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Politica
Tra Trump e Ue, l'Italia diventa piccola piccola


C'è sorpresa nel mondo dopo l'elezione di Donald Trump a presidente Usa. L'unica certezza è che in politica estera è finito il tempo dei pregiudizi e dei cliché. Basta parlare di "storica amicizia", "colloqui improntati alla massima cordialità" e via discorrendo. Il pragmatismo d Trump svela che l'imperatore è nudo.
Si esaminino singolarmente le sue posizioni. La Nato in 68 anni  ha fatto tre cose: guerra in Kosovo, eliminazione di Gheddafi, comando delle operazioni in Afghanistan. Ha costi altissimi e proporzionali all'economia dei Paesi membri: nel 2015 gli alleati europei hanno speso 253 miliardi di dollari contro i 618 degli Stati Uniti. Costi che potrebbero essere utilizzati per le economie nazionali. La Nato non contrasta il terrorismo islamico. Trump dice che è obsoleta.
La Russia è soggetta a sanzioni economiche, le armi nucleari sono costose e pericolose. Trump afferma che può fare un buon accordo col presidente Vladimir Putin: togliere le sanzioni e ridurre le armi nucleari.  Il neo presidente Usa sostiene che l'Unione Europea serve alla Germania per raggiungere i propri obiettivi. Che dire? È una cosa che pensano in tanti. Afferma anche che  Brexit sarà una situazione positiva e che altri Paesi usciranno dall'Ue. Questo è più opinabile (e non si dimentichi che Trump è pragmaticamente un nazionalista, fa senza ipocrisie gli interessi degli americani; si pensi al "divide et impera") - e risponde bene la cancelliera Angela Merkel: "Il destino degli europei è nelle loro mani". Il peso dell' Italia nelle riflessioni del neo presidente? Nullo. Si consideri l' attuale autorevolezza politica internazionale dell'unico italiano invitato all'Election Day: l'ex ministro Giulio Tremonti, che non ha alcun ruolo di potere.
Dall'altra parte, l'Italia doveva spaccare il mondo e l'Europa con l'ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, adesso paga il conto. Sarebbe corto pensare che il ragionamento dell'Europa sia: "Italiani, come Ue avevamo appoggiato il referendum costituzionale di Renzi, lo avete bocciato, adesso pagate". Più semplicemente, a tutti i livelli, urlare e battere i pugni sul tavolo è un'ammissione di debolezza, un momentaneo diversivo. Semplicemente l'Unione chiede una manovra bis di 3,2 miliardi, lo 0,2% del Pil, perché l'Italia non ha rispettato le regole del debito. Anche sulle presunte emissioni falsificate di FCA - Fiat Chrysler Automobiles, dopo la Germania, anche l'Unione europea chiede all'Italia il ritiro dei modelli. Come reagiscono i ministri italiani? Fanno la voce grossa. "Non prendiamo lezioni da nessuno". "L'Italia merita rispetto". (Medesime frasi usate dagli allenatori di calcio in conferenza stampa). Sarebbe più opportuno: "Il contesto internazionale e anche il nostro governo sono cambiati. Confrontiamoci con l'Unione europea sul debito. Circa FCA, a noi non risulta, ma verifichiamo. Le regole si rispettano".
 Che fare per evitare che l'Italia abbia il peso della Grecia in Europa (con tutto il rispetto per il popolo greco)? Pragmatismo, fine dei pregiudizi e dei cliché (non si parli di "storiche amicizie", dell'Italia "Paese più bello del mondo"), potenza della semplicità della comunicazione: l'understatement opposto al fanatismo.
 

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