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Politica
Torna Draghi e bussa. “Che te serve Ma’?”: salasso in arrivo per gli italiani
Mario Draghi

Torna Draghi e bussa a soldi

Pensavate di esservi liberati di Mario Draghi? Ebbene non è così. Ora fa il “consulente” per la Ue sulla competitività europea. E così ieri, ai margini dell’Ecofin informale che si è tenuto a Gand, ha esplicitato il suo pensiero: “Negli ultimi anni si sono verificati molti cambiamenti profondi nell'ordine economico globale e questi cambiamenti hanno avuto una serie di conseguenze, una delle quali è chiara: in Europa si dovrà investire una quantità enorme di denaro in un tempo relativamente breve, e sono impaziente di discutere di ciò che i ministri delle Finanze pensano e stanno preparando su come finanziare queste esigenze di investimento". Draghi si sta occupando di redigere un dossier sulla competitività dell’Europa.

E così continua: "Quando guardiamo ai nostri principali concorrenti e agli Stati Uniti in particolare, il divario è ovunque: nella produttività, nella crescita del Pil, nel Pil pro capite. L'ordine economico globale in cui l'Europa ha prosperato è scosso per la dipendenza dall'energia russa, le esportazioni cinesi e sulla difesa dagli Usa. Altri fattori sono la velocità richiesta dalla transizione verte e dalla velocità impressa dall'Ia". 

E poi, dopo aver parlato dei massimi sistemi, è arrivato al dunque e cioè ai classici conti della serva, cioè il conticino da presentare ai cittadini: "I bisogni delle transizioni verde e digitale sono stimati in almeno 500 miliardi di euro l'anno, a cui vanno aggiunti la difesa, gli investimenti produttivi. Il divario dell'Ue rispetto agli Usa si sta allargando soprattutto dopo il 2010. Agli Usa sono serviti due anni per tornare ai livelli precedenti, all'Ue nove anni, e da allora non siamo saliti. C'è un gap di investimenti dell'1,5% del Pil pari a 500 miliardi di euro". 

“Che te serve Ma’?”, verrebbe da dire, ma la risposta ce l’ha data lui stesso ancor prima di aver posto la domanda: gli servono la bazzecola di 500 miliardi di euro. E a cosa servono questi soldi? Ma naturalmente alla transizione ecologica (ora il termine ha preso il posto del buon vecchio “cambiamenti climatici”, che ha fatto il suo tempo) e a quella digitale. E dietro, naturalmente, lo ha accennato furbamente l’ex premier, c’è Lei, e cioè l’Intelligenza Artificiale pronta a solarsi soldi e posti di lavoro se non controllata.

Ma quando Draghi bussa a soldi si sa come va a finire. L’Ue non manca mai di fare notare all’Italia come siamo i primi risparmiatori del mondo e quanto siamo bravi a fare le formichine e che c’abbiamo troppi soldi in banca che devono essere rimessi in circolo virtuoso e insomma che i soldi li dobbiamo mollare proprio noi, cioè i contribuenti, e non quella entità logica e astratta che si chiama Stato.

E se Draghi bussa a quattrini a nome Ue qualcuno, prima o poi, busserà a soldi perché “ce lo chiede l’Europa”. E la “Transizione ecologica” ricorda pericolosamente l’efficienza energetica degli edifici, con la concreta minaccia della Ue di bloccare le compravendite del mercato immobiliare se ogni proprietario non le verserà un salasso per l’efficientamento, sulla scia dei recenti bonus e superbonus che sono risultati la più grande voragine nel debito pubblico italiano (frutto della demagogia populista di Giuseppe Conte), come ha fatto notare il governo. Del resto, pensa Draghi, i soldi i miei connazionali ce li hanno e li tengono in banca, facciamoceli dare da loro. Lui li avrà da qualche altra parte.






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