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Giornata della Memoria, Unisalento Facoltà in coro contro ogni razzismo

La cronaca di questi giorni, a ridosso della Giornata della Memoria, riporta la scritta razzista “Juden hier” (Qui ci sono ebrei) sull’uscio di una casa a Mondovì (Cuneo) e poi per reazione il cartello affisso dal sindaco di Milano, Giuseppe Sala, sulla sua porta “Qui vive un antifascista”.

Juden Antifa Sala

L’idea di razza è sì un errore dimostrato nello studio dell’evoluzione da Charles Darwin, ma è anche insito nell’uomo con la paura dell’altro, del diverso da noi. Ricordare e studiare la storia serve per non ricadere negli stessi errori, pur essendo consapevoli che ce ne sono altri in agguato, magari con i colori islamici sulle onde agitate del web.

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Di fronte al dilagare ignorante e violento del razzismo, alcuni accademici e studiosi dell’Università del Salento hanno deciso di reagire, organizzando rassegne e giornate di studio sul razzismo. Affaritaliani.it - Puglia ne parliamo col responsabile scientifico dell’iniziativa, il professore Fabio Ciracì.

Ciracì

Lei ha detto che l’idea di razza è sbagliata e che la storia della razza è una menzogna. Quando nasce e perché?

La parola razza era già presente nella lingua d’oil. Nel 1749, Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon introduce il termine razza come principio tassonometrico nella sua “Storia naturale”, seguito dal “Systema naturae” di Linneo dove il termine razza ha una connotazione più etica, infatti definisce “europeus: bianco, sanguigno, capelli biondi, occhi azzurri, fine, ingegnoso, governato da leggi”. Gli studiosi di questo periodo elaborano classificazioni con 5, 7, fino a 70 razze diverse senza tenere conto delle numerose unioni, migrazioni che hanno fuso tali presunte razze insieme. Blumenbach arriverà a dire che l’origine di tutte le razze sia quella bianca. Sappiamo che non è vero nulla, nessun fondamento scientifico, anzi con Darwin scopriamo che l’uomo discende dalla scimmia, altro che razza bianca.

Memoria 3

Lombroso condanna gli uomini dai tratti somatici…

Lombroso, nella sua antropologia criminale, somma pregiudizi estetici a tratti psicologici, in quegli anni proliferano studi di craniologia, di psicologia criminale che portano a opere come ‘Genio e follia’, ‘L’uomo delinquente’ e non dimentichiamo ‘La donna criminale’, perché razzismo e misoginia vanno sempre di pari passo.

Memoria 2020

Perché?

Il razzismo come il sessismo hanno paura di chi viene da un oikos (casa), diversa da un altro ecosistema. Quindi non deve meravigliarci il loro procedere parallelo perché la logica è la stessa: hanno una loro storia, tante diverse varietà c’è il razzismo di pelle, del sangue, quello religioso… ma si servono degli stessi concetti strutturali come purezza del sangue, purezza della razza, Vanno in parallelo perché sono due forme culturali del medesimo principio istintuale della paura dell’altro.

Memoria Segre

Come si arriva al manifesto della razza?

Al manifesto della razza si arriva da una campagna che è quella imperialista dello stato fascista e non nasce per caso nel ’38, ma a ridosso della campagna coloniale del ‘35 - seguita dalla famosa campagna abissina nel ’36 - e già in quel momento ci sono leggi razziste, anche se non sono sul suolo italiano.

Addirittura i coloni italiani se si fossero incrociati, come dicono malamente manifesti e leggi di quel periodo, con gente indigena - abissini per l’appunto - avrebbero rischiato da 1 a 5 anni di reclusione. Poi accade che il Fuhrer del nazismo e il Duce del fascismo saldano l’Asse di Ferro tra loro e Mussolini adotta politiche ancor più razziste; nel ‘38 chiama in causa intellettuali di dubbia fama, perché quelli che firmeranno i 10 punti del manifesto per la difesa della razza sono poco noti: assistenti non accademici, titolari che servono al fascismo, per dare un’apparenza scientifica alla propria idiozia fascista, né più né meno.

Dunque il manifesto del ‘38 traduce un’esigenza di tipo politico: occorre un nemico, occorre rinsaldare l’asse Roma-Berlino, occorre riconoscersi in un noi. Per dirla con un termine di Cavalli-Sforza è una forma di ‘noismo’ esclusivo, cioè che esclude tutto quello che non è noi.

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Oltre ad essere professore di “Storia della filosofia italiana”, lei ha la cattedra di “Informatica Umanistica”, con l’avvento di Internet e dei social media gli ‘heaters’ sono aumentati. Non sarebbe dovuto accadere il contrario, ovvero meno ignoranza?

Se il web significasse automaticamente più conoscenza sarebbe vero, ma non è più così da tempo, dal 2004/5 in poi, quando internet si è trasformato in un far-web (da Far West) di piattaforme private che, per interesse, lucrano sui contatti e sulle reti sociali.

Il mondo di internet è cambiato, non è più quello del libero scambio, ma è un mondo fondato sulla compravendita di dati privati. I social-web non raccolgono la verità, anzi mettono i cittadini nella bolla che Eli Pariser ha chiamato la bolla dei filtri, in cui tutto quel che vediamo è vero ed abbiamo conferme alle idiozie che pensiamo senza il conforto dell’errore e senza metterci in relazione con idee differenti. Per di più, finendo come bambini viziati che vogliono sempre aver ragione.

Inoltre le informazioni dei social media appaiono spesso verosimili, per cui è più difficile riconoscere la loro falsità. Insomma è maledettamente complicato ridurre in pochi tratti o poche parole l’articolata struttura che regge tutto questo: un puzzle che non ha proprio l’obiettivo di ampliare e diffondere verità e conoscenza.

shoah mattarella segre

Per reagire a questo avete organizzato per gli studenti giornate di studio sul razzismo, riprese più recentemente nel convegno sulla storia e idea di razza?

Sul razzismo abbiamo organizzato a giugno, e sono già in programma il prossimo18 e 19 marzo, giornate di approfondimento e ulteriore analisi sul tema del razzismo; perché è necessario che l’Università prenda una posizione netta rispetto ad alcuni fenomeni di razzismo - che continuano a ripetersi - all’ideologia razzista, al diffondersi di queste idiozie e, quindi, abbiamo sentito il dovere di dimostrare la nostra scelta netta di rifiutare con determinazione la deriva razzista, testimoniandolo attivamente con il nostro lavoro di studio.

Ovviamente questo lo facciamo attraverso tutte le discipline, perché l’idea delle giornate di studio è di mettere insieme diverse discipline come la Sociologia, la Filosofia, la Biologia, l’Informatica e altre, e che ognuno nel contesto della propria disciplina possa analizzare il tema del razzismo.

Ci teniamo molto come Università, come accademici e come studiosi: vogliamo fare esattamente il contrario degli intellettuali del ’38, che non ebbero il coraggio o non riuscirono a schierarsi apertamente contro l’ideologia razzista.

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