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Politica
Scoppiano le 'mine' Dibba e Renzi. Le liti interne agitano 5 Stelle e Pd

"Clima positivo" e "collaborazione" sono le parole più utilizzate dalle delegazioni di M5S e Partito Democratico al termine del primo faccia a faccia durato due ore negli uffici di Montecitorio. L'impressione, più tra i dem che i pentastellati, è che sui contenuti l'intesa alla fine si possa trovare. Anche il taglio dei parlamentari non sembra uno scoglio insormontabile se considerato all'interno di una riforma costituzionale più complessa che preveda anche il cambio della legge elettorale. Ovviamente finora c'è stato solo il primo round e decisivo, probabilmente, sarà il vertice non ancora fissato tra Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti. E fonti M5S smentiscono quanto riportato da alcuni organi di stampa: nel week end non è in programma alcun incontro tra Di Maio e Zingaretti.

Il primo ostacolo - quello dell'eventuale forno della Lega - non è ancora del tutto superato. Anche se i capigruppo pentastellati hanno dichiarato di non avere altri tavoli aperti, a domanda specifica e diretta sul Carroccio la risposta non è mai stata chiara e inequivocabile ma sempre "in questo momento non ci sono altri tavoli" oppure "il tavolo principale è quello con il Pd". Aleggia sempre l'idea che se Matteo Salvini offrisse veramente a Di Maio la poltrona di presidente del Consiglio, come ha chiaramente lasciato capire di essere disposto a fare pur di bloccare il ritorno di Renzi, Boschi e Boldrini, tutto potrebbe ancora accadere.

A mettere i bastoni tra le ruote del percorso tra 5 Stelle e Pd ci sono poi le divisioni interne, che alimentano tensioni, sospetti, diffidenze che possono oscurare le prime intese di massima sul programma. Nel M5S, a parte il senatore Gianluigi Paragone strenuo oppositore dell'intesa con i dem (soprattutto con i renziani), è stata la giornata delle parole sorprendenti di Alessandro Di Battista. Quel "alziamo la posta, tutti ci cercano", quel "Zingaretti pone veti ma in realtà ha il terrore" e soprattutto quel "le nuove aperture della Lega al M5S sono una buona cosa" sono dichiarazioni che hanno scatenato una polemica nei pentastellati con i fautori dell'accordo con il Pd all'attacco del 'guastatore' Dibba (in cima Luigi Gallo, vicinissimo a Roberto Fico, e la deputata Doriana Sarli).

Ma il fatto che preoccupa non poco il Nazareno che Di Maio non ha affatto smentito Di Battista affermando invece: "Io e Alessandro ci sentiamo sempre, ed è chiaro che il concetto espresso da Alessandro non è solo legittimo, ma sano, in una democrazia. Ora c'è un tavolo di confronto con il Partito democratico, mi auguro che a questo tavolo si chiariscano le idee sul taglio dei parlamentari". Notare le parole: "Ora c'è un tavolo..." (come dire, poi si vedrà). Anche Stefano Patuanelli, capogruppo M5S a Palazzo Madama, non prende le distanze da Di Battista: "Il Movimento 5 stelle parla spesso con più voci ed è stata sempre una delle forze del M5S, io credo che mai come in questo momento siamo compatti e coesi nella necessità di dare risposte al Paese". E le cose nel Pd non vanno certo meglio.

L'audio di Matteo Renzi contro Paolo Gentiloni ("Ha provato a far saltare l'accordo con il M5S") ha scatenato un polverone nel partito tanto che Zingaretti è dovuto intervenire a difesa del presidente del Pd e contro l'ex premier ("Accuse ridicole e offensive"). La tensione è molto alta e tra i fedelissimi del segretario, maggioranza in Direzione ma minoranza nei gruppi parlamentari, si sprecano le critiche a Renzi, alla luce anche delle parole del senatore di Rignano a Il Fatto Quitidiano con le quali si dichiarava favorevole all'ipotesi del Conte-bis, smentendo in maniera plateale il presidente della Regione Lazio. Sospetti, veline, mosse e contromosse interne - sia tra i 5 Stelle sia nel Pd - che possono seriamente mettere a rischio il percorso iniziato oggi e che, come detto, sui contenuti non vede ostacoli insuperabili (per usare le parole dei capigruppo dem).

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