Politica
Salvini? Non sa che pesci pigliare. Lo dimostra la giravolta sulla Tav
Avanti con il M5S o al voto? Il Capitano/pescatore è indeciso
Dj alla consolle. Le cubiste. Le riunioni in costume da bagno. L'Inno di Mameli (non cantato). L'idea che ci siamo fatti in questi giorni è quella di un Matteo Salvini irrefrenabile, schiacciasassi e spaccatutto. Il Capitano, insomma. Un Capitano che, come lui stesso dice spesso nelle interviste, ama pescare ("Mi rilassa"). Ma, in verità, il ministro dell'Interno e vicepremier pescatore non sa che pesci pigliare. Chi è stato al suo fianco negli ultimi giorni al Papeete di Milano Marittima racconta di un leader leghista che non ha le idee chiare e che nemmeno lui, in cuor suo, sa davvero se la soluzione migliore sia andare avanti con il Movimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio, con Giuseppe Conte o forzare la mano e provare a correre al voto.
A dimostrare in modo plastico l'atteggiamento ondivago del titolare del Viminale sono le dichiarazioni di oggi sulla Tav Torino-Lione. Alle ore 10:57 le agenzie di stampa battono le seguenti dichiarazioni tambureggianti di Salvini: "Non è possibile che mercoledì in Parlamento si voti una mozione contro la Tav, contro il lavoro, contro il futuro e contro il progresso. Sarebbe un voto contro gli italiani e noi ne trarremmo le conseguenze perché non stiamo al governo per perdere tempo". Parole inequivocabili che, tradotte dal politichese all'italiano (anche quello che si parla in Via Bellerio), significano una sola cosa: se i 5 Stelle votano contro l'Alta Velocità il governo è finito. E si va tutti a casa.
L'interpretazione ovvia delle parole pronunciate (tanto per cambiare) su Facebook dal segretario del Carroccio iniziano a far il giro delle redazioni, la temperatura sale e in molti parlano di crisi imminente. Passano meno di tre ore, il Capitano/pescatore va insieme al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture (il tanto contestato Danilo Toninelli) a Rogoredo (periferia sud di Milano) per l'inaugurazione della nuova stazione di Polizia alla stazione ferroviaria e subito il registro delle parole di Salvini cambia completamente. Alle 13:40 le agenzie di stampa riportano le parole del vicepremier leghista: "Votare contro la Tav sarebbe una sfiducia al premier che ha riconosciuto che costa meno finirla che fermarla. Sarebbe uno schiaffo agli italiani che vogliono treni, porti e aeroporti. Vediamo i voti in Parlamento".
Ma come, alle 10:57 si parlava chiaramente di crisi di governo e alle 13:40 il voto contrario del M5S sarebbe una sfiducia a Conte? E quell'eloquente "ne trarremmo le conseguenze" che fine ha fatto? Semplice, il Capitano/pescatore non sa che pesci pigliare. Se ascoltasse Giancarlo Giorgetti e molti altri dei suoi colonnelli farebbe subito cadere l'esecutivo chiedendo le elezioni anticipate a squarciagola. Poi però ci sono tutti i dubbi sul dopo e sulla possibilità che il Presidente Sergio Mattarella si inventi una nuova maggioranza anti-Lega che spedisca il Carroccio all'opposizione magari per tre o quattro anni. I sondaggi sono sempre più favorevoli, con la Lega che sfiora il 40%, ma il dado stavolta non è tratto.
L'impressione è che Salvini stia cercando l'incidente per incolpare il M5S dell'eventuale caduta del governo (da qui la richiesta di fiducia sul Dl Sicurezza bis) ma sa anche che Di Maio è molto furbo e non cade nelle trappole. L'unico tema sul quale la Lega ha preso solo e soltanto no è l'autonomia regionale ma la svolta nazionale e sovranista (imminente il tour al Sud) non consente al Capitano/pescatore di rompere su un tema divisivo che scalda i cuori a Bergamo e a Treviso ma che lascia indifferenti (o fa perdere i voti) ad Avellino e a Cosenza.