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Politica
"Verità e serietà salveranno l'Italia": la ricetta di Tremonti per Renzi

Nel giorno della direzione del Pd, con il premier Matteo Renzi focalizzato sui sondaggi in vista del Referendum che potrebbe segnare la sua disfatta, l'Italia sembra abbandonata al suo destino di crisi e recessione. Ecco allora la ricetta che Giulio Tremonti, ex ministro dell'Economia e professore universitario esperto di diritto, espone nel suo ultimo libro "Mundus Furiosus - Il riscatto degli Stati e la fine della lunga incertezza", stando alla quale le due parole da cui ripartire sono: verità e serietà.

Affaritaliani.it pubblica integrale  l'ultimo capitolo del saggio di Tremonti.

Mundus furiosus: cosi si chiamava l'Europa nel Cinquecento, dopo la scoperta delle Americhe e l'avvento rivoluzionario degli sterminati «spazi atlantici». Di nuovofuriosus e il mondo di oggi: dalla crisi della finanza alle migrazioni di massa, dalle macchine digitali che distruggono il ceto medio rubandogli il lavoro alle nuove guerre "coloniali", dalla rete che, nonostante le apparenze, erode le basi della democrazia e della gerarchia trasformandole in anarchia ai nuovi emergenti tribuni politici.
Scritto da chi conosce molto bene gli interna corporis della finanza e della politica internazionale, questo è il  primo libro che spiega dall'interno anche le cause profonde crisi dell'Europa, dominata dalla tirannia della stupidità. E la cui classe dirigente fa ciò che non dovrebbe fare, ad esempio il bail-in, a non fa invece ciò che dovrebbe e potrebbe fare, contro la crisi e contro le migrazioni. Come sul ponte del Titanic fino al tramonto dell'ultimo giorno ci si attardava sulle chaises longues nelle solite chiacchiere, cosi l'ultima Legge “comunitarii, contiene ancora, imperterrita, regole in materia di basilico a di rosmarino, di salvia fresca e di preparati per il risotto. Sarà comunque il 23 giugno di quest'anno, con il referendum inglese, a suonare la sveglia. Comunque vada, dentro o fuori l'lnghilterra dall'Unione europea, niente potra infatti essere più come prima e come adesso.
Demolire il castello medievale delle regole europee che ci soffocano e ci spiazzano nella competizione globale, limitare lo strapotere della finanza, a partire dal bail-in, fermare la massa delle migrazioni: su tutto il libro contiene idee e indicazioni molto concrete per bloccare la dis-Unione, europea, magari trasformando la cosiddetta “Unione", in una "Confederazione", tra Stati sovrani.
In pagine acute, scritte sulla base di una conoscenza profonda di fatti e persone, Giulio Tremonti modula la sua riflessione,non ortodossa, sugli scenari presenti e futuri al ritmo alternato della, paura, e della speranza, tra il mundus furiosus che da fuori e da dentro si sta sviluppando in Europa, e di qui in Italia, e il forse ancora possibile prevalere dell'ordine sul disordine e della ragione sulla follia.

 

L'AUTORE
Giulio Tremonti è professore universitario e membro del Senato della Repubblica, dove è componente della Commissione Affari Esteri. Ha avuto incarichi pubblici in Italia e all'estero. Ha scritto libri di diritto, economia e politica e articoli sui più importanti giornali europei; ha tenuto e tiene conferenze nelle principali università del mondo, inclusa la Scuola centrale del Partito Comunista cinese. Da Mondadori ha pubblicato: Il fantasma della poverta (1995), Rischi fatali (2005), La paura e la speranza (2008) e Bugie e verità (2014).

mundus furiosus
 

Il caso "Italia"

A questo punto, per completezza, si possono aggiungere alcune riflessioni e considerazioni specifiche sul caso Italia».
Non e neppure questo un esercizio facile, perche l'Italia e un Paese molto antico e, anche per tale ragione, molto complesso. Di una complessita che deriva da una straordinaria combinazione di fattori.
In estrema sintesi si formula qui di seguito l'elenco (certo non esaustivo) dei 10 principali fattori che marcano il particularisme italiano. Come suggerisce l'arte retorica, si iniziera dai 5 fattori negativi:
1) la demografia. Il Welfare State, inventato nel Nord Europa e applicato nel contesto favorevole del Mediterraneo (sole, clima, cibo, ecc.), ha avuto in Italia un iniziale straordinario successo. Disegnato per portare dalla culla alla tomba», ha tuttavia finito per produrre poche culle e poche tombe». Ovvero, siamo sempre meno numerosi e sempre più anziani. Gli ultimi dati sui tassi di natalita e mortalita, che ci riportano agli anni di guerra, sono nello stesso tempo straordinari e drammatici;
2) il sistema legale, la quantità di regole, i costi e diritti imposti alle imprese, sommati alla drammatica inefficienza della burocrazia, bloccano tutto e costituiscono un altrettanto drammatico freno allo sviluppo. Tra l'altro, come notato
sopra, la legislazione europea viene sistematicamente recepita in Italia nelle forme piu complesse e pesanti possibili;
3) l'Italia e, in Europa, l'unico Paese «duale». Il Nord Italia e più ricco della media europea. Nord e Centro Italia (40 milioni di abitanti, come un medio Paese europeo) sono nella media europea. Il Sud Italia (20 milioni di abitanti) e invece, sfortunatamente, uguale (simile) alla somma di Portogallo e Grecia;
4) «Not in my backyardh». Egoismi e localismi si stanno diffondendo su scala sempre piiz vasta, cosi da erodere le basi unitarie del Paese a partire dall'idea di «bene comune». In altri termini, sta riemergendo dalla nostra storia l'antica dividente maledizione tipica del Medioevo italiano (guelfi contro ghibellini). Senza contare l'espansione della malavita organizzata;
5) l'Italia è l'unico Paese europeo che aggiunge alla crisi economica una comunque fortissima crisi politica. Come è sempre più evidente, le due crisi interagiscono e si autoalimentano.
E poi, certo, anche i 5 fattori positivi:
1) abbiamo la seconda manifattura d'Europa (più di Francia, Inghilterra, ecc.), la quinta e/o sesta del mondo. L'industria italiana e strettamente integrata con quella tedesca e ancora sviluppa ottime performance interne e di export;
2) siamo circa 5 milioni di imprenditori e professionisti, più che in Germania, in Francia, ecc. Nonostante tutto, siamo dunque un popolo vitale sul mercato;
3) la ricchezza reale italiana e sottovalutata o non valutata nelle statistiche. La si puo chiamare come si vuole - moonlight economy, «investimenti» italiani all'estero, o altro , ma e ancora un'enorme quantity di ricchezza;
4) almeno fino al 2013 il bilancio pubblico e dello stato in surplus, e doe in avanzo primario. Il deficit pubblico italiano e sceso pin che nella media europea. Il debito pubblico italiano e salito meno che nella media europea. Le famiglie italiane hanno molto patrimonio (risparmi finanziari + immobili) e pochi debiti;
5) non tutto in Europa e/o con l'Europa e gia fatalmente perduto, neppure per l'Italia.
In sintesi emerge, in tutti questi termini:
•    da un lato, it rischio non marginate della «tempesta perfetta»;
•    dall'altro lato, it rischio reale di un crollo generale del-le nostre strutture sociali, politiche e culturali.
In specie, proprio a questo ultimo proposito: dove era-no i leaders, ovvero i «maestri»? Gli stessi - non solo in Europa, ma anche in Italia - che oggi dicono o scrivono, per sopravvivere, l'esatto opposto di quello che prima hanno detto e scritto per vivere. Mai un dubbio, mai un'incertezza, mai un'idea o una formula che non fossero «ortodosse» e perciò configurate in forma non discutibile come dogmi.
Oggi non è comunque il caso, neppure in Italia, di recitare il mea culpa, di organizzare processi e/o di formulare giudizi di tipo politico o culturale: de praeteritis non est consilium.
All'opposto, oggi e ii caso di ragionare insieme e senza superficiality sui fenomeni drammatici che sono in atto nel mondo, che sono in atto in Europa e che di qui e di rifles-so investono it nostro Paese.
Abbiamo in specie davanti un intervallo di tempo critico e dagli sviluppi purtroppo non facilmente prevedibili solo in termini positivi, anzi. Sviluppi tanto dal fronte esterno (immigrazioni, ordine pubblico, ecc.), quanto dal fronte economico (crisi internazionali, crisi interne bancarie, veleno del bail-in, clausole di salvaguardia, ecc.).
Per sviluppare una riflessione civile in questo contesto si dovrebbero dunque evitare alcuni errori:
a) non illudersi su soluzioni salvifiche determinate da forme di politica leaderistica e/o «antropomorfa». Le giu-
ste soluzioni, infatti, o sono condivise o non sono il caso di passare dall'«io» all'«insieme»;
b) sono fondamentali il dialogo e l'interazione. Non come nelle scuole filosofiche della Magna Grecia, con la divisione dei discepoli tra acusmatici e acroamatici, ovvero tra coloro che potevano solo ascoltare e coloro che potevano ascoltare e parlare;
c) se la tecnica non puo essere applicata senza ragione (politica), neppure la politica può essere indipendente dalla tecnica. Ciò che sembrerebbe funzionare tecnicamente puo infatti essere irrealizzabile politicamente e viceversa. Anche per questo, ammesso che siano mai esistite, non esistono più idee perfette, ma idee che sempre vanno sperimentate con metodo pratico-empirico;
d) cadute le vecchie ideologie, avanzando in «terra incognita» non si possono comunque proiettare sul futuro soluzioni del passato.
Come chiudere? Abbiamo numerose difficolta, ma abbiamo anche numerose possibilita.
La storia ci ha fatto molto complessi, ma proprio la storia che ci da anche speranza. In fondo (tanto per sdrammatizzare un po'), possiamo notare che la nostra decadenza iniziata un millennio e mezzo fa... con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, ma poi - appena dopo un millennio - e venuto it Rinascimento.
E comunque, anche senza esagerare con l'ottimismo storico (!), se lo vogliamo siamo ancora in tempo per recuperare. E possiamo farlo, soprattutto sulla base di condizioni di impegno che si possono riassumere in due sole ma essenziali parole: verità e serietà.

 

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