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Politica

Da www.francescostorace.eu

Prima o poi mi ricapiterà di fare due chiacchiere con Nicola Zingaretti. E capire quanto lo ha cambiato questa corsa sfrenata alla segreteria del Pd.

La clamorosa gaffe su Cesare Battisti non può essere farina del suo sacco, perché tutto è – il governatore del Lazio – tranne che un pericoloso estremista. Pensavo non fosse più nemmeno comunista, probabilmente sbagliavo.

Ha detto e scritto Zingaretti su Cesare Battisti: “Era un criminale ed è un bene che sia stato arrestato”. Prima superficialità: non era un criminale, ma lo è.

E poi: “Chiedo al ministro Salvini di avere un atteggiamento di rigore, sempre, anche quando dei giornalisti vengono picchiati quando vanno ad assistere ad una manifestazione”. Cioè, per il presidente della regione Lazio – ovvero una delle cariche istituzionali della Repubblica – ammazzare è la stessa cosa che spintonare.

Questa dichiarazione è davvero gravissima. L’ha pronunciata in televisione dalla Annunziata e l’ha ribadita su Twitter. Mi piacerebbe chiedergli se lo pensa davvero. Perché se così è, la sua ascesa alla segreteria del Pd rischia di farci precipitare in un girone infernale: gli anni più bui della Nazione li abbiamo già vissuti quando quelli come Cesare Battisti scorrazzavano e sparavano nel nome del comunismo.

Zingaretti si permette di sminuire la portata di quegli eventi drammatici che per lui sono equivalenti a due parolacce e a una spinta a un paio di giornalisti. Mi auguro – proprio perché mi rifiuto di credere che quello sia lo Zingaretti pensiero – che voglia prendere carta e penna e scusarsi per una sciocchezza del genere.

A meno che non debba rendere conto all’antagonismo rosso per le primarie del suo partito, come sospettano i consiglieri regionali di Fdi Ghera, Righini e Colosimo.

Legga le risposte al suo tweet, davvero pochissimi gli dicono bravo.

“Sembra un fake”.

“Ma che scrive???!!! Quello è un assassino! Non sono nemmeno paragonabili le due cose. Si vergogni!!!!”.

“Sì documenti meglio su ciò che ha fatto l’assassino Battisti che certi paragoni sono inconcepibili e incomprensibili“.

“È il vostro odio ideologico la causa della violenza, nemmeno i morti lasciate stare”.

”Avevi iniziato bene poi ti sei ricordato che sei del pd e la figura di merda scatta in automatico”.

”Te non stai bene, fatte vede’ da un genio che quello bravo non cia’ capito un caxxo“.

“Certo che paragonare due ceffoni con omicidi rende appieno il suo essere”.

“Ma cosa c’entra?! Ma perché non conta sino a 100 prima di aprire la bocca”.

Sono sufficienti, queste prime risposte, a rendere chiaro – presidente Zingaretti – l’effetto che provocano certe uscite?

Dal governatore di una regione fondamentale per l’Italia ci aspettiamo serietà riguardo all’arresto di un criminale, di un terrorista comunista, che si è macchiato di sangue e da decenni si sottraeva alla giustizia.

Dal possibile capo del Pd ci attendiamo responsabilità. Se si vuole guidare una grande forza politica si deve saper rispettare la gente del proprio Paese. Tra quegli italiani contenti per l’arresto di Battisti, solo uno ha fatto quel paragone insensato: Nicola Zingaretti.

Viene il dubbio che non sia così contento che si faccia giustizia.

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