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PugliaItalia
Giustizia 'attendata' colpita dalla bomba d'acqua a Bari

Ora si può dire che la Giustizia a Bari - già in emergenza sotto le tende, dopo lo sfratto per inagilità degli uffici del Tribunale penale e della Procura - è stata "colpita e affondata" dalla bomba d'acqua che si è riversata sulla città, mettendone a dura prova resistenza e spirito di adattamento. 

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"Le immagini degli allagamenti nelle tende in cui magistrati e avvocati tentano di portare avanti la funzione giudiziaria cercando di celebrare, nonostante tutto, le udienze - ha dichiarato il sindaco Antonio Decaro - confermano quanto stiamo dicendo da circa un mese: la Giustizia a Bari vive una condizione di emergenza e come tale va affrontata. I tempi delle procedure ordinarie, pure se attivate in maniera tempestiva e seguite quotidianamente dal Ministero, purtroppo, contrastano con l’urgenza della situazione".

"È per questo che il 25 maggio scorso - ha precisato Decaro - abbiamo chiesto ufficialmente di poter utilizzare procedure d’urgenza per individuare soluzioni a questa situazione".

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Anche il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Bari Giovanni Stefanì sottolinea: "A seguito della bomba d’acqua che ha colpito la città di Bari, rendendo drammatica la situazione all’interno del tribunale di via Nazariantz, siamo di fronte a un’emergenza gravissima, prossima alla calamità naturale"

"Quanto sta accadendo a causa di un evento meteorologico, per quanto eccezionale - ha ribadito con fermezza Stefanì - non fa che rafforzare l’esigenza di una decretazione d’urgenza da parte del Ministero della Giustizia per velocizzare, anche alla luce delle positive risultanze della ricerca di mercato, le procedure volte all’individuazione del nuovo immobile e al suo approntamento".

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"A partire da lunedì - ha precisato - lavorare nel palazzo allagato e danneggiato sarà impossibile, oltre che estremamente pericoloso; se non è questa una situazione di emergenza ci dicano quale possa rappresentarla”.

"Si pensava di aver toccato il fondo e invece NO! Era possibile scendere ancora più in basso!", scrive in una nota diffusa l'USB PI Puglia, "A Bari la giustizia penale passa da terremotata ad alluvionata..."

"Dopo un forte temporale il palazzo si è trasformato in un colabrodo - prosegue la nota - con acqua dappertutto, sui computer, sui fascicoli che galleggiano (dando l'immagine della deriva della giustizia), sui cavi elettrici, sulle persone... Abbiamo assistito a scene incredibili, udienze nell'androne, calca in ogni dove insomma una totale resa dell'uomo difronte all'incompetenza della politica e della burocrazia".

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Solo poche ore prima, lo stesso Giovanni Stefanì aveva commentato l’apertura delle buste riguardanti la ricerca di mercato, per una sede alternativa al Tribunale Penale e alla Procura: “Nell’attesa di maggiori informazioni sulle offerte presentate alla ricerca di mercato, l’avvocatura barese, una volta accertata la conformità urbanistica delle varie soluzioni, prediligerà quella rappresentata da un unico immobile dove svolgere le varie funzioni della giurisdizione penale".  

Alfonso Bonafede ape

 

"L’auspicio è che l’emergenza sia risolta quanto prima - aggiungeva il presidente dell'Ordine degli Avvocati baresi -  tuttavia, qualora risultino necessari oltre 60 giorni per rendere il nuovo immobile confacente alle esigenze degli operatori della giustizia penale, ho chiesto al Ministro la perfetta contestualità temporale nell’individuazione della soluzione ponte e di quella emergenziale".

"È essenziale che si torni a celebrare i processi quanto prima - concludeva Stefanì - oltre che per garantire la funzione giurisdizionale penale, anche per venire incontro agli avvocati baresi, i più penalizzati a livello economico da questa deprecabile situazione". 

Ora, piove sul bagnato!

(gelormini@affaritaliani.it)

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Pubblicato sul tema: Maltempo, Bari come Venezia Nubifragio eccezionale, città sommersa e in tilt

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giustizia tende tendopoli pioggia bomba acquagiovanni stefanìantonio decarobari proteste ministro buste palazzi privati








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