Verso il referendum, Renzi si è fermato ad Eboli
Secondo i sondaggi, al Sud il "no" è vantaggio sul "sì" al referendum costituzionale del 4 dicembre
di Ernesto Vergani
Non deve sorprendere che secondo i sondaggi, nel Sud il no abbia alquanto vantaggio sul sì al referendum costituzionale del 4 dicembre. La stessa area dove hanno più successo le trasmissioni televisive più popolari. Del resto sembrano più popolari gli slogan dei politici che sostengono il no che quelli del sì. (Per tornare allo scontro in tv Renzi-Zagrebelsky, è risultato più popolare l’approccio del professore, che quello del premier che se non altro ha fatto la fatica di dettagliare). Non è solo una questione di cultura e di istruzione. Pesa anche la caratteristica, che non è solo del Sud ma degli italiani in genere, del badare al proprio particolare e rimestare nel torbido.
Alle elezioni politiche in Italia nessun partito vince in modo chiaro. La maggioranza in Parlamento la fanno sempre un pugno di deputati e uno minore di senatori. Meglio che tutto resti immutato, così che continui il meccanismo del compromesso, del dare per ricevere, per cui ogni cosa si deve all’amico (o al politico) di turno. A ciò si aggiunga la presenza della Chiesa cattolica, per cui c’è sempre qualcuno che pensa a te, tutto è dovuto per una sorta di ragione egualitaria e anti-meritocratica. L’opposto dello spirito protestate che ha dato vita al capitalismo.
Basta sperimentare ciò che succede in un pronto soccorso di un ospedale o nello studio di un medico di medicina generale per vedere come gli italiani si lamentano di tutto ciò che è loro dovuto (anche se ultimamente i più esperti in ciò che spetta, parrebbero gli immigrati dai Paesi africani, asiatici e arabi divenuti cittadini italiani. Di sicuro negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, i posti vengono notevolmente assegnati loro, nonostante la moglie non lavori nel caso di tanti islamici, mentre una coppia di due giovani italiani che guadagnano 1.000 euro ciascuno, deve pagare la scuola privata).
Dopo la fine della Democrazia Cristiana l’Italia stava andando verso il bipolarismo, ma poi è apparso il Movimento 5 Stelle, partito che si potrebbe definire con volo pindarico una sorta di neo Democrazia Cristiana, non solo per i suoi lati popolari, ma perché favorisce tale propensione a rimestare nel torbido. Per sconfiggere tale mentalità, un federalismo fiscale radicale, lasciare in modo proporzionale i soldi nelle regione più ricche, fatte salve le sufficienti esigenze di interesse nazionale e solidarietà, sarebbe un bel modo per fare capire agli italiani, in particolare a quelli del Sud, che la democrazia è differenza, merito, individualismo.