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Politica
Se la Lega perde il suo spirito originario

Di Vincenzo Caccioppoli

"Finalmente siamo arrivati agli ultimi giorni di campagna elettorale, altrimenti Salvini rischiava di fare la figura del pirla in mezzo a quelle due arpie": questa frase captata ad un capanello di deputati e senatori della Lega alla buvette di Montecitorio, qualche giorno fa, esprime chiaramente come il malumore verso questa difficile coabitazione con i 5 stelle, anche all'interno della Lega stia crescendo. Insomma quello che dice il dioscuro del partito Giorgetti, che ormai non nasconde più il suo desiderio di farla finita al più presto con questo governo è un pensiero che forse accomuna molti esponenti della Lega.

Salvini invece mantiene ancora, almeno a parole, il desiderio di rimanere ancorato al governo, malgrado appaia sempre più all'esterno come l'anello debole fra i due compari, Conte e Di Maio. Il potere è sicuramente vero che, come diceva chi di politica di certo ne capiva, logora chi non lo ha, ma forse logora anche chi non lo sa gestire, arte in cui invece i politici della prima repubblica erano maestri. Salvini, politico di razza, non solito a scendere a compromessi o a farsi dettare l'agenda, in questi ultimi mesi, proprio per convenienza politica, visto l'approssimarsi dell'appuntamento elettorale, ha deciso evidentemente di vestire i panni di un nuovo Giobbe, celebre proprio per la sua infinita pazienza. Forse questo fa parte della strategia elettorale della "Bestia" che tante soddisfazioni ha dato al leader leghista in questi ultimi anni. O forse effettivamente il nostro una volta arrivato al potere, ha indossato il doppiopetto ( figurato sia chiaro, perché alle sua felpe e al suo abbigliamento casual non ha certo rinunciato) ed ha capito, suo malgrado, che stare al governo è cosa ben diversa, che stare all'opposizione e a qualcosa bisogna rinunciare. D'altra parte Tolstoj diceva in una sua celebre frase che "Non c'è nulla di più forte di quei due combattenti là: tempo e pazienza".

Il problema è che almeno uno di questi due combattenti manca di sicuro al nostro Salvini, e cioè la variabile tempo. Di quello ormai ne resta davvero poco.Come in una partita a poker adesso si tratta di scoprire le carte, per vedere chi ha il punto in mano e chi invece sta bluffando. Ora i nodi verranno al pettine,e  si capirà se tutta questa manfrina è stata una strategia ben precisa per dare un colpo al cerchio ed uno alla botte o se davvero Salvini è stato messo all'angolo dai 5 stelle e fatica a trovare una via di uscita, che non sia la traumatica fine del governo.

La gente della Lega, quella che vota il partito fino dalle sue origini, siamo certi che mal digerisce il movimento 5 stelle e ancora meno gradisce questo atteggiamento del loro leader, troppo guardingo, troppo paziente fino quasi all'arrendevolezza. Forse quello che lui vuole è arrivare alle elezioni, fare il pieno di voti, e poi fare i conti alla fine. Lascia sfogare i due senza reagire, per poi dare la mazzata finale. Ma siamo davvero sicuri, in questo caso, che la strategia stia effettivamente pagando? A sentire i rumor la lega starebbe perdendo parte del suo consenso, anche a causa delle continue liti all'interno della maggioranza e anche forse proprio perchè adesso il leader della Lega pare essere finito in un cul de sac.

Dopo i primi mesi, infatti, in cui Salvini sembrava il presidente del consiglio in pectore, e Di Maio e Conte due semplici figuranti. è innegabile che ora i ruoli sembrano invertiti e questo rischia di provocare oltre che un danno di immagine verso il partito e il suo leader, da sempre riconosciuto come uomo forte e decisionista, anche inevitabilmente un danno dal punto di vista elettorale. Un partito radicato come la Lega, se perde il suo spirito originario, perde gran parte del suo "candore", che lo porta a distinguerlo dai partiti tradizionali come Forza Italia. Cosi facendo invece si rischia di essere nuovamente confusi con il vecchio modo di fare politica. Si rischia di diventare una copia sbiadita di un qualcosa già visto,?e si sa la gente solitamente preferisce sempre l'originale.

Basta vedere quello accaduto in Spagna alle ultime elezioni, con il crollo del Partito Popolare, che avendo scelto di rincorrere la nuova destra di Vox sulle sue posizioni estreme, ha subito una delle piu cocenti sconfitte elettorali della storia. Ecco perchè forse a Salvini sta sfuggendo di mano la situazione e questo suo atteggiamento troppo malleabile lo sta rendendo sicuramente più debole verso la sua base elettorale e anche verso lo stesso partito. Le Europee ci diranno molto non tanto sulla tenuta del governo, il cui destino pare davvero segnato, ma proprio sulla figura di Matteo Salvini. Un chiaro successo lo renderebbe come il possibile leader non solo in Italia, ma anche in Europa, di quella destra che pare avere proprio un problema di leadership. Un ridimensionamento del partito al voto, invece lo renderebbe piu debole non solo nell'ormai ex coalizione di centrodestra, ma sopratutto nel suo stesso partito. Si fa presto a passare dalle stelle alle stalle in politica. La sua parabola, infatti, a quel punto potrebbe prendere una direzione assai simile a quella intrapresa dall'altro celebre Matteo della politica, che non a caso aveva cercato di dare una nuova direzione al suo partito. A quel punto gli esiti diventerebbe assai incerti e un governo tecnico che dovrebbe traghettare il paese verso una dolorosissima finanziaria autunnale, sembrerebbe davvero come la unica alternativa. 

vcaccioppoli@gmail.com

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