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'Giustizia al Libertà' il Comitato scrive a Decaro

                                                                                                          Al Sindaco

                                                                                                          Ing. Antonio Decaro

                                                                                                          C.so Vittorio Emanuele, 84

                                                                                                          70121 Bari

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                                                                                                          Alla

   GIUSTIZIA

                                                                                                          Piazza De Nicola,1 e

   QUARTIERE LIBERTA’

                                                                                                          70123 Bari

 

Caro Sindaco (e cara Giustizia),

siamo fra i primi firmatari dell'appello che oggi, confortato da più di millenovecento adesioni, le abbiamo consegnato. Vi si richiede di discutere le sorti del Polo della Giustizia in Consiglio Comunale (ambito ormai raro per veri confronti), sostenendo l'importanza e l'opportunità che resti nel quartiere Libertà.

Per quanto ci piacerebbe parlare dell'importanza culturale e filosofica, che immaginiamo anche per Lei conservi un valore, vorremmo qui sottolinearne l'opportunità: opportunità economica, sociale, urbanistica.

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Partiamo dall'attuale Palazzo di Giustizia e proviamo a farci condurre in una visita guidata che, per esempio, tenga conto di quanto spazio sia attualmente occupato da archivi trasferibili nei capannoni, o da funzioni, come quella informatica, generalmente in esercizio remoto e dunque collocabili in qualunque altro posto. Misuriamone i metri quadrati liberabili (lei è un tecnico), valutiamone le qualità strutturali e architettoniche (è da molti considerato uno dei più belli in Italia per questa funzione) e poi il senso di quel prioritario valore del recupero ormai sancito da tutti i manuali di architettura, urbanistica, ecologia sostenibile. Proviamo poi ad immaginare, questa volta liberandoci da interessi di secondo livello, le corrispondenze che potrebbe trovare, ad esempio, in una ex Manifattura Tabacchi, finalmente riconsiderata per quella che sarebbe stata ed è ancora la sua più ovvia destinazione. E se questo pensiero risultasse troppo retrogrado, proviamo a guardare dall'alto la pianta del quartiere per riconoscere le migliaia di metri cubi meritevoli di un recupero intelligente. Proviamo a riflettere sui servizi già disponibili: un ponte, emblema della città moderna attualmente privo di significato; un nodo ferroviario comprensivo del collegamento aeroportuale; la corrispondenza con direttrici viarie strategiche (statale 16, 98 ecc...); le grandi aree liberate dalle Ferrovie dello Stato. 

Considerata la sua sensibilità politica non le sfuggirà il valore simbolico del binomio Giustizia e Libertà, ma pensi a quello economico e sociale, per il futuro di un quartiere spesso più soggetto alle influenze della malavita che a quelle dello Stato; che su questa linea di sviluppo invece potrebbe trovare un'occasione per emanciparsi, sottrarsi al pessimo destino cui sembra, dalle notizie di cronaca quotidiana, essere destinato. Pensi alle ricadute che avrebbero gli investimenti necessari per un piano articolato di ristrutturazione, se fossero concepiti per lo sviluppo di contenitori e contenuti, in una concezione finalmente nuova di futuro, capace di considerare le cittadine e i cittadini oltre che gli affari.

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Non troverà in calce i nostri nomi e nemmeno quelli delle associazioni che per prime si sono organizzate in comitato, affrontando un lavoro molto duro, perché discutendone è emersa chiara la voglia di rappresentarci come un pezzo della comunità. Un pezzo, diremmo forse presuntuosamente, particolarmente significativo, perché ancora convinto di poter esercitare il proprio diritto di rappresentanza (ambizione ormai rarissima).  Nell’aderire ad un appello come il nostro, si esercita infatti un pensiero, una scelta, in un tempo dominato dalla sfiducia e dal disinteresse. Le nostre sono firme di cittadini in molti casi provenienti da mestieri e ruoli che con l'esercizio della Giustizia hanno dimestichezza diretta, o perché di magistrati, avvocati, uscieri, segretari, tecnici o perché di commercianti, ristoratori, fattorini. Con questo vorremmo significarle, signor Sindaco, un peso che, se già i numeri qualificano, ancor più valore lo trae dai suoi specifici contenuti umani, professionali e civici.

Avendo operato per la raccolta di queste firme sul campo, possiamo assicurarle che le adesioni scritte rappresentano un decimo di quelle orali raccolte: è quello che si suol definire un movimento di opinione qualificato il nostro. Che crescerà se sarà necessario.

Recentemente, in alcune occasioni pubbliche, a compendio della scelta d'indicare le così dette Casermette come approdo ideale del Polo della Giustizia, Lei ha associato due convinzioni: la prima è che in definitiva la scelta spetta alla Giustizia, già conquistata dall'idea "Casermette"; la seconda è che lo spostamento sarebbe motivato dalle nuove esigenze sempre della Giustizia. Così, abbiamo pensato d'indirizzare questo nostro appello anche alla Giustizia che, se non ricordiamo male, s'era espressa favorevolmente anche sulla pessima idea della Cittadella successivamente cassata. Lo indirizziamo anche alla Giustizia perché si faccia un'idea più precisa del senso e delle potenzialità del posto che sino ad ora l'ha ospitata. E non per aderire al detto che dichiara la via vecchia sempre migliore di quella nuova, quanto piuttosto per dar seguito al senso intimo del suo mandato che la impegna, appunto, sempre, nella salvaguardia della Libertà.

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Comitato Giustizia al Libertà

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