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Pd, Saviano accelera lo strappo. Caso Verdini, ira della minoranza
Pd, Saviano accelera lo strappo. Caso Verdini, ira della minoranza

"Non mi pare proprio che Saviano esageri, soprattutto alla luce delle affermazioni fatte da alcuni rappresentanti del partito di Verdini. Francamente penso che abbiano poco da spartire con noi chi usa quelle argomentazioni per denigrare la figura di Saviano". Davide Zoggia, esponente della minoranza del Partito Democratico, intervistato da Affaritaliani.it, si schiera con Roberto Saviano (che al Pd ha detto: 'Si vergogni di Verdini e dei suoi scherani con cui si è alleato'). Quindi Saviano ha ragione? "Nella fattispecie e nel merito noi critichiamo l'alleanza con Verdini, ovviamente dal punto di vista politico, e, vista l'escalation, le affermazioni fatte e tenendo conto che a Napoli siamo alleati per le elezioni comunali del 5 giugno, direi che quelle di Saviano non sono assolutamente affermazioni fuori luogo".

La minoranza del Pd teme che Renzi trasformi i comitati per il sì al referendum istituzionale nel nuovo Partito della Nazione post-Pd? C'è davvero questo sospetto? "Sì, mi pare che non scopriamo certamente l'acqua calda. Ci sono due strade che ci portano in quella direzione: le dichiarazioni dei leader di quei partiti, come Alfano, Verdini etc..., e l'escalation anche verbale a cui stiamo assistendo per quanto riguarda il referendum costituzionale. Ormai - afferma Zoggia - il referendum non è più una questione di merito ma è una questione di essere buono o di essere cattivo, nuovo o vecchio, partigiano o non partigiano. E anche le osservazioni che facciamo per aiutare a portare più gente a votare per il sì, tipo sulla legge elettorale come ha da parte di Pierluigi Bersani, vengono liquidate in malo modo. Mi pare che non ci sia quindi la volontà di stare sul merito della riforma".

Ma la minoranza del Pd starebbe all'interno di un nuovo partito centrista con Verdini e Alfano e guidato da Renzi? "Se questa fosse l'ipotesi sarebbe Renzi ad andarsene dal Partito Democratico, assieme a Verdini e a tutti gli altri. Per cui il problema non si pone nemmeno. Già il Pd ha assunto caratteristiche completamente diverse rispetto a quelle che molti elettori immaginavano, se poi Renzi dovesse costruire il Partito della Nazione è evidente che a quel punto il Partito Democratico non ci sarebbe più e, probabilmente, nascerebbero altre formazioni politiche", scandisce Zoggia. "Io, e posso affermarlo con assoluta certezza, non starò mai all'interno di un partito dove nelle liste ci sono anche Verdini o Alfano. Ritengo che la natura del Partito Democratico, dal punto di vista politico, sia completamente diversa. Questo è un governo di necessità, ma fare di un governo di necessità la prospettiva politica del Pd è quanto di più sbagliato ci possa essere. E penso che queste mie affermazioni non siano isolate o legate esclusivamente alla minoranza dem".

C'è spazio in Italia per una sinistra non di testimonianza, alla Tsipras in Grecia, se Renzi va davvero verso il Partito della Nazione? "Credo che in Italia ci sia lo spazio per una formazione di Centrosinistra riformista e ulivista che abbia queste caratteristiche", risponde Zoggia. "Se Renzi, come mi pare che stia facendo, decide di abbandonare quel terreno proiettando il Partito Democratico verso lidi più legati al conservatorismo europeo, tipo Cameron o Merkel, è evidente che diventa quasi obbligatorio che in Italia nasca una forza che abbia un'ispirazione completamente diversa, altrimenti il campo della sinistra riformista rimarrebbe quasi totalmente scoperto".

Magari con Roberto Speranza leader... "Roberto ha già palesato le sue disponibilità. Ovviamente, il lavoro principale che dovremo fare in questi mesi, in attesa del congresso del Pd e di capire come evolveranno le cose, è anche di riunificazione per quanto riguarda tutto il mondo che si richiama a questi principi. L'obiettivo è quello di non offrire troppi assist", spiega Zoggia. Ovvero? "Presentarsi con quattro candidati che si rifanno alla sinistra, ad esempio, vorrebbe dire regalare, come è accaduto alle primarie di Milano, la vittoria a Renzi. Penso che ci sia un lavoro programmatico ed organizzativo da fare. Certo, Roberto Speranza ha dimostrato in questi anni anche una certa dose di autonomia, e non ne ho visti tanti di politici che si sono dimessi da capogruppo nella mia vita politica. Indubbiamente Roberto ha scelto di costruire l'alternativa a Renzi e, da questo punto di vista, è molto credibile. Poi vedremo nelle prossime settimane cosa accadrà. Comunque noi mettiamo davanti il progetto politico rispetto alle legittime aspirazioni di ognuno di noi, comprese quelle di Roberto Speranza", conclude.

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