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Politica
Tav, non ci sono vie di mezzo: l'alta velocità non è soltanto.. un po' incinta
LaPresse

Una vecchia battuta diceva di una ragazza che era incinta, “ma soltanto un po’”. Lo scherzo irride la pretesa che si possa mediare su tutto. Mediare significa incontrarsi a metà strada, ma se a volte c’è un medio (“Mi devi cento, dammi cinquanta”) a volte non c’è. E invece molti sono convinti che la mediazione sia in ogni caso una cosa virtuosa, ed è una stupidaggine. Se qualcuno ha rubato cento, come potrebbe essere “giusto” che restituisca soltanto metà della refurtiva?

E tuttavia è una battaglia difficile da vincere. Quando c’è una controversia, i terzi cominciano col sostenere che “la ragione non è mai tutta da una parte”. E questo è falso. È così in generale, ma escludere a priori che uno possa avere interamente ragione e l’altro interamente torto corrisponde a dire che, nella faccenda della crocifissione, anche Gesù ha avuto i suoi torti. Bisogna avere il coraggio di tagliare il nodo gordiano, di ragionare risolutamente, quando è il caso. E ciò vale, per esempio, a proposito del Tav.

Al riguardo, non c’è una via di mezzo. O la nuova linea Torino-Lione si realizza, o non si realizza. E, quanto alle caratteristiche, a parte il fatto che sono già state ampiamente studiate, i tunnel moderni si fanno in un certo modo e basta. Quanto alla famosa valutazione costi-benefici, è ovviamente una presa in giro. Innanzi tutto perché in passato ne sono già state fatte sette od otto, anche a livello europeo. E poi è uno specchietto per le allodole perché in un’opera del genere conta la politica, cioè la visione che si ha del futuro. Nessuno, oggi, può affermare che quell’opera sarà sicuramente utile, come nessuno può affermare che sarà sicuramente inutile. Si prevede che sia l’una cosa o l’altra, ma l’ultima parola la dirà il tempo. Oggi nessuno si sognerebbe di dichiarare inutile l’Autostrada del Sole, ma se quando l’hanno fatta ci fossero stati i No-Tutto attuali, quanti di loro non avrebbero detto che era inutile, che serviva soltanto per i signori con le macchine di grossa cilindrata che non volevano avere il fastidio di dover seguire piccole automobili di proletari o puzzolenti autocarri?

Bisognerebbe avere il coraggio di dire alla controparte: “Risparmiami le tue opinioni. Che vinca il più forte, colui che batte l’altro al braccio di ferro politico”. Ma – dirà qualcuno – nel nostro caso si correrebbe il rischio di far cadere il governo. Ebbene, che c’è di strano? Fa parte del gioco. Per questo si è detto “vinca il più forte”. E il più forte è colui che non teme neanche la caduta del governo.

Tutte le ore perse a negoziare e discutere sono state e sono chiaramente inutili, sin da principio. Salvini si è troppe volte dichiarato a favore del Tav per fare marcia indietro senza perdere la faccia. Inoltre, se cade il governo, ha ancora la possibilità di tornarci insieme col centrodestra. Di Maio e i Cinque Stelle, invece, hanno già dovuto tante volte rimangiarsi gli impegni, che farlo anche sul Tav potrebbe provocare un terremoto, nella base ed anche in Parlamento. E per giunta l’eventuale caduta del governo per loro si tradurrebbe in un addio al potere probabilmente definitivo. I “grillini” non hanno, né attualmente né in prospettiva, soluzioni di ricambio. Sono in una posizione negoziale molto più debole di quella della Lega e per loro ogni scelta risulta costosissima. Inoltre in politica il fatto di essere in difficoltà maggiori della controparte non autorizza affatto ad aspettarsi un trattamento di favore. La politica è una savana in cui ci si mangia l’un l’altro senza il minimo scrupolo e senza mal di stomaco.

Per come la vedo io, Di Maio e i Cinque Stelle, se Salvini non cede, il problema lo devono discuterlo fra loro, non con lui o con Conte. Non sono costoro la loro la controparte. La controparte è il loro stesso elettorato. E il futuro del Movimento.

Come si diceva all’inizio, il compromesso non sempre è possibile e, se Salvini manterrà la sua posizione, i Cinque Stelle non potranno che cedere. Magari orgogliosamente dichiarando finita l’esperienza del governo giallo-verde, uscendo di scena e dall’intera commedia.

giannipardo1@gmail.com

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