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Politica
Tim, "Open Fiber acquisisca la rete e Tim Sparkle". Parla Fassina (Leu)
Stefano Fassina Lapresse

Tim, Fassina (Leu): Un asset così rilevante per la sicurezza e per l’interesse nazionale non può essere controllato da soggetti privati. C’è bisogno di un intervento dello Stato che assicuri il controllo pubblico della rete, della fibra ottica da costruire e poi della gestione del cloud”

L’Opa amichevole lanciata dal fondo americano Kkr su Tim è l’ultima tegola piovuta su Palazzo Chigi che, come prima mossa, ha deciso di creare un super comitato sulle telecomunicazioni composto da ministri ed esperti. Una soluzione che, a sentire l’ex viceministro dell’Economia e deputato di Leu Stefano Fassina, tanto per cominciare “è monca perché manca il ministro del Lavoro”. Non solo, ma a monte, su una questione così rilevante per le prospettive del Paese, aggiunge, “è imprescindibile che il Governo, a maggior ragione questo esecutivo che non ha un programma sul quale ha ricevuto un mandato dagli elettori, si confronti con il Parlamento”.

Fassina, nelle scorse ore, lei ha appunto chiesto al Governo di riferire alle Camere con urgenza. La manifestazione d’interesse presentata a Tim dal fondo KKr che problema pone?
Dà risalto ad un problema di strategia assente per quanto riguarda le telecomunicazioni e in particolare la rete in fibra e la gestione dei cloud con i dati pubblici sensibili. Secondo me, un asset così rilevante per la sicurezza e per l’interesse nazionale non può essere controllato da soggetti privati. C’è bisogno di un intervento dello Stato che, nel quadro di una strategia delle telecomunicazioni, assicuri il controllo pubblico della rete, della fibra ottica da costruire e poi della gestione del cloud. Su tutto questo vogliamo che il Governo si confronti col Parlamento.

Farà una richiesta formale in tal senso?
Domani avanzeremo la richiesta alla presidenza delle Commissioni competenti e quindi Industria e Trasporti.

Come valuta l’idea di istituire un super comitato sulle telecomunicazioni?
La vicenda, certamente, non può essere gestita soltanto dal comitato. Quest’ultimo può essere uno strumento per approfondire, per istruire dossier ed è inevitabile che ci sia. Ma ritengo che sia monco.

Per quale ragione?
Manca il ministero del Lavoro. E le lavoratrici e i lavoratori sono una parte molto rilevante in questa vicenda. Quindi, oltre a Colao, Giorgetti e Franco deve esserci anche il ministro Orlando. Del resto, in un passaggio del comunicato diffuso ieri dal ministero dell’Economia e delle Finanze, si sottolinea la necessità di garanzie proprio su tale fronte. Dopodiché, ribadisco, l’interlocuzione con il Parlamento è fondamentale: i ministri competenti devono rispondere in audizione al più presto e indicare quale strategia il Governo intenda portare avanti in rapporto anche con Open Fiber, di cui Cdp controlla il 60 per cento.

Quale dovrebbe essere la strategia, secondo lei?
Open Fiber può essere il player, la società che acquisisce l’infrastruttura Telecom di rete, compresa Tim Sparkle, che è decisiva per la sicurezza nazionale. Questa è, a mio avviso, la strategia che il Governo dovrebbe portare avanti.

Lei auspica un intervento dello Stato. Basta Cdp o si dovrebbe ragionare su un controllo del Tesoro?
Questo è un punto da valutare. Dopodiché Cdp ha la proprietà di altre infrastrutture strategiche e quindi l’importante è che ci sia un controllo pubblico della rete per il cloud e i dati pubblici. Il punto vero è, come dice quest’oggi in una coraggiosa intervista Vito Gamberale, non lasciare la rete in mano a dei fondi d’investimento.

L’esercizio del Golden power, seguendo il suo ragionamento, è la strada obbligata?
Il Governo deve esercitarlo, è l’unico strumento per poter realizzare l’obiettivo e la strategia che ho indicato perché l’offerta amichevole di Kkr ha come soglia minima il 51 per cento e quindi la quota di Cdp non è sufficiente a far venir meno il disegno di questo fondo. In ogni caso, anche a prescindere dall’offerta di Kkr, l’assetto di Tim con Vivendì, per quanto mi riguarda, è inadeguato perché non risponde a una strategia che necessita un controllo pubblico.

 

 

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