Zingaretti rompe le uova nel paniere a Calenda
Zingaretti lancia la convention a Roma e lascia al palo Calenda
Carlo Calenda, ex turbo-capitalista riconvertito ad una sorta di marxismo post - materialista, teme per il suo futuro politico: per un certo periodo di tempo si era aperto uno squarcio anche per lui, conquistato duramente a forza di sudati twitter estivi. Intendiamoci: non è che avesse mai raccolto eccessivi entusiasmi, perché nel corpaccione antico del Pd non è stato mai visto come qualcosa di connaturato, ma diciamo che grazie ad una buona dose di tigna e, soprattutto, di assenza di avversari s’era fatto l’idea di potercela fare a realizzare il colpaccio e cioè la presa del segretariato che fu di Togliatti, D’Alema, Veltroni per citare solo la componente ex comunista.
E invece no. Il nipote di Comencini ha subìto la prevedibile apparizione di un antagonista fattosi materia e consistenza politica in Nicola Zingaretti, che sornione aspetta da una vita di papparsi il Partito Democratico e che ha un piano ben preciso, di stampo appunto comunista, per farsi largo fino al soglio più alto del Nazareno. Intanto si aspetta ottobre, quando è annunciata una grande riunione generale a Roma per “voltare pagina”.
L’attacco parte dunque dalla Capitale, città natale anche di Carlo che è chiaro ci è rimasto un po’ male, ma non poteva pensare che tutto filasse così liscio.
I comunisti sono tosti e prima di lasciare un atomo di potere bisogna faticare le famose sette camicie.
Calenda c’ha provato a fare la rivoluzione: “Cambiamo nome al partito!” ha tuonato da Twitter manco fosse un Donald Trump de’ noantri, ma Gentiloni già l’ha rimesso prontamente a posto, calma e gesso, caro ex nostro ministro, gli ha replicato il nobiluomo ultimo Presidente del Consiglio Pd.
Zingaretti, dal canto suo, tergiversa per impossessarsi degli effluvi politici e chiuderli in una bottiglietta di fragranze che userà al momento opportuno. Dice di voler cambiare, però “con il nome bisogna andarci cauti” e poi la tipica frase politichese, “occorre fare un percorso”. E mentre i frati cercatori (del potere) si mettono in moto “sul percorso”, l’elettorato si guarda attonito intorno alla ricerca di una sinistra che non c’è più.
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