in pieno tunnel e assenti anche come opposizione, capaci solo di demonizzare il nuovo governo e bollare quale “razzista” e “fascista” il vero vincitore delle urne e leader nel Paese, Matteo Salvini. Il capo della Lega, in verità, aveva scoperto… l’acqua calda: non aveva fatto altro (e non fa altro) che stare in mezzo agli italiani, interpretandone esigenze, paure e speranze. In altre parole Salvini ha fatto quel che Pd e sinistra non hanno voluto fare o per miopia e insipienza politica o per interesse di bottega. Non è, ovvio, solo la questione degli immigrati, pur pesante, a incidere e a fare la differenza. C’è pur sempre un motivo di spinta per cui un partito vince e un partito perde. La Lega di Salvini, fra limiti e contraddizioni non da poco, è impegnata su un progetto di cambiamento complessivo del Paese e dell’Europa incentrato su contenuti reali che hanno trovato e trovano sempre più il consenso democratico degli italiani e attenzione crescente di altri cittadini europei. Cinque anni fa la Lega era un partito al 3% dei voti e oggi i sondaggi raddoppiano i voti presi il 4 marzo proiettando il partito di Salvini ben oltre il 30%. Il Partito democratico, come noto, ha fatto il percorso inverso: dal 40% delle Europee a meno del 18% alle politiche del 4 marzo, oltre ai flop di tutte le elezioni locali precedenti e successive. Alle Europee di maggio 2019 (e alle elezioni regionali ecc.) Pd e sinistra rischiano di esaurire il loro ruolo politico-istituzionale, ridotti a testimonianza. Pd e sinistra sono visti come i difensori dell’establishment “infognati” nelle loro beghe interne di potere, avulsi dalla realtà. C’è– dagli Usa, all’Europa, all’Italia – un vento che politicamente tira in una unica direzione, pur con diversa intensità e non senza apprensioni – per lo più strumentali - per sbocchi incontrollati dell’anti politica e degenerazioni anti democratiche. L’ultimo rapporto della nota Fondazione Bertelsmann (quale autorevolezza e credibilità?) lancia un grido d’allarme: “la democrazia in Occidente è in pericolo, con tendenze autoritarie che vanno a ledere i grandi valori inerenti alla libertà”. Davvero c’è oggi in Italia l’ombra nera e minacciosa del fascismo, ci sono i germi che intaccano la democrazia e la libertà? Non scherziamo. C’è, invece, una parte degli italiani (oramai maggioranza) che non si sente né rappresentata né tutelata da chi “decide” in Europa, abbandonando Pd e sinistra intesi quali “longa manus” e “gregari” dei “poteri forti” e sostenendo, quindi l’alternativa possibile, i cosiddetti partiti populisti e sovranisti. Partiti quali il M5S e la Lega accusati di cavalcare il disagio popolare quando in realtà si limitano a cogliere i timori e le paure (il nodo immigrazione-sicurezza è per molti drammaticamente reale) della vita quotidiana dei cittadini dandogli una nuova rappresentanza politica e istituzionale. Il nodo immigrazione è, appunto, significativo. Si è passati in poco tempo dal presentare e considerare (tutta) l’immigrazione come “valore” e (tutti) gli immigrati come “risorse” - addirittura panacea dei nostri problemi attuali e futuri - incuranti delle conseguenze negative e per molti versi drammatiche, a valutazioni (anche culturali) più ponderate ed equilibrate con scelte di governo (non sempre e non tutte efficaci e condivisibili) che se non altro hanno il merito di aver messo a nudo il lassismo delle culture cattoliche e di sinistraguardando la realtà per quella che è, di non far considerare l’Italia terra di nessuno dove chiunque può arrivare e fare ciò che vuole, di porre finalmente! la questione immigrati al centro dell’agenda europea. Non è questione di buona volontà, ma questione politica.L’attuale classe dirigente europea (i singoli personaggi come i rispettivi partiti) non hanno più né la dignità né l’autorevolezza né la credibilità per procedere. A Roma come a Bruxelles è allarme rosso fra i poteri forti (politici ed economici) perché già s’ode il cupo rombo dello tsunami in arrivo con il voto di maggio. Con l’annunciata vittoria dei partiti sovranisti di Salvini, Lepen, Orban ecc. arriva il “benservito” per i Moscovic, gli Juncker&C e molti trattati europei “pro-elite” pagati dai popoli rischiano la cancellazione, seminando il panico fra quanti fin qui ne hanno tratto gran vantaggio. Per Juncker&C il nemico numero uno è Salvini, oramai visto quale leader o potenziale leader dei partiti anti-establishment per cui il suo treno va fatto deragliare in Italia prima che possa giungere a Bruxelles e togliere la muffa dai sepolcri imbiancati del vecchio potere. La posta in gioco è alta. C’è già chi semina zizzania e chi mina il percorso e vuole avvelenare i pozzi.Siamo al crocevia, fuori dalla logica del rinnovamento nella continuità. Serve discontinuità, anzi “rottura”, con uomini, partiti, idee e programmi concreti e innovativi non solo negli annunci. Va con sé che il 4 maggio 2019, non bisogna buttare via, oltre l’acqua sporca, anche il bambino.

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