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Politica
Siri dimissioni? Ora nella Lega l'ipotesi c'è. Inside Lega su dimissioni Siri

Siri, Salvini: fiducia nell toghe, colpevoli se condannati - "Noi siamo assolutamente tranquilli, abbiamo piena fiducia nell'efficienza e nella rapidita' della magistratura italiana. Detto questo, in uno Stato di diritto si e' colpevole se si e' condannati non se si finisce sui giornali". Lo afferma il vicepremier Matteo Salvini parlando con i cronisti davanti Palazzo Chigi.

Siri: Salvini, Arata? No soldi a Lega, visto una volta nella vita - "No, non mi risulta". Cosi' il vicepremier, Matteo Salvini, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano se Paolo Arata abbia dato dei soldi alla Lega. "L'ho visto una volta nella vita - ha detto Salvini - e' venuto a un convegno della Lega come docente universitario esperto in energia, e' l'unica volta che l'ho incontrato. Io incontro quotidianamente centinaia di persone e non gli chiedo frequentazioni e partecipazioni".

23 aprile 2019, poco prima delle ore 16 le agenzie battono l'ennesima stilettata dei 5 Stelle alla Lega. Ma questa volta non si parla né di 25 Aprile né di rimpatri di clandestini né di Salva Roma: il punto chiave delle tensioni nella maggioranza resta sempre lo stesso, ovvero la posizione del sottosegretario leghista alle Infrastrutture e ai Trasporti (ormai senza deleghe) Armando Siri.

"Le stanno provando tutte per distogliere l'attenzione sul tema principale: le dimissioni di Siri", attaccano fonti pentastellate senza giri di parole. "Prima gli attacchi gratuiti alla Raggi, poi la foto di Salvini con il mitra e ancora la reintroduzione della leva obbligatoria. Una dopo l'altra per provare ad oscurare quella che per noi rimane la notizia principale sulla quale non possiamo soprassedere: l'inchiesta per corruzione che vede il coinvolgimento del sottosegretario Siri. Di mezzo - incalzano le stesse fonti del M5S - ci sarebbero legami con la mafia. E questo governo non deve avere alcuna ombra, non può essere accostato lontanamente a fatti di corruzione e mafia. Siri faccia un passo di lato e chiarisca".

Inequivocabile messaggio a Matteo Salvini e a tutta la Lega. Il diretto interessato, il padre della flat tax, contattato da Affaritaliani.it, si trincera dietro il "no comment" e non rilascia alcuna dichiarazione senza rispondere neanche alla domanda sulle dimissioni. "Per me è innocente fino a sentenza" ha affermato anche oggi nel suo video su Facebook il ministro dell'Interno e vicepremier. Eppure - secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it - all'interno della Lega inizia ad incrinarsi la difesa di Siri e il partito non è più così compatto nel respingere la richiesta di dimissioni. Sicuramente, spiegano fonti del Carroccio, "Salvini non gli chiederà mai un passo indietro, almeno ufficialmente. Non vuole e non può smentire la linea che ha tenuto fin dal primo giorno".

Ma è del tutto evidente che se il passo indietro (o di lato come dicono i pentastellati) arrivasse dallo stesso sottosegretario il leader leghista non ne sarebbe certo dispiaciuto, anche perché toglierebbe non poche castagne dal fuoco e soprattutto depotenzierebbe i siluri che arrivano quotidianamente dagli alleati di governo. L'ipotesi al vaglio in alcuni ambienti leghisti sarebbe quella di una dichiarazione pubblica dello stesso Siri che "per senso di responsabilità nei confronti prima di tutto della Lega e poi dell'intero esecutivo, e ovviamente ringraziando per l'appoggio arrivato dal partito e dal segretario fin dall'inizio, preferisce difendersi dalle accuse restando senatore e non più membro del governo".

Al momento non ci sarebbe ancora la svolta in tal senso ma sarebbe stato avviato il percorso per arrivare a questa soluzione. "Il governo non può cadere adesso con le Europee tra poco più un mese e quindi dovrà cadere Siri, ovvio", spiega ad Affaritaliani.it un senatore di lungo corso che in passato ha fatto parte della maggioranza insieme alla Lega. Salvini - spiegano altre fonti - sarebbe combattuto tra la volontà di non cedere e di tenere il punto della difesa a spada tratta di Siri e l'opportunità politica di disinnescare l'arma in mano a Luigi di Maio e ai 5 Stelle per infierire continuamente.

Qualcuno in Parlamento ipotizza che il premier Giuseppe Conte, che ancora non ha in agenda il faccia a faccia con il sottosegretario, stia facendo pressioni su Giancarlo Giorgetti (numero due del Carroccio e sottosegretario alla presidenza del Consiglio) affinché a sua volta provi a convincere Siri che le dimissioni sarebbero nell'interesse di tutti. All'interno della Lega le posizioni non sono univoche. C'è chi non vuole sentir nemmeno parlare di passo indietro o di lato e chi invece - rigorosamente a microfono spento - ragiona proprio sull'opportunità di una soluzione di questo tipo. Fatto sta che sul caso Siri la Lega non è più un monolite come nei giorni scorsi e che qualcosa, dietro le quinte, si sta muovendo.

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