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Politica
Vincenzo De Luca: un curriculum quasi solo in politica, altro che Di Maio

Anche durante le reazioni allo scandalo scatenato da Fanpage sulla gestione dei rifiuti a Napoli, il governatore Vincenzo De Luca ha affondato il colpo su “Luigino Di Maio”, come lo chiama lui, e i 5 Stelle. Ieri in un video, a denti stretti, quasi ringhiando per il livore, il governatore ha attaccato per 10 minuti i cronisti colpevoli di aver coinvolto nella vicenda il figlio, Roberto De Luca (assessore a Salerno e suo secondogenito; il primogenito Piero è candidato alle prossime elezioni alla Camera con il Pd ma è anche a processo per un caso di bancarotta fraudolenta), tornando a parlare di Di Maio e glissando sugli imbarazzi esplosi anche in casa Pd a pochi giorni dal voto.

 

De Luca senior ha definito l'inchiesta “un'ignobile operazione”, “di barbarie”, descrivendo i giornalisti come “camorristi”, ma come al solito facendo rispuntare quello che ormai è diventato un tormentone: “Luigino Di Maio”(De Luca lo ha anche querelato per le dichiarazioni rilasciate sul caso). De Luca: “I nostri concittadini hanno potuto scoprire che la Campania non è la Svezia e Napoli non è Stoccolma. Di Maio direbbe Oslo perché non ha familiarità con la geografia... (con tono sarcastico, ndr)”. Facendo ricordare gli strafalcioni non solo geografici del 5 Stelle che ha attribuito la dittatura di Pinochet al Venezuela e non al Cile. Di Maio non avrebbe né la formazione né l'esperienza lavorativa per candidarsi a guidare il Paese. “Noto sfaccendato, non ha mai lavorato, non ha mai fatto niente in vita sua...”.

 

Chi non ricorda come dal canale campano Lira Tv Vincenzo De Luca deridesse quasi ogni settimana il candidato premier 5 Stelle con la battuta diventata un cult televisivo: “Vuole fare il candidato premier e nella vita cosa ha fatto? Il webmaster..., lo steward presso la tribuna autorità dello stadio San Paolo, il manovale.... Forse questa era la sua vocazione, dopo un anno sarebbe sicuramente diventato carpentiere”.

 

E ancora: “Il Di Battista, il Luigino Di Maio e il Fico oggi si rivelano nelle vesti proprie tre 'mezze pippe', dei miracolati... Di Maio il chirichetto, Fico il moscio e l'emergente Di Battista, detto Dibba, il gallo cedrone. Questi tre si odiano. La finiscano con queste ipocrisie. Si abbracciano e si baciano in pubblico, falsi come Giuda. Il gallo cedrone è venuto nel suo tour anche in costiera amalfitana, prendendo a pretesto il referendum per farsi i bagni”.

 

Ma l'ossessione è lui: “Luigino Di Maio ha chiesto perdono, ha detto che non ha capito (riferendosi al contenuto di una mail che lo informavano dell'assessore romano Muraro indagata, ndr) e nell'anno del giubileo della Misericordia lo perdoniamo, a condizione che faccia il bravo, gli diamo il panierino con la Nutella e la brioscina, se non fa il furbastro e si sbottona la giacca perché per essere uomini di Stato non serve abbottonarsi la giacca a due bottoni”.

 

Ma perché Vincenzo De Luca crede di essere superiore a Di Maio?

 

Da giovane negli anni '70 Vincenzo De Luca lavora come funzionario sindacale dell'Alleanza dei contadini, una sorta di Cgil dell'agricoltura. Poi negli anni '80 diventa funzionario del Pci e in seguito segretario della Federazione di Salerno. “Era laureato in filosofia e qualche supplenza a scuola l'ha pure fatta ma poche, altrimenti gli studenti lo picchiavano, visti i suoi modi spicci”, racconta con un sorriso malinconico un vecchio amico. Rude, emotivo. “Dai modi quasi brutali. La sua tecnica politica era quella di trovarsi sempre un nemico da attaccare. Un po' come fa oggi con Di Maio. Un periodo ce l'aveva con Rossana Rossanda, questa signora alto borghese romana, altera e filosofa inarrivabile per cultura, che ci faceva spesso visita. Lui reagiva 'sparando' un sacco di parole colorite mentre parlava di filosofia, per stridere col modo di fare della Rossanda. E la attaccava continuamente. Ma come si fa con una come la Rossanda!?”.

 

Nel settembre 1992, prima della riforma degli enti locali (a quell'epoca i consiglieri comunali eleggevano il sindaco), è consigliere a Salerno ed in piena stagione tangentopoli, con quasi tutto il consiglio comunale indagato e il sindaco socialista in carica dimissionario. Il Psi del potente ministro salernitano Carmelo Conte raccoglieva in città il 31% dei consensi. Vincenzo De Luca viene eletto nuovo sindaco e diventa garante del sistema di potere ereditato da Carmelo Conte. La presero male anche i giovani comunisti della Fgci che gli “spararono contro” un comunicato: come si poteva far eleggere sindaco da un consiglio comunale fatto di indagati?

 

Nel 1993 si candida e viene eletto con successo. Fa due mandati, restando in carica fino al 2001. “Nella sua città regna la legge e l'ordine deluchiano. I suoi assessori non potevano farsi vedere per mesi. Dovevano solo lavorare. I nemici gli affibbiarono il nomignolo di 'belva', perché era una macchina da guerra. Ma gli amici lo chiamavano 'o professore' per il piglio da educatore”, spiega il vecchio amico. Il sindaco però raccoglie consensi e con i suoi modi è un caso atipico al sud. Ma fatti i due mandati non può più continuare nella veste di primo cittadino. Così viene eletto sindaco il suo segretario, Mario De Biase. Si racconta che il messaggio sui manifesti elettorali fosse esplicito: “Per votare De Luca vota De Biase”. Per due anni le cose non cambiarono. De Biase restò nel suo ufficio di segretario e De Luca in quello di sindaco. Poi De Biase volle autonomia e fare davvero il sindaco, dando inizio ai dissidi con De Luca, al punto da allearsi con Antonio Bassolino. “Un altro nemico storico di De Luca (vedi anche la foto del 1980 che ritrae Bassolino seduto di fianco ad Enrico Berlinguer; De Luca è nell'angolo”) ma lì è iniziata la sua avanzata implacabile”.

 

Dal 2001 al 2008 è stato anche parlamentare. Nel 2005 si è ricandidato sindaco di Salerno e viene rieletto per due mandati fino al 2015 quando ci prova da governatore della Campania e vince (nel 2010 era stato battuto). Dal 2013 al 2014 ha anche coperto la carica di sottosegretario ai trasporti e alle infrastrutture del governo Letta. Tra le opere indimenticabili della Salerno di De Luca c'è il Crescent, un edificio lungo 215 metri, alto 33 metri che copre 27000 metri quadrati e che stravolge il lungomare, al centro di inchiesta giudiziarie e proteste. Un potere ininterrotto tra sistemi di governo e sottogoverno con uomini piazzati in ogni ganglo della vita pubblica campana, suggellato dell'ascesa dei due figli a dirigenti del Pd.

 

 

 

 

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