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Politica
Salvini, M5S verso il no al processo. Ora il governo è più unito che mai

M5S, D’UVA: AVANTI UNITI, DIMOSTRIAMO DI ESSERE VERA FORZA DI GOVERNO - “Caro Luigi Di Maio siamo e sempre saremo al tuo fianco! Grazie alla tua determinazione siamo riusciti a ottenere traguardi storici. E di sicuro non è il momento di fermarci. Piuttosto dobbiamo andare avanti ancora più uniti, dimostrando a tutti che siamo una forza di governo capace di dare risposte concrete agli italiani. Partiamo da una certezza: in poco tempo siamo riusciti a fare grandi cose per il nostro Paese e per tutti i cittadini che per decenni hanno subito l’arroganza di una classe politica che ha pensato solamente a tutelare i propri interessi. E’ giusto fare una riflessione e pensare a qualcosa di nuovo che possa dare continuità al cambiamento che stiamo portando avanti insieme. Senza nessun timore”, lo scrive su facebook Francesco D’Uva, capogruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera.

Il post sul blog delle Stelle di Luigi Di Maio segna una svolta per il Movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. L'analisi sull'esito, deludente, delle elezioni regionali in Abruzzo è seria e approfondita. Il vicepremier non dà la colpa genericamente all'astensione e parla chiaramente di "alcuni problemi di fondo. Che come Movimento dobbiamo affrontare". Primo fra tutti il contatto con il territorio e - sono parole del capo politico dei pentastellati - servono "incontri con categorie, mondo del sociale, con gli amministratori. Non improvvisando come a volte accade". Tanto che Di Maio si spinge ad affermare che "dove non siamo pronti dobbiamo smetterla di presentarci". Un'analisi puntuale e precisa, da vero capo politico (a differenza delle battutacce di Beppe Grillo alle quali Di Maio ha prontamente replicato dicendo che il M5S continuerà a regalare le ambulanze agli abruzzesi).

L'altro punto chiave affrontato dal ministro dello Sviluppo Economico e del Lavoro è quello del governo, legato ovviamente al voto di domenica scorsa (e in prospettiva del 24 febbraio in Sardegna). "C'è chi pensa che per vincere in Abruzzo dovevamo far cadere il Governo. Questo finché ci sarò io non avverrà. I nostri iscritti hanno votato il contratto di Governo e io ho dato la mia parola agli italiani che si va fino in fondo. Questo Governo durerà 5 anni e ispirerà tanti altri governi europei". Parole inequivocabili. Definitive. Insieme a quella frase altrettanto decisiva: "Il Movimento 5 Stelle oggi è l’unico argine a Berlusconi Ministro della giustizia o dell’economia". Che, tradotto, vuol dire: se cade l'esecutivo e si torna alle urne per le Politiche, vince il Centrodestra con Salvini premier ma soprattutto con Berlusconi ministro. Ed è inevitabile che il tema chiave per la tenuta del governo, prima ancora della Tav e dell'autonomia regionale, sia il caso della nave Diciotti.

Secondo quanto Affaritaliani.it ha appreso da fonti qualificate, la maggioranza dei parlamentari pentastellati - sia alla Camera sia al Senato (quest'ultimo ramo del Parlamento chiamato direttamente in causa) - ritiene che si debba negare l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno. Primo per una questione meramente tecnica, soprattutto dopo la decisione di Gasparri di trasmettere ai giudici di Catania anche gli atti firmati dal premier Conte e da Di Maio. Di fatto, viene certificato dalla Giunta di Palazzo Madama che non fu una decisione del solo Salvini ma dell'intera compagine governativa. In secondo luogo, politicamente, il M5S - a parte qualche irriducibile parlamentare - ha maturato la consapevolezza che governare il Paese richiede l'assunzione di responsabilità e quindi non è il caso di impiccarsi alla storica e anacronistica regola del sì al processo in ogni caso.

Anche perché dall'Europa stanno arrivando nuove e pesanti bordate al nostro Paese - abbiamo visto solo ieri i vergognosi insulti dell'eurofanatico Guy Verhofstadt al presidente del Consiglio - e quindi l'esecutivo e la maggioranza devono necessariamente restare compatte. Così come Salvini precisa senza se e senza ma che il voto in Abruzzo non cambia nulla, nonostante il tentativo scomposto di Berlusconi di far rinascere il Centrodestra anche a livello nazionale, dall'altra parte Di Maio si impegna sulla tenuta della maggioranza. Mandando un segnale chiaro anche ai riottosi e poco utili Alessandro Di Battista e Roberto Fico e, soprattutto, anticipando ciò che ormai appare scontato, ovvero il no all'autorizzazione a procedere per Salvini. E' chiaro che ci sono poi altri ostacoli sul cammino dell'esecutivo. Primo fra tutti la Torino-Lione per la quale è possibile uno slittamento della decisione finale in attesa che le posizioni si avvicinino.

Sull'autonomia regionale, invece, l'intesa non sembra lontana visto che il più federalista dei leghisti, Luca Zaia, Governatore del Veneto, ha affermato: "Lega e 5 Stelle ci hanno sostenuto in questo percorso, troveremo un accordo". Ci sono poi il cammino in Parlamento del reddito di cittadinanza e il Venezuela a provocare qualche frizione, ma fonti sia M5S sia Lega assicurano che "è interesse comune trovare una sintesi anche su questi due fronti". Gli attacchi di Macron (che trova sponda in un Pd sempre più allo sbando) e gli insulti degli euroburocrati che il 26 maggio verranno spazzati via dal voto popolare rafforzano il governo e spingono Di Maio e Salvini ad essere più uniti. Malgrando la Diciotti, la Tav, l'autonomia regionale o Maduro.

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