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Politica
Salvini, o adesso o mai più. Dove è finito il centrodestra

 

Ormai la partita politica italiana sembra ridotta ad un incontro a due: da una parte il tradizionale Pd renziano, anomalo rispetto alla tradizione comunista-socialista-democristiana e dall’altra il Movimento Cinque Stelle, politicamente ambiguo, “populista”, erede della tradizione movimentista italiana.

Si parla spesso di Italia tripolare ma in realtà tripolare lo è stata solo sulla carta e per di più limitatamente alla finestra temporale relativa alle ultime amministrative estive poi il centro - destra si è eclissato lasciando il posto a Renzi e Grillo.

L’ “uomo nuovo” su cui si puntava si puntava nel 2014 -2015 e cioè Matteo Salvini non avanza anche se non arretra: tuttavia non si capisce perché il Matteo milanese abbia lasciato l’opera a metà sia nel proprio partito che fuori.

E dire che le condizioni politiche erano senza dubbio propizie ma è il caso di dirlo la Lega si è fermata beffardamente a Roma ponendovi solo un piccolo avamposto senza conquistarla e non scendendo a Sud, come era in programma.

Roma, come scrivemmo a suo tempo, è stato il luogo dove si è consumato il dramma collettivo del centro - destra con la fuoriuscita da un ballottaggio raggiungibilissimo se si fossero evitati molti errori organizzativi e politici (vedi Bertolaso) che hanno prodotto un considerevole spostamento dell’elettorato del centro - destra i grillini per poi verificarne personalmente l’inconsistenza amministrativa, l’ambiguità ideologica e la povertà realizzativa.

Le elezioni politiche fissate nel 2018 (ma probabilmente anche prima) si avvicinano ed è necessario per il centro - destra riprendere in mano le fila del discorso interrotto se non si vuole essere cancellati dal nuovo bipartitistismo di fatto che si è instaurato in Italia.

La partita è sempre a tre: Salvini, Meloni e Berlusconi.

È da questa triade coordinata che il popolo di destra aspetta un segnale di ripartenza reale al di là di qualche incontro più o meno sparuto in giro per l’Italia. Roma è un buon laboratorio politico per verificare la forza d’urto residua della destra in un ruolo oltretutto congeniale: quello dell’opposizione e con tematiche a lei proprie che sono di grande interesse nella pubblica opinione come i migranti e il tema della sicurezza.

I grappoli di uva matura ci sono in abbondanza e ora occorre che però compaia il vignaiolo per evitare che il “raccolto” seminato vada ad altri.

Bisogna superare diffidenze e reciproci sospetti che si trascinano tra le varie “anime” di questa area politica; oltre i tre suddetti si muove qualcosa con Gianni Alemanno e la sua Azione Nazionale, mentre Storace è stato costretto in difesa dalla scelta poi rivelatasi sbagliata di appoggiare Marchini, letteralmente scomparso nel nulla.

Un altro movimento attivo -Riva Destra- è poi quello di Fabio Sabbatani Schiuma (Noi con Salvini) -capogruppo nel V Municipio di Roma- che ha comunque un’ambizione nazionale in senso identitario e ben si sposa con il progetto salviniano del superamento della Lega Nord verso una “Lega dei Popoli” che vuole uscire dalla Ue e dai suoi vincoli mentre resta ancora la distanza tra Salvini e Casa Pound, dopo un iniziale interesse reciproco.

A fine 2014 Salvini sembrava dovesse prendere in mano il centro - destra ma poi qualcosa non ha funzionato pienamente.

Ora il tempo è probabilmente maturo per un nuovo tentativo per Salvini consapevoli però che non ci sarà lo spazio politico e temporale per tentarne di altri.

In questa prospettiva il centro - destra ha la necessità di confrontarsi in un campo che non le è stato mai congeniale ma che è un substrato fondamentale della politica: la cultura.

Gli intellettuali di destra sono pochi e per di più con idee spesso opposte: si guardi Pietrangelo Buttafuoco (nome islamico Giafar al-Siqilli, Giafar il Siciliano) convertito all’ Islam e Marcello Veneziani studioso di Julius Evola, per fare due nomi noti per tralasciare i tradizionali giornalisti Vittorio Feltri (Libero), Alessandro Sallusti (Il Giornale) e Maurizio Belpietro (La Verità) con l’aggiunta di Gian Marco Chiocci (Il Tempo).

A livello di stampa periodica c’è ancora Il Borghese, diretto da Claudio Tedeschi, punto di riferimento di una elaborazione culturale più approfondita e sofisticata ma ancora troppo poco per incidere sulla elaborazione programmatica della destra.

Mentre la sinistra schiera, come noto, vere e proprie portaerei mediatiche che fanno opinione pubblica.

In questo Berlusconi potrebbe fare di più con l’impero TV Mediaset (a cui dedicheremo un articolo a parte) guardando in prospettiva non solo la Tv ma anche alla stampa on - line che sta soppiantando velocemente la carta stampata.

Il centro - destra può ripartire a condizione di mettere in campo un vero progetto organico e strutturato che abbia ben chiari gli obiettivi da raggiungere nel breve e medio termine; inoltre deve comprendere come la posizione di terzo incomodo possa divenire un punto di forza inserendosi tra il Pd e il Movimento Cinque Stelle con proposte coraggiose ed autonome che invoglino gli elettori a tornare a votarli.

In questo momento il vero nemico del centro - destra non è la sinistra, né il Pd: è proprio quel Movimento Cinque Stelle che raccoglie a man bassa il voto di quel tradizionale popolo movimentista che prima votava l’MSI.

Prima lo si capisce e meglio è, senza farsi allettare dalle sirene di Grillo come fecero in tempi diversi proprio Salvini e Berlusconi.

 

 

 

 

 

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