Centrale Cerano, ENEL: "Strumentali le conclusioni dei ricercatori CNR" - Affaritaliani.it

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Centrale Cerano, ENEL: "Strumentali le conclusioni dei ricercatori CNR"

La nota trasmessa dall'ENEL ad Affaritaliani.it, relativa alla controversa vicenda della Centrale termoelettrica di Cerano (Brindisi).

 

L’articolo pubblicato da alcuni ricercatori del CNR di Lecce e Bologna riaccende il dibattito sulla qualità dell’aria nel comprensorio di Brindisi. Lo studio attribuisce alla centrale termoelettrica di Cerano un pesante contributo in termini di impatto sulla salute esull’ambiente.

 

Tale conclusione, del tutto strumentale, è contraria a quanto evidenziato in più occasioni dalla stessa ARPA Puglia, anche in riferimento alle vicende di Torchiarolo.

 

Infatti, lEnte di Controllo nel corso degli anni, vista altresì la ridotta distanza della stazione di monitoraggio di Torchiarolo dalla centrale termoelettrica di ENEL, ha predisposto una serie di campagne specifiche volte all’approfondimento del fenomeno dei superamenti rilevati.

 

L’esito di queste misurazioni, effettuate in campo già a partire dal 2006, ha consentito di individuare come sorgente emissivaprevalente la combustione da legnache influenza negativamente a livello locale lo stato della qualità dell’aria e provoca in particolare i superamenti di PM10

 

A tale proposito, ENELpur non avendo un ruolo attivo nella situazione di criticità ambientale relativa all’areaè disponibile ad investire sin da subito in un’ottica di più allargata sostenibilità ambientale le risorse necessarie per la realizzazione dei sistemi di filtraggio delle emissioni dei caminetti domestici.

Una successiva campagna di rilevazione ambientale potrà quindi certificare l’oggettivo miglioramento ambientale ottenuto nel comprensorio con questo intervento.

cerano
 

 

ENEL desidera inoltre riportare alcune precisazioni in merito all’articolo pubblicato da alcuni ricercatori del CNR sopra citato. 

 

Lo studio, peraltro affetto da numerose incongruità e pregiudizialmente teso a massimizzare gli effetti della centrale, mette in correlazione diretta un preciso numero di decessi tra la popolazione limitrofa e l’esercizio dell’impianto.

 

In realtà non sussiste nessun nesso causale tra i decessi reali e le caratteristiche ambientali del sito produttivo: la metodologia utilizzata è infatti volta esclusivamente a stimare un “fattore di rischio” statistico indicativo dei potenziali effetti sanitari dell’esposizione in termini di numero di casi attribuibili.

 

A questo proposito si è espressa anche l’ARPA Pugliaaffermandoche il numero di decessi che risulterebbero dallo studio non rappresenta una situazione reale osservata ma piuttosto un’astrazione teorica.

 

Inoltre, la stessa ARPA Puglia ha già condotto la Valutazione del Danno Sanitario (VDS) dell’area nel quale si conclude che l’impatto della centrale è molto modesto.

 

La VDS, come previsto dalla normativa in vigore, consente infatti di confrontare la rilevanza delle diverse sorgenti, in base ai corrispondenti fattori di rischio, allo scopo di elaborare politiche di gestione ambientale; come tali non hanno significato in termini quantitativi ma solo in termini relativi.

 

enel ape
 

Per chiarire meglio la significatività dei numeri riportati nello studio, considerato che il fattore di rischio associato alle emissioni dell’impianto è stato calcolato in circa 4*10-5 (4 su 100.000)è utile fare un confronto con altri esempi di fattori di rischio presenti nella letteratura scientifica.

 

Ad esempio, il fattore di rischio relativo all’esposizione solare è pari a 1 caso aggiuntivo su 3, il fumo di sigaretta a 8 su 100, l’esposizione al Radon naturale in ambienti chiusi a 1 su 100, l’esposizione alle Radiazioni naturali (radon esterno e raggi cosmici) a 1 su 1.000,  l’esposizione all’aria ambiente in aree industrializzate a 1 su 10.000 e l’ingestione di sostanze chimiche di origine antropogenica nell’acqua potabile a 1 su 100.000  (fonte: La VIS quale opportunità di integrazione tra ambiente e salute – ARPA Piemonte 2011).

 

Risulta quindi evidente che la stima del fattore di rischio statisticamente associabile alla centrale ENEL è significativamente inferiore a quello corrispondente alla maggior parte delle altre sorgenti di esposizione.