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Politica
Siri e il ko della Lega in Cdm. Ora Salvini è ancora più isolato

Non poteva finire in altro modo. Come Affaritaliani.it ha anticipato già nella giornata di lunedì, in Consiglio dei ministri c'è stato l'avvio della procedura di revoca del sottosegretario leghista alle Infrastrutture Armando Siri, indagato per corruzione, da parte del presidente del Consiglio Giuseppe Conte. La Lega non poteva permettersi la figuraccia delle dimissioni (o lo faceva subito o ormai era troppo tardi) e ovviamente il M5S non poteva rivedere una posizione presa con coerenza e determinazione fin dal primo giorno dello scoppio del caso.

E così si è arrivati all'unica soluzione possibile che ha evitato la conta in Cdm (l'esito sarebbe stato scontato vista la maggioranza assoluta dei 5 Stelle) con la responsabilità diretta del premier. Matteo Salvini ha cercato di fare il possibile per mascherare la capitolazione. Ha riunito i suoi ministri nell'ufficio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio alle 9.40 del mattino facendo slittare l'inizio del Cdm, ha scatenato la ministra Giulia Bongiorno in un'arringa difensiva che ha alzato i toni della riunione, ma alla fine si è arrivati a scrivere una storia che di fatto era già scritta da giorni: Siri, al quale il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli aveva immediatamente tolto le deleghe, esce dall'esecutivo. Con buona pace del Carroccio. 

Poi ovviamente il ministro dell'Interno e vicepremier ha subito sottolineato, facendo uscire una nota ancora a Cdm in corso, che ora occorre concentrarsi su flat tax per famiglie, imprese e lavoratori dipendenti, autonomia, riforma della giustizia, apertura dei cantieri, sviluppo e infrastrutture. Il tutto con le solite frasi roboanti buttate lì per far ingolosire i cronisti: basta chiacchiere, basta coi NO e i rinvii. Una mossa mediata per tentare di coprire quella che è una chiara ed evidente sconfitta, anche perché lo stesso Salvini conferma la fiducia in Conte. "La Lega - hanno comunque ribadito fonti del Carroccio subito dopo il Cdm - difende un principio: non può esserci un automatismo tra indagini e colpevolezza. È un principio di civiltà giuridica che vale per tutti. Lega e 5 stelle. Apertura di un’inchiesta non può coincidere con la chiusura o la condanna. Siamo dell’opinione che chi ha incarichi istituzionali deve pagare il doppio se colpevole, ma contrari al principio di colpevolezza senza processo".

Luigi Di Maio, dal canto suo, non affonda il dito nella piaga, afferma che il governo durerà altri quattro anni che quella su Siri non è una vittoria del M5S e, al tempo stesso, offre una timida apertura all'alleato di governo annunciando da subito la costituzione di un tavolo su flat tax e, ovviamente, anche sul salario minimo tanto caro proprio ai pentastellati.

L'epilogo della questione Siri, però, lascia non poche scorie nella Lega. Da oggi la posizione dei critici nei confronti dell'esecutivo e di chi vorrebbe staccare la spina al più presto (viste anche le crescenti perplessità del M5S sull'autonomia regionale) - e in cima alla lista c'è un peso massimo del calibro di Giorgetti - è destinata a rafforzarsi.

Più Salvini prende scoppole ed esce sconfitto nella contrapposizione dialettica con Di Maio e Conte e più si isola all'interno del suo stesso partito. Anche il titolare delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, così come il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana, sono sempre più sul piede di guerra, insieme a tutta una serie di esponenti del Carroccio che sono sempre più in sofferenza per l'alleanza con i 5 Stelle. E così per il segretario, vicepremier e responsabile del Viminale sarà sempre più difficile controllare i suoi e tenerli a bada. Senza considerare Luca Zaia e la Liga Veneta pronta ad esplodere in caso di nuovi e probabili rinvii sull'autonomia.

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