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Politica
San Luca, contro Klaus Davi accuse di "sionismo" e insulti omofobi

'Non può governare San Luca perché scopa con i maschi' oppure 'è un sionista, deve stare lontano da qui' e anche 'qui non lo vogliamo, è ricchione'... si sapeva che la culla della 'Ndrangheta non avrebbe riservato rose e fiori al massmediologo italo svizzero piovuto dal centro di Milano in una splendida landa per riportare uno straccio di presenza dello Stato. Ma ora, a pochi giorni dal voto, la tensione sta salendo e contemporaneamente facendo sprofondare il livello della discussione politica. A rompere con lo stile ovattato e inglese della prima fase del confronto elettorale fra i due candidati, Klaus Davi e il consigliere di amministrazione della Fondazione Corrado Alvaro, Bruno Bartolo, è stato proprio l'avversario di Davi che con un'intervista, rilasciata al giornalista Antonio Strangio (fratello del più noto don Pino Strangio, discusso sacerdote, parroco di San Luca, indagato per massomafia dalla DDA di Reggio Calabria perché, secondo l'accusa, conduceva trattative in proprio per pacificare i vari boss), ha bollato Davi come 'un indegno forestiero', giudicando 'intollerabile' che i sanluchesi si possano affidare a lui. 

Non male per uno che solo sette giorni prima gli prometteva la carica di Presidente del Consiglio Comunale, dandolo come sicuro perdente, con un Prefetto che assisteva allibito al mercimonio in 'diretta'  delle cariche pubbliche. A pochissimi giorni da quelle parti bellissime, ma dimenticate anche da Dio, torna a farsi sentire il 'sinistro richiamo santolucoto della foresta'; e gli appelli identitari all'appartenza aspromontana verace ostile allo 'svizzero invasore' si moltiplicano. Chi assesta pubblicamente questi colpi bassi non sono haters ma nomi e cognomi 'blasonati' (i ‘milanesi’ Romeo Staccu, gli Strangio, i  Nirta e compagnia...) del posto, che solo al pronunciarsi fanno paura. Una cosa curiosa: gli intellettuali autoctoni  si ostinano a descrivere i calabresi come eredi della tradizione magno greca dell'accoglienza. Ma fonti interne al Comune (dove lavorano diverse persone di fuori che parlano più liberamente con i cronisti  ) rivelano che nessuno mai ospiterebbe in casa propria il candidato Klaus Davi e questo in un borgo in cui un terzo delle case sono sfitte o del tutto abbandonate  'non per mancanza di generosità, ma' - ci confessa la gola profonda  - 'per non indisporre le solite famiglie che dettano legge e vedono Klaus col fumo negli occhi'. E, infatti, il giornalista è costretto a dormire fuori dal paese. Proprio un bel segnale di gradimento e di accoglienza ... Davi ha contro (quasi) tutti.

In primis uno Stato inerte, lontano, che è barricato nei suoi palazzi reggini o catanzaresi e che  non riesce minimamente a incidere sull'etica pubblica nonostante i proclami e la vuota retorica antimafiosa. Il questore uscente, un fuoriclasse della Polizia come Raffaele Grassi , ha tirato in ballo   la Costituzione nei suo discorso di congedo. Già, la Costituzione. Ma non deve essere facile per chi vive in una regione dove la disoccupazione rasenta il  40 per cento nell’indifferenza generale  un messaggio per quanto pronunciato per le ragioni più nobili, può perfino apparire come una provocazione.  Considerato che lo  Stato  in quei territori si fa sentire per lo più   tramite notifiche di interdittive intervallate da  periodici arresti di narcotrafficanti (e su questo bisogna dire che le cose funzionano) che vengono però, puntualmente, sostituiti da nuove leve. Nelle scuole di San Luca non si vede un magistrato, un intellettuale, un giornalista dai tempi della preside Mimma Cacciatore, rimpianta  dirigente che tanto ha fatto per promuovere la cultura della legalità. Non è un caso, ora che lei non è più in paese,  che l'edificio in cui i bambini ricevono le lezioni vada in pezzi. Ma questo ai calabresi al potere interessa poco o nulla …... Consentendo apaticamente il degrado civile e morale delle agenzie educative, lo Stato legittima scetticismo e lontananza dalle Istituzioni.

La 'Ndrangheta, che qui fa il bello e il cattivo tempo, forte del business del narcotraffico che la rende ricca e onnipotente, resta l'unico interlocutore credibile sul territorio. La stampa locale  bolla il massmediologo come uno stravagante svizzero, ed è   impegnata  a ritrarlo come fenomeno folcloristico isolato e con nessun seguito a San Luca. Cosa non vera perché Davi può contare su diversi estimatori . A dare man forte a questa indegna canea anche intellettuali di peso come Mimmo Gangemi 'Davi? Un uomo ridicolo' o un  pacato insegnante come Mario Nirta 'non va bene per un solo motivo: non è di San Luca'. Il livello delle argomentazioni, più o meno è questa. Pensate : sul seguitissimo  profilo dell’ex sindaco  di San Luca Aurelio Pelle campeggiano accuse a Davi dal sapore antisemita . Pelle, uno stimato professionista del luogo, lo difende tiepidamente. Ma a nessuno dei notabili di San Luca viene minimamente in mente di bollare simili accuse per quelle che sono : volgare ciarpame. Appare curioso che proprio a San Luca, oggetto di attacchi e gogne mediatiche,  possano pesare presunte appartenenze etniche,sessuali  o religiose nella scelta di un amministratore .. C’è da rabbrividire.. Non tira una bella aria per il ‘forestiero’   e comunque vada per il giornalista che ha restituito la democrazia al paese dimenticato da tutti, si preannuncia una convivenza difficile con la patria degli innominabili.

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