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Daniela Mastrandrea, concerto per ‘Il Rosone, sigillo di Pace’

Daniela Mastrandrea è nata a Gravina in Puglia nel 1981, vive e insegna a Bari. A 7 anni comincia lo studio del pianoforte e a 9 anni compone i suoi primi pezzi. Nel 2003 si diploma in pianoforte presso il Conservatorio di musica “Nino Rota” di Monopoli sotto la guida di Gabriella Bassi, affiancando gli studi di composizione. Oggi, i suoi brani e orchestrazioni sono eseguiti da diverse orchestre e formazioni sia in Italia che all’estero. Ha all’attivo 3 album e 8 singoli.

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A lei è stato commissionato dalla Compagnia degli Exultatnti “Il Sigillo”, un brano ispirato al Rosone della Cattedrale di Troia (Foggia), nel quadro delle celebrazioni dei 900anni della stessa Cattedrale, che sarà eseguito durante un suo Concerto in Basilica - venerdì 17 gennaio 2020, alle ore 19,00 - come prologo ad altri tre appuntamenti dedicati ciascuno alle tre Religioni Monoteiste: “Il Rosone, sigillo di Pace - Incontri nel nome di Dio”. Il programma del ciclo di conferenze con il coordinamento e la direzione artistica di Antonio V. Gelormini.

Ad ispirare l’iniziativa ‘plurale’ è l’ecumenismo insito nel magnifico Rosone troiano e nelle sue trame arabescate, quale autentico sigillo di Pace: testimonianza evidente di artigianalità moresca, su dettami da Antico Testamento - quindi di radice ebraica - incastonato sulla facciata romanico-gotica di una chiesa cristiana.

“Il Sigillo” sarà presentato in prima assoluta durante l’appuntamento musicale di venerdì 17 gennaio, insieme all’esecuzione di alcuni lavori di Daniela Mastrandrea - tutti in relazione al suggestivo Rosone troiano - con alcune letture di versi, riflessioni e architetture armoniche di Leon Marino, Antonio Mazzola, Bartolomeo Smaldone, Antonia Volpone, Ludovico Romagni e Antonio Paolucci.

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Un’iniziativa che vuole anche inserirsi e contribuire ad arricchire l’importante incontro dei Vescovi del Mediterraneo, che Papa Francesco ha voluto in Puglia nel prossimo mese di Febbraio 2020.

Affaritaliani.it - Puglia l’ha incontrata, durante le prove del concerto troiano, per una breve intervista.

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Maestro Mastrandrea, ci aiuti ad andare oltre i riccioli che proteggono la sua concentrazione, per conoscerla non solo attraverso l’espressione artistica delle note da lei scritte sul pentagramma. Dove e come nasce la scelta della composizione e a quali stili si ispira, o meglio, preferisce indirizzare la vena creativa?

Me lo ricordo ancora ora. Era una domenica mattina e mi stavo preparando, come tutte le domeniche, per andare in chiesa. All’improvviso delle note cominciarono a risuonare nella mia testa. Corsi subito al pianoforte, impaziente di suonarle e la gioia che ho provato in quel momento è stata immensa. Così ho deciso di iniziare a scrivere musica. Come si può ben intuire, è cominciato tutto per gioco. L’ispirazione è stata, da sempre, legata ad un momento, uno stato d’animo, un’emozione legata ad un incontro, visione o paesaggio. Non dirigo mai la mia vena creativa verso un preciso stile o genere. Mi piace mettermi in ascolto e catturale quello che avverto nell’aria o che ho dentro. Mi piace scendere in profondità e vedere cosa accade.

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Quanto è indispensabile il classico al moderno e come il moderno può rivitalizzare il patrimonio classico della musica italiana?

Ho letto il suo libro ‘Pentateuco Troiano’ e sono d’accordo quando lei afferma che “Il futuro è nelle radici”. Il patrimonio non solo musicale, cosiddetto classico, ricevuto in eredità è un caleidoscopio di espressioni, emozioni e sentimenti, per certi versi ancora da scoprire.

Il moderno non deve adagiarsi, il suo compito è spingere per evolvere. Magari prendendo spunto e seguendo stimoli e provocazioni, ma deve riuscire a garantire un futuro a quel passato certamente glorioso.

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Come ci si sente prima di suonare in una Cattedrale?

Emozionatissima come sempre, anche se non è la prima volta in una Basilica. In quella di Troia, sì, è la prima volta e la sua maestosità, oltre la sua eleganza, mi farà sentire ancor più la particolarità dell’evento. Sono certa, anche, che sarà motivo di ulteriori ispirazioni. Sono davvero felice di aver accettato questo invito.

Parliamo de “Il Sigillo” e del Rosone a cui si ispira?

L’arte è un punto di riferimento per ricostruire la storia ed è, altresì, un punto fermo rispetto alle generazioni che passano. Questo Rosone è meraviglioso! La sua grandezza, il suo fascino, la luminosità, l’idea di un movimento vorticoso e l’esplosione di bellezza, in quei ricami calcarei moreschi, fanno da scrigno a un non so che di misterioso. Ecco, se devo dire cosa ha segnato le mie riflessioni compositive per questo brano - appositamente richiestomi, per esaltare i suoi contenuti di Pace - è stato proprio il mistero racchiuso in tanta bellezza e altrettanta armonia. Anche se quel numero di raggi dispari - 11 vero? - non trova corrispondenza nei ritmi classici della partitura. Nel contempo, questa sorta di asimmetria è come un sussulto di modernità, direi sorprendente per il periodo storico che l’ha visto realizzare.

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Una curiosità: si sente più a suo agio nell’esecuzione singola o in quella in concerto con altri strumenti, o ancora, con un’Orchestra?

La musica è dialogo e se fatta con più elementi, il divertimento è assicurato! Mi piace suonare sia sola che in compagnia e, per quanto riguarda le mie composizioni, il pianoforte è per me un mezzo d’espressione. Fa da padrona la musica. Per me è stato sempre così. È l’idea musicale che detta la timbrica di uno strumento, piuttosto che di un altro. Non decido mai nulla prima, mi affido al momento, di certo, il mio pensiero è orchestrale se pur la composizione è per pianoforte solo.

Programmi?

Si è appena concluso con il 2019 il mio progetto “Quattro Singoli per le Quattro Stagioni” che ha visto l’uscita di quattro nuove composizioni, totalmente diverse tra loro per stile e genere, ciascuna per ogni stagione. Il 2020 sarà altrettanto ricco di musica. Da poco ho terminato di registrare il mio quarto CD, per pianoforte solo, composto da 14 tracce inedite e programmato per l’equinozio di primavera.

Si sentirebbe pronta, o meglio, le piacerebbe l’idea di produrre un album per “musicare la bellezza”: brani come “Il Sigillo”, ispirato al Rosone della Cattedrale di Troia, declinati con capolavori come i quadri di Giuseppe De Nittis, i simboli di Castel del Monte, il lamento delle Diomedee/Isole Tremiti, il Faro di Santa Maria di Leuca, le Grotte di Castellana, i Trabucchi del Gargano e i Grifoni di Ascoli Satriano, per cantare la Puglia letteralmente?

Adoro le sfide! Mi piacciono molto! Un progetto che di per sé è già un mosaico… indubbiamente originale! Ripercorrere la nostra Puglia, realizzando in musica le sue bellezze e i suoi capolavori, sarebbe una bellissima opportunità.

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L’intervista è finita, ma prima del congedo mi permetto una segnalazione, per mettere in evidenza - più di quanto si possa immaginare - la relazione tra il rincorrersi degli archi e delle colonnine del Rosone di Troia e lo strumento che quotidianamente Daniela Mastrandrea suona: un legame che, ancora una volta, si cela proprio in quel numero 11 - col suo sincretismo rigenerante - e gli 88 tasti del pianoforte.

(gelormini@gmail.com)

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