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Circuito del Contemporaneo di Puglia, Molodkin a Barletta e Pisani a Gravina

Presentato presso la Sala delle Colonne de La Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Circuito del Contemporaneo di Puglia, progetto cofinanziato dalla REGIONE PUGLIA, a seguito dell’ Avviso Pubblico riguardante le Attività Culturali “Patto per la Puglia FSC 2014-2010”.

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Tutto pronto per le due mostre di Andrei Molodkin e Vettor Pisani che il 24 e 25 aprile 2018, tra Barletta e Gravina in Puglia, daranno l’avvio al Circuito del Contemporaneo di Puglia, all’insegna di storia, politica e trascendenza.

Ideato e curato dalla storica dell’arte Giusy Caroppo , il Circuito del Contemporaneo è promosso dalla rete costituita dalla Fondazione Ettore Pomarici Santomasi di Gravina in Puglia, dall’Associazione Eclettica Cultura dell’Arte di Barletta, con la guida del Polo Museale della Puglia nell’ottica della riforma ministeriale che promuove reti regionali tra luoghi della cultura pubblici e privati. 

Il progetto Circuito del Contemporaneo di Puglia si pone l’obiettivo di costruire stabilmente sul territorio pugliese un marchio di riferimento per l’organizzazione di mostre d’arte contemporanea, prevalentemente all’interno dei siti di rilevanza storico artistica e paesaggistica, muovendo dall’idea di “museo temporaneo diffuso”, e di fornire un modello alternativo della gestione di beni culturali tradizionali e occasioni per una promozione e fruizione nuova in luoghi di cultura periferici con progetti dedicati alla creatività, all’inclusione sociale, alla riqualificazione urbana, all’accessibilità, in ciascuna delle sei aree di rilevanza turistica regionali. 

Insieme alla stessa Giusy Caroppo sono intervenuti la Direttrice del Polo Museale della Puglia, Mariastella Margozzi , l’Assessore all’Industria Turistica e Culturale, Loredana Capone, i Presidenti della Fondazione Santomasi, Mario Burdi, e dell’Associazione Eclettica, Stefano Faccini, il Sindaco della Città di Barletta, Pasquale Cascella, il Sindaco della Città di Gravina di Puglia, Alesio Valente, l’assessore alla Cultura del Comune di Lecce, Antonella Agnoli, il curatore della sezione The life of things, Marco Petroni, l’artista Sergio Racanati per Outside(r), il gallerista Giampaolo Abbondio con l’artista Andrei Molodkin, che inaugura le attività del Circuito con la mostra 'Victory of Democracy' nel Castello di Barletta, la scrittrice Mimma Pisani e Giuseppe Arnesano, per la Fondazione Morra di Napoli, curatore esecutivo di Vettor Pisani-Victory of Pain a Gravina.

VICTORY OF DEMOCRACY / Andrei Molodkin  

MOLODKIN 2013
 

a cura di Giusy Caroppo, in collaborazione con Galleria Pack-Milano e a/political-Londra

Opening 24 aprile ore 18.30, Castello di Barletta

Nell’ambito del Circuito del Contemporaneo la mostra di ANDREI MOLODKIN al Castello di Barletta è il primo evento espositivo. L’inaugurazione è contemporanea all’apertura del rinnovato “Lapidarium”, con l’esposizione “Il racconto della città.

Immagini di pietra nel museo civico di Barletta”, a creare uno stretto legame tra storia e contemporaneità. Andrei Molodkin presenta “Victory of Democracy” nella grande fortezza pugliese, una storica postazione di difesa militare sul Mare Adriatico, traendo ispirazione dal contesto storico, artistico e architettonico del luogo.

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Tra le mura fortificate, risultato di stratificazioni delle diverse dinastie al potere, dall’ XI secolo al XVIII secolo , la pietra scolpita nell’antichità riflette epoche portatrici di cultura straordinaria: il maniero conserva nel lapidarium il busto-ritratto attribuito a Federico II di Svevia in pietra calcarea, risalente al XIII secolo, e il Sarcofago degli Apostoli, altorilievo lapideo prima testimonianza del Cristianesimo in città, del periodo compreso tra il III e il IV secolo, nonchè articolate collezioni civiche e quadrerie.

Come controcanto a questo racconto, suggellato dal patrimonio artistico, fatto di ricchezza e grandezza, i contenitori acrilici di Molodkin traducono la violenza della realtà contemporanea: un’era “capitalista” caratterizzata da povertà, guerra e sfruttamento. I contenitori cavi raffiguranti VITTORIA e DEMOCRAZIA si riempiono di volta in volta del sangue degli immigrati e del petrolio greggio dalle zone di conflitto. Il governo mondiale è in decadenza.

La teoria di Francis Fukuyama sulla “fine della storia” risulta obsoleta e non attuata poiché il progetto socio-politico da lui prospettato si presenta fragile, “crollato” e fluttuante. La cultura contemporanea è già in rovina, sostiene Molodkin.   La mostra si dipanerà tra la piazza d’armi, con la grande installazione GOVERNMENT e i sotterranei del Castello. 

Molodkin
 

Andrei Molodkin  (Boui, North Russia, 1966) è un artista concettuale russo. L’opera di Andrei Molodkin, caratterizzata costantemente da una dimensione poetica politico-ideologica, si serve con uguale intensità di materiali tra loro diversi quali petrolio, inchiostro o sangue, per articolare l’ossessione che determina l’impianto narrativo del racconto dell’artista: l’economia come entità significante della costruzione simbolica, economica e culturale occidentale. Il linguaggio e la tecnica caratteristici dell’artista - l’utilizzo del petrolio e dei sistemi idraulici che ne attuano la circolazione, dai compressori alle sculture “simulacro” vuote in resina acrilica - nelle recenti produzioni si articolano frequentemente in una serie di tele di grandi dimensioni realizzate con la penna biro e che riportano slogan o parole in cui i caratteri che li compongono occupano l’intero spazio visivo. 

L’evoluzione stilistica dell’artista si è spinta  recentemente su di un versante sempre più concettuale, che mira comunque alla continua ricerca di un dialogo con lo spettatore attraverso l’impatto emozionale suscitato dalle proprie opere. Secondo una personale scrittura visiva scandita in termini metaforici, l’inchiostro, nei lavori su tela, diviene così il sangue che fluisce dalla penna, allo stesso modo in cui il petrolio si fa rappresentazione della linfa vitale che scorre nei vasi del sistema simbolico alla base del panorama cognitivo occidentale, in un traslato dove l’umanità oggettualizzata e silenziosa rimane al fondo della narrazione dell’artista.

L’artista russo, articolando il suo linguaggio, riesce in questo modo nella rara impresa di dar vita ad una propria, personale, “tecnica” che lo differenzia profondamente dalle ricerche che vertono sul rapporto uomotecnologia e rendono la sua produzione tra le più singolari nel panorama internazionale.  

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VICTORY OF PAIN / Vettor Pisani

a cura di Giusy Caroppo / curatore esecutivo Giuseppe Arnesanoin collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli

Opening 25 aprile ore 11.00 - Palazzo Museo Fondazione Ettore Pomarici Santomasi

Il 25 aprile si inaugura la mostra di Vettor Pisani a Gravina in Puglia, nel settecentesco Palazzo-Museo della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, eretta in Ente Morale nel 1920: uno scrigno nascosto nel cuore della Città antica che raccoglie un patrimonio straordinario, esito delle disposizioni testamentarie del barone, dopo la morte avvenuta nel 1917. Museo archeologico, biblioteca, appartamento e una cripta che conserva una preziosa chiesa rupestre. 

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Qui, in collaborazione con la Fondazione Morra di Napoli, si pone in dialogo con gli ambienti e le atmosfere mistiche , quasi incastonata nella , la Vergine Nera di Vettor Pisani che emana tutta la forza evocatrice dell’universo alchemico e mitologico dell’artista scomparso, attratto dal mondo dei Rosacroce e della Massoneria, affascinato dal maestro del monocromo e del vuoto Yves Klein, legato all’ironia di Duchamp e alle figure di Beuys e Gino De Dominicis.

Dal carattere teatrale e misterico l’opera è carica di riferimenti simbolisti, filosofici, psicanalitici, magici, in cui i simboli si riappropriano della loro corporeità, fornendo una chiave di lettura del presente, nella sua frammentazione trasfigurata, del suo dolore. 

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Vettor Pisani (Bari 1934 – Roma 2011) Artista colto, complesso ed enigmatico, pittore, scultore, architetto, commediografo, distaccandosi dalla linea delle avanguardie che si delineavano in Italia e non solo negli anni Sessanta, dà vita a un linguaggio quasi teatrale, che, unendo simbolismo, ermetismo, alchimia, massoneria e psicoanalisi, ha prodotto messe in scene labirintiche di oggetti, immagini, creature e citazioni di artisti, scrittori e pensatori. Unendo scultura, installazione, fotografia e performance, Vettor Pisani costruisce luoghi onirici popolati da vergini, sfingi, marionette, macchine celibi, bambole, simulacri, isole dei morti, che insieme simboleggiano il complesso universo delle nevrosi individuali, il teatro dell’umanità privato di ogni illusione.  

(gelormini@affaritaliani.it)

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