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Politica
Tajani in Cina. Obiettivo? Uscire dalla Via della Seta ma senza rotture con Xi
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Italia-Cina, Tajani a Pechino per evitare ritorsioni sull'abbandono della Via della Seta

E' iniziata con la partecipazione alla messa dei Padri salesiani presso la Cattedrale del Salvatore, fondata all'inizio del 17mo secolo e conosciuta localmente con il nome di Xishiku Church, la visita a Pechino del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, da oggi al 5 nella capitale cinese.

Fitta l'agenda culturale della prima parte della missione del titolare della Farnesina, che nelle prossime ore visiterà la stele commemorativa di Padre Matteo Ricci nel cimitero Zhalan. Li Madou, il nome cinese di Padre Matteo, era un gesuita, matematico, cartografo e sinologo che fu insignito del titolo onorifico 'Xitai' (Maestro del Grande Occidente) a testimonianza della dimensione intellettuale del suo operato. Il gesuita italiano è considerato un precursore del dialogo interculturale.

Tajani visiterà poi la mostra ospitata dal China World Art Museum 'The Light of Ancient Roman Civilization: masterpieces from the National archaelogical museum of Naples'. Si tratta di una sofisticata selezione di oggetti e opere d'arte provenienti dalle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli che rimarrà esposta fino all'8 ottobre.

Lunedì la missione ripartirà con una tappa alla Città proibita, residenza imperiale delle ultime due dinastie cinese, i Ming ed i Qing. Il suo nome deriva dal rigido protocollo in vigore in epoca imperiale che impediva a qualsiasi comune cittadino di penetrarvi all'interno. Tajani è poi atteso, per l'ultimo evento culturale, al Museo nazionale per la mostra 'Autoritratti: capolavori della Galleria degli Uffizi', organizzata in collaborazione con l'ente museale cinese e che raccoglie autoritratti di grandi maestri della pittura come Raffaello, Tiziano, Rembrandt e Rubens.

Si entrerà poi nella parte 'istituzionale' della missione con gli incontri prima con il ministro del Commercio, Wang Wentao, e poi con il capo della diplomazia, Wang Yi, insieme al quale Tajani co-presiederà l'11ma sessione plenaria del Comitato intergovernativo Italia-Cina, la prima a tenersi dal 2020.

Tajani sarà impegnato nel complesso tentativo di evitare ritorsioni per la più che probabile uscita dell'Italia dall'accordo firmato nel 2019 dal governo Conte I. Alla vigilia della partenza, la Farnesina ha chiarito che il tema centrale della visita sarà "il rilancio del dialogo bilaterale nei settori di comune interesse, nel quadro del partenariato strategico globale istituito nel 2004". Il riferimento è tutt'altro che casuale. Dare maggiore risalto e importanza al ventennale meccanismo di collaborazione bilaterale è un modo per cercare di svuotare di portata politica il mancato rinnovo sulla Belt and Road.

Come spiega il Manifesto, "per Xi Jinping era stata importante l'adesione di un paese G7, il malcontento per l'uscita sarebbe senz'altro espresso e messo sulla bilancia. Anche se Pechino ha apprezzato che Meloni ha preso tempo durante G7 e visita alla Casa bianca. Annunci prematuri sarebbero stati vissuti come un affronto. "È fondamentale che l'Italia venga incontro alla Cina nella ricerca di un equilibrio", avvisa sempre il Global Times. "Il futuro dei legami economici bilaterali dipenderà dalla serie di interazioni a partire da questa visita". E poi da quella di Meloni in autunno. 

Global Times: "Uscita dalla Via della Seta negativa per Roma"

"Nel contesto delle cupe prospettive economiche globali, la cooperazione" fra Italia e Cina "nella Belt and Road Initiative", ovvero nell'ambito del memorandum sulla 'Nuova Via della Seta', siglato fra Roma e Pechino nel marzo 2019, "fornisce un sostegno per stabilizzare l’economia italiana" e "se l’Italia viene portata fuori rotta dalle voci anti-cinesi e sceglie con rammarico di ritirarsi dalla cooperazione nella Belt and Road, il Paese rischia di perdere grandi opportunità": a dirlo al Global Times, in un articolo in evidenza sul sito della testata cinese, è Cui Hongjian, direttore del Dipartimento di Studi europei all'Istituto di Studi Internazionali della Cina.         

"L’accordo raggiunto tra Cina e Italia nel quadro della 'Belt and Road Initiative' riguarda investimenti, infrastrutture, tecnologia, commercio e altri aspetti e, secondo Cui, offrirà opportunità significative e continue per l’economia italiana", si legge ancora.       

"Mentre i media affermano che non esiste ancora una posizione interna comune in Italia sul rinnovo del documento, la visita di Antonio Tajani mostra che l’Italia non vuole che la cooperazione reciprocamente vantaggiosa venga influenzata", aggiunge Cui.      

"Negli ultimi cinque anni, il commercio bilaterale è aumentato del 42%, raggiungendo quasi gli 80 miliardi di dollari l'anno scorso, ha annunciato il Ministero degli Esteri cinese in agosto", ricorda Global Times. "La crescita del commercio Cina-Italia negli ultimi anni è stata più rapida della crescita del commercio Cina-Ue nello stesso periodo", osserva infine Cui, sottolineando che "il problema del deficit commerciale italiano, utilizzato da alcuni politici occidentali per screditare la cooperazione nellaVia della Seta, è solo una scusa fuorviante". 

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