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Bitonto, Cattedrale: il racconto nella pietra di Nicola Pice

Qualche anno fa, con Nicola Pice, ho avuto il privilegio di raccontare la Cattedrale di Bitonto in un video che intendeva supportare la candidatura della Città dell’Olio a Capitale Italiana della Cultura 2020: l’edizione che vide poi assegnato il testimone a Parma, e che a causa delle limitazioni da Coronavirus ne ha riconfermato il titolo anche per il 2021

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Esperienza coinvolgente ed appassionante, che confermava quanto prezioso sia il tenace impegno del professore bitontino, già Sindaco della città ed oggi Direttore del locale Museo Archeologico.

“Il racconto nella pietra. La Cattedrale di Bitonto” è il libro di Nicola Pice edito da Quorumedizioni (Bari 2021, pp.164) e pubblicato con il contributo della Presidenza del Consiglio Regionale della Puglia nell’ambito della linea editoriale “Leggi La Puglia”.

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“La Cattedrale bitontina è una delle espressioni più belle dell’architettura romanica pugliese - afferma con orgoglio il professore -  imponendosi con l’eleganza delle sue linee e dei suoi ornamenti e con la maestosa severità della sua mole, essa è una sorta di Bibbia spiegata nella pietra, un manuale a cielo aperto di una estetica e di una ideologia, una fonte storica e antropologica”.

“Tutta la sua ossatura muraria – sottolinea Nicola Pice - si presenta come una forma possente, avvolgente, protettiva, e questo perché concepita come fortezza in cui poter trovare rifugio per cercare la salvezza dell’anima, ma anche come espressione più alta della comunità urbana. È come uno specchio del mondo, un’immagine riflessa della Gerusalemme celeste, uno spazio dei tempi, una rappresentazione visibile di un dogma teologico o di una norma etica”.

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“In altre parole - ribadisce - un romanico creativo e vitale: nato dall’unione della cultura locale, ricca di stimoli e di fermenti innovatori, con quella normanna, araba e bizantina. Un sapere storico, una norma etica, un mondo religioso, fissati visivamente nella sua pietra che si fa matrice storica, spirituale e culturale di una città”.

Il volume offre un’ampia raccolta di documenti e apparati fotografici, permettendo una chiara lettura della architettura e degli elementi scultorei del monumento, che a loro volta testimoniano i rimandi alla cultura e al potere federiciano. Tra i suoi capitoli, un ampio spazio è dedicato alla musealizzazione dello scavo archeologico - concluso nel 2002 - che ha portato alla scoperta del celebre Mosaico del Grifo, straordinario manufatto dell’XI secolo.

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Uno degli aspetti originali del libro, lo si coglie nella sua parte centrale: quando, in una sorta di meta-racconto, la Cattedrale si racconta in prima persona, e in forma di “io narrante” essa specifica i suoi profondi legami con la complessa cultura medievale.

“Questo libro - tiene a precisare l’autore - vuole essere il racconto di un intreccio di reale e immaginario, tradotto nella pietra con uno slancio mistico e artistico, e nel contempo un invito a cogliere le istanze di tempi diversi, nonché la composita armonia strutturale delle varie pietre parlanti di questo straordinario monumento”.

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“Il volume di Nicola Pice - scrive nella Presentazione la Presidente del Consiglio Regionale Loredana Capone - risponde al bisogno di una “nuova conoscenza” dei monumenti e dei templi pugliesi, al fine di aumentarne significativamente la fruizione. Senza valorizzazione non vi è valore, l’arte deve entrare nell’immaginario collettivo, la storia deve portarci al recupero della nostra identità, il passato - in tutti i segni che ci ha lasciato - deve costituire il primo stadio della nostra conoscenza. È quell’“irreale del presente” di cui parla Pice, capace di suscitare - in un lavoro apparentemente per addetti ai lavori - emozioni purissime”.

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Il libro è arricchito anche dalla prefazione dell’Arcivescovo Mons. Francesco Cacucci, che tra le altre cose scrive: “La cattedrale di Bitonto non si visita soltanto, essa si può godere nella esperienza di fede che propone ad ogni pellegrino. Nella sua maestosa bellezza si può godere l’amore che ci circonda; quello di Dio certamente, ma pure degli uomini che l’hanno costruita, abbellita e conservata nel migrare dei giorni”.

Parafrasando Sandro Penna, credo che Nicola Pice dopo questa utilissima e accattivante fatica storico-letteraria, possa tranquillamente affermare: “Il mio canto d’amore, il mio più vero, da oggi non sarà più per gli altri una canzone sconosciuta”.

(gelormini@gmail.com)

* Il video a cura di Michele Falcone e Michele Papavero

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