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Politica
Il Bossi padano torna comunista. Analisi


In questi giorni un Umberto Bossi garibaldino e filo - berlusconiano, si è rimesso appunto il fazzoletto rosso del partigiano che tira fuori a periodi alterni dal sul armamentario politico per fare dispetto al nuovo giovin signore della Lega, quel Matteo Salvini che flirta con Le Pen in Francia, incurante degli ammonimenti moderati dei "veci".
Bossi ha ribadito oggi, in una intervista al Corriere della Sera  rilasciata a Giampiero Rossi, che  "Io sono dall'altra parte della barricata (ndr: ad una domanda sulla Le Pen), vengo da una famiglia che ha avuto partigiani combattenti".Questa dichiarazione, già fatta in passato, stride per il contesto in cui è stata rilasciata,, cioè una iniziativa legista per le comunali a Milano con una platea che vedeva presente l'immancabile Mario Borghezio e i giovani di "Lealtà e azione" il cui motto "Vita est militia super terram" lascia ben poco spazio alle interpretazioni.
A complicare il minestrone (ideologico) leghista c'è il fatto che il segretario Matteo Salvini dentro la Lega guidava una fazione denominata "Comunisti per la Padania" e Bossi lo chiamava "il comunista"; pochi sanno che l'orecchino sfoggiato ancora da Salvini è il residuo ideologico del look leoncavallino che sfoggiava tanti anni fa.
Del resto, il comunismo portò bene al giovane Salvini che ad una domanda televisiva (berlusconiana) su chi fosse il ministro degli esteri dell'era Gorbaciov rispose (correttamente) "Shevardnadze", vincendo la puntata e i relativi milioni.
Del resto la destra riflette il percorso e le contraddizioni  del fondatore Benito Mussolini, che fu prima socialista rivoluzionario non interventista e direttore de "L'Avanti!" e poi appunto fascista interventista ,per tornare "socialista" nel periodo  della Repubblica Sociale Italiana.
Berlusconi e Bossi sembrano una di quelle vecchie coppie di marito e moglie sposate da tanto tempo che un paio di volte hanno pure litigato di brutto ma alla fine si vogliono bene e  sorreggono a vicenda quando qualche figliolo scapestrato alza la testa e reclama il suo spazio.Insomma  il vecchio Bossi nella mitica canottiera padana e con la lattina di Coca - Cola è ancora lì, come tutti i miti pop del nostro tempo ed anzi meriterebbe un poster multicolore  di Andy Warhol.
Nel bene e nel male ha rappresentato per primo le istanze geopolitiche di un territorio che da motore industriale e finanziario d'Italia si è sempre sentito sfruttato dal resto della nazione e di questo occorre dargli merito e tuttavia le vicende giudiziarie della Lega   ne hanno appannato il mito ridimensionandone i contorni dell'agire politico e umano.
Emarginato dal partito da lui stesso fondato (come del resto accaduto ad un altro personaggio a lui affine dal punto di vista populista e cioè Antonio Di Pietro) si riavvicina ora malinconicamente all'amico/nemico "Silvio" per il quale ha comunque sempre parole di apprezzamento.
Resta da capire ora che fine farà Forza Italia, i cerchi magici e i relativi "fattori fi" che ne indirizzano fin dall'origine i destini; a Roma si è consumato un terremoto ideologico che non ha avuto una adeguata risonanza mediatica e di cui solo la Meloni ha saputo cogliere il valore politico: l'alleanza di Berlusconi con Marchini non è solo un'alleanza tattica per vincere o disturbare (cosa più probabile) il cammino della leader di Fdi ma è una alleanza strategica che ha come obiettivo il controllo dell'intera coalizione de centro - destra.
Marchini è il nuovo (sopravvalutato) Golem che Berlusconi cercava da anni e non ha trovato in Renzi e, ultimamente in Bertolaso.L' ex cavaliere non si fida più del "ragazzotto (come B. chiama Salvini) ma del padre ancora sì.Ed insieme ricominceranno questa nuova ennesima avventura politica.

Tags:
umberto bossi





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