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Politica
Cirinnà, intervento a sorpresa della Cei. Bagnasco: "Voto segreto"

"Ci auguriamo che il dibattito in Parlamento e nelle varie sedi istituzionali sia ampiamente democratico, che tutti possano esprimersi, che le loro obiezioni possano essere considerate e che la libertà di coscienza su temi fondamentali per la vita della società e delle persone sia, non solo rispettata, ma anche promossa con una votazione a scrutinio segreto" ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, a margine della Messa per la giornata del Malato commentando l'iter del ddl Cirinnà.

Ma la replica del governo è netta. "Le esortazioni sono giuste e condivisibili, ma come regolare il dibattito del Senato lo decide il presidente del Senato. Non il presidente della Cei", ha dichiarato il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Luciano Pizzetti (Pd).

Durante l'esame degli emendamenti al ddl sulle Unioni civili, che ieri ha superato il primo voto, oggi in Senato c'è stata la rivolta delle opposizioni. Alcuni senatori della minoranza hanno criticato la proposta del Pd di procedere all'illustrazione delle modifiche non articolo per articolo ma tutti insieme sull'intero provvedimento, una prassi non prevista dal regolamento. Hanno chiesto perciò di iniziare dall'articolo 1, richiesta che è stata accolta poi dalla maggioranza.

A sollevare il problema sono stati Giacomo Caliendo e Nitto Palma di Forza Italia. Sono poi intervenuti Cinzia Bonfrisco (Cor), Gianluca Castaldi (M5S), ma anche Roberto Formigoni di Ap. Il leghista Roberto Calderoli ha sottolineato che è "inutile illustrare emendamenti che potrebbero cadere". Castaldi ha chiesto se "il Pd non voglia rallentare i tempi" con "giochi d'Aula fatti dal Pd che oggi sembra voler affossare questa legge". Il senatore azzurro Maurizio Gasparri ha sottolineato: "Noi siamo pronti a votare da ieri pomeriggio".

Molto duri alcuni interventi nei confronti del Pd, accusato di voler prendere tempo solo per risolvere i problemi interni al gruppo. La replica alle accuse è toccata al capogruppo Luigi Zanda, che non ci è andato giù morbido: "Questi sono atteggiamenti ostruzionistici. Noi vogliamo la legge, se pensate di tenerci qui mesi a discutere sbagliate", ha detto alle opposizioni, lamentando "che questo clima non è quello su cui ci siamo impegnati tutti".

Parole che sono state accolte dalle proteste di Forza Italia, Area popolare ma anche 5 Stelle. Più volte la presidente di turno, Valeria Fedeli, è stata costretta a richiamare all'ordine, in particolare il senatore Carlo Giovanardi (Gal), che ha gridato "bugiardo" rivolto a Zanda.

Nel corso dell'acceso dibattito qualcuno ha sfoderato anche colpi bassi. Durante l'illustrazione degli emendamenti all'articolo 1 del ddl Gasparri, parlando della pratica del cosiddetto 'utero in affitto', ha attaccato frontalmente il senatore del Pd Sergio Lo Giudice, che si è sposato in Norvegia circa 5 anni fa e nella coppia, dopo tre anni, è arrivato anche il figlio del compagno. "Lo Giudice ci dica quanto lo hanno pagato", gli ha chiesto Gasparri. Il presidente di turno Roberto Calderoli lo ha ripreso immediatamente. Gasparri allora ha riformulato: "La legge per comprare i bambini non si può fare. I bambini non si comprano perchè altrimenti poi si possono anche vendere. E chi ha comprato un bambino ci deve dire quanto lo ha pagato".

Le parole di Gasparri hanno irritato molto il Pd. Francesco Russo è intervenuto a difesa del collega: "Non possiamo accettare in nessun modo attacchi personali verso colleghi e senatori del nostro gruppo da parte di chi si è abbassato a tirare in mezzo bambini che non devono avere la gogna mediatica. Io non vorrei che fossimo costretti a chiedere un intervento disciplinare verso senatori che hanno trasceso. Gasparri già nelle settimane e nei mesi scorsi è stato costretto a chiedere scusa a chi si è sentito offeso dalle sue parole, credo che quest'aula meriti un dibattito più alto".

La seduta nell'aula di Palazzo Madama si è conclusa intorno alle 15. L'esame del testo sulle unioni civili riprenderà martedì prossimo, alle ore 16, con l'avvio delle votazioni sugli emendamenti all'articolo 1. Le 5mila proposte di modifica della Lega non sono state ritirate, come ha specificato Calderoli: "Gli oltre 5mila emendamenti? In questo momento ci sono tutti. Oggi il capogruppo Gian Marco Centinaio ha detto: io sono pronto, ritirate l'emendamento Marcucci e facciamo l'accordo. Ha risposto qualcuno?". L'emendamento a prima firma del senatore Pd Andrea Marcucci è il cosiddetto "supercanguro" capace di eliminare tutte le proposte di modifica al testo.

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