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Politica
Saviano&Cacciari, la “ditta” pro Ue contro Salvini

Di Massimo Falcioni

Così Saviano e Cacciari si uniscono insieme ad altri intellettuali italiani ed europei in un fronte “buonista” rispolverato firmando un appello a sostegno di un progetto nei 28 Stati membri della Ue sintetizzato nello slogan: “Cosa vogliamo dalle europee”. L’intellighenzia della sinistra salottiera e borbottante perde le penne ma non il vizio della mosca cocchiera restando contagiata dal virus dell’”appellite”, anche se stavolta intende alzare l’asticella oltre il solito bla-bla moralistico: getta la maschera, scende in campo per rianimare i partiti europeisti boccheggianti e tentare di fermare con la protesta di piazza l’ondata sovranista. Il 22 marzo prossimo, due mesi prima del voto, è annunciata una grande manifestazione di popolo “pro Europa”, di fatto a sostegno di chi l’Europa l’ha malgovernata e ridotta a una gruviera e contro chi con il favore delle urne vuole cambiare musica e suonatori. Non è certo la prima volta che intellettuali dell’arcipelago della sinistra arlecchino annunciano con clamore manifesti e mobilitazioni poi ridotte a clamorosi flop. Come non ricordare l’appello del 3 agosto scorso di Cacciari (sì, sempre lui!) e compagni contro il nuovo governo M5S-Lega visto come “flagello” e contro il pericolo sovranista in tutta Europa poi miseramente fallito? E un mese prima l’appello contro le destre della “ Rivista Rolling Stone Italia” con la sua perentoria copertina: “Noi non stiamo con Salvini!” finito in una bolla di sapone? Come le ciliegie, un flop tira l’altro.Evidentemente, vista l’aria che tira contro l’establishment della Ue e contro i partiti che lo sostengono (in Italia il 4 marzo ha segnato la debacle del Pd, con la sinistra al peggior risultato della sua storia) la campagna di allarme e di mobilitazione si definisce “civica” ed “apartitica” per la “riappropriazione del progetto europeo da parte dei cittadini”. Vale sempre l’antico adagio: “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. In questo caso il promoter della annunciata mega-adunata continentale è il quotidiano francese “Liberation”, emblema della gauche estremista post sessantottina con inclinazioni maoiste sin dalla sua fondazione del 1973 da parte di Jean-Paul Sartre, poi, dopo la scomparsa del filosofo, stemperatosi nella melassa socialdemocratica, quindi, dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell’Urss, approdando nelle sponde liberal e libertarie con il controllo di Edouard Rothschild rampollo transalpino dei banchieri ebrei Rothschild e dell’imprenditore italiano Carlo Caracciolo, troppo noto per essere presentato. Cosa dice l’appello firmato dal duo Saviano-Cacciari insieme a tanti altrifra i quali l’ex ministro Profumo, le attrici Anna Bonaiuto e Ottavia Piccolo, il regista tedesco Wim Wenders intento a fare un video con al centro Papa Francesco e l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano? In sintesi: “Vogliamo un’Europa che ci protegga e difenda i nostri valori e interessi nel mondo. Che assuma un ruolo guida nella lotta contro il cambiamento climatico e guidi la battaglia per lo sviluppo sostenibile. Che promuova l’innovazione digitale… che sviluppi una politica migratoria comune e dignitosa e che garantisca la sicurezza delle nostre frontiere, che promuova la pace, la democrazia, la giustizia sociale e la prosperità economica”. Amen. Insomma, manca solo il refrain finale: “ Non più nemici, non più frontiere/Solo ai confini rosse bandiere/O comunisti, alla riscossa/Bandiera rossa trionferà”. Stavolta l’armata buonista dei radical-chic fatti con lo stampino, sempre col ditino alzato, allarga i confini e allunga l’elenco dei firmatari con un “manifesto” pieno di desiderata e di luoghi comuni che dice tutto e il suo contrario. Si ripete, in tempi diversi e con personaggi diversi, quel che è avvenuto per decenni, dal dopoguerra in avanti: appelli e manifestazioni unilaterali “per la pace, contro la guerra, contro l’imperialismo (Usa), per la libertà ecc.) promossi e strumentalizzati dalla sinistra comunista con la grancassa di una corte ben definita di suoi intellettuali “indipendenti”, storicamente “utili idioti”. Un solo cenno che sintetizza quella storia. Dopo l’intervento assassino dei carri armati sovietici in Ungheria Palmiro Togliatti scriveva su l’Unità un editoriale dal titolo: “Per difendere la civiltà e la pace”: “Una protesta contro l’Urss avrebbe dovuto farsi se essa… non fosse intervenuta, e con tutta la sua forza, questa volta, per sbarrare la strada al terrore bianco e schiacciare il fascismo nell’uovo”. Nessuno intellettuale comunista o “indipendente” disse “a”. Il Migliore non c’è più, ma nella sinistra i “migliori” insistono nel voler dare lezioni, resistono ignorando la realtà e il corso della storia.

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