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Foggia, 'Ghetto dei bulgari' ancora morte. Regione Puglia: 'Da soli non basta'

Si chiamava Ivan Miecoganuchev, divideva una baracca di fortuna con il padre, è morto carbonizzato a soli 20 anni nel tristemente famoso "Ghetto dei Bulgari", situato a 20 chilometri da Foggia tra Borgo Tressanti e Borgo Mezzanone.

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Drammatico passare dal sogno alla fatalità tragica di un risveglio impotente verso la morte: è accaduto tutto nel giro di pochi minuti, intorno alle due del mattino: le fiamme maledette di un ennesimo incendio hanno avvolto un centinaio di baracche, mandando letteralmente "in fumo" la vita di Ivan e i pochi averi dei residenti.

Troppe le bombole di gas, soprattutto d'inverno, utili ad alimentare stufe, stufette e fornelli, che in casi come questo diventano potenziali detonatori di una reazione a catena micidiale. I ghetti della vergogna in provincia di Foggia tornano alla ribalta per l’ennesima morte assurda. A cui si aggiunge - sempre a Borgo Mezzanone, la notte scorsa - l'ulteriore morte di una donna centrafricana: uccisa e data alle fiamme nella più totale e pesante omertà.

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Il ghetto dei Bulgari, messo su 7-8 anni fa, era salito spesso agli  onori della cronaca per le pessime condizioni ingieniche e ambientali ripetutamente riscontrate e denunciate. Circa 300 - che montano anche a mille nei periodi estivi di raccolta dei pomodori - in cui sono presenti anche donne e bambini.

Il Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano: "Sono molto scosso per la morte del giovane bulgaro. Proprio in questi giorni abbiamo completato l'analisi ed una serie di proposte concrete da portare, insieme a Romact, con il quale abbiamo sottoscritto un accordo operativo, all'attenzione del Consiglio d'Europa e della Commissione Europea i prossimi 15 e 16 dicembre".

 

"Sin dal nostro insediamento - aggiunge Emilano - stiamo attivando tutte le misure possibili per superare i ghetti. Questi luoghi esistono nella nostra regione da ormai vent'anni: sono spesso gestiti da reti criminali, rappresentano un comodo bacino per il reclutamento di manodopera a basso costo da far lavorare a nero, sono distanti dal centro abitato quanto sufficiente per poter fare finta che non esistano".

 

"Gli incendi nei mesi invernali sono frequenti - sottolinea il Governatore - e la Regione Puglia, pur avendo una competenza residuale, si sta assumendo notevoli responsabilità ma non ha intenzione di continuare a lavorare tra mille ostacoli e promesse ministeriali non mantenute con l'angoscia che ci siano esseri umani che vivono in costante pericolo di vita".

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"Dopo l'incendio al gran ghetto, sotto sequestro da febbraio scorso a seguito della mia denuncia presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, la Regione Puglia è l'unica istituzione che si è fatta carico di ospitare in emergenza circa ottanta migranti presso l'Azienda Agricola Regionale Fortore, anche grazie alla solidarietà di associazioni, sindacati ed organizzazioni datoriali. Ognuno deve assumersi la propria responsabilità".

 

"È impensabile - precisa Emiliano - che nel "Ghetto dei  bulgari" ci siano una ventina di bambini che non sono seguiti in alcun modo e che non frequentano la scuola. Ringrazio la Procura presso il Tribunale dei minorenni di Bari, che ha aperto un fascicolo sulla vicenda ma evidentemente non è ancora sufficiente".

 

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"Quella che si vive nella provincia di Foggia è una emergenza umanitaria e di ordine pubblico - ribadisce - che il Governo non può ignorare. I protocolli d'intesa per superare i ghetti non sono sufficienti se poi non vengono messe a disposizione le risorse necessarie per portare avanti gli obiettivi. C'è bisogno di conoscere nome, cognome e status giuridico delle persone che vivono nei ghetti. C'è bisogno di attivare una rete di ospitalità in immobili pubblici e privati non utilizzati. La Regione Puglia continuerà nel suo piano di riattivazione e ristrutturazione degli immobili di sua proprietà non utilizzati, ma non può da sola far fronte ad una situazione che necessita dell'intervento di tutti".

Oltre al "Ghetto dei bulgari", si ricorda quello 'più famoso' di Rignano, il "Ghetto Ghana House" a Cerignola e l’insediamento presso la pista dell’ex aeroporto militare attiguo al Cara di Borgo Mezzanone. In tutto si tratta di 55 ghetti in Puglia: 40 quelli più numerosi, dove sono raccolti oltre 100 "ospiti". Sono invece almeno 50mila i lavoratori a nero nelle campagne pugliesi. Un fenomeno legato a doppio filo al caporalato, una piaga che da anni non si riesce a debellare.

(gelormini@affaritaliani.it)

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Pubblicato sul tema: Leo Palmisano: 'Un piano regionale per l'accoglienza'

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