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Politica
Ue, la grande manovra di Meloni
Conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio Giorgia Meloni

Elezioni europee e il piano Meloni per un'alleanza coi popolari senza socialisti

C’è del metodo dietro l’entrata di Reconquete: il partito fondato da Eric Zemmour e del quale Marion Marechal, nipote di Marine Le Pen, è vicepresidente, nell’ECR Party: il partito dei conservatori e dei riformisti europei guidato dal primo ministro italiano Giorgia Meloni.

La notizia non poteva che destare sgomento ideologico a sinistra, perplessità al centro e qualche mugugno a destra; ma come accade in medicina, anche in politica, prima di compiere qualsiasi operazione che abbia i carismi di una mossa strategica, si procede -soprattutto ad alti livelli- con un calcolo tra benefici e, eventuali possibili, danni in termini di consenso.

Ed il passo intrapreso dalla Premier italiana con il disco verde a Reconquete, appare come un nuovo tassello nel puzzle strategico intessuto in questi mesi da Giorgia Meloni e dal suo ECR.

Come noto, Giorgia Meloni punta al Von Der Leyen bis; ovvero alla riconferma dell’amica Ursula alla guida della Commissione Europea anche per il lustro 2024-2029.

LEGGI ANCHE: Europee, Meloni capolista FdI. Obiettivo 1,5 mln di preferenze. La voterai?

Ma questo risultato potrà avvenire in due modi: ipotizzando l’entrata di ECR nell’attuale maggioranza costituita -come nucleo fondamentale- da Partito Popolare Europeo (PPE) e Partito Socialista Europeo (PSE), oppure riservando all’ECR un ruolo di fondatore di una nuova maggioranza.

Meloni sa bene che l’entrata dell’ECR in una maggioranza egemonizzata da PPE e PSE, oltre a creare non poche resistenze interne e qualche prurito a chi (come lei stessa) ha sempre detto: “Mai al governo con la sinistra”, riserverebbe all’ECR un ruolo di forza politica accessoria, di subalternità in una maggioranza come l’attuale non proprio amata in Europa come dimostra l’ampia protesta degli agricoltori.

Da ciò lo smarcamento ed il tentativo di diventare lei il perno dell’intesa con il PPE per la costruzione di una nuova maggioranza.

Se infatti i Conservatori riuscissero ad avere un’affermazione superiore ai socialisti il gioco sarebbe fatto: il Partito Popolare (che i sondaggi confermano primo partito in Europa) sarebbe costretto ad interpellare in prims l’ECR relegando i socialisti a “portatori d’acqua” (ovvero portatori di voti) per la nuova maggioranza.

Dunque il tentativo di allargamento del ECR con partner meno rissosi, autoreferenziali ed indisciplinati di quel Matteo Salvini che -un giorno sì e l’altro pure- agita (per usare un eufemismo) l’azione di governo in Italia.

Avere un Esecutivo “molto amico” in Europa, significherebbe per Giorgia Meloni assicurarsi una navigazione di legislatura: sicurezza che nessuno, in via Bellerio, le ha mai sinceramente garantito.






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