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Il Papa torna in Puglia, 'Una sera a Bitonto nel nome di La Pira e della Pace'

di Valentino Losito

Dopo l’annuncio che Papa Francesco ha convocato per il 7 luglio a Bari un incontro ecumenico per la pace in Medio Oriente al quale saranno invitati i Capi di Chiese e Comunità cristiane della regione, l’amico Enzo Robles ha voluto opportunamente ricordare che a Bitonto nel lontano 27 settembre 1990, all'ombra della nostra Cattedrale e nell'ambito della manifestazione "Un mare di pace tra Oriente e Occidente", voluta dalla Comunità di sant'Egidio, alcuni sindaci delle città del Mediterraneo, insieme al nostro sindaco Michele Coletti firmarono un Protocollo di Pace.

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Il professor Robles giustamente invita sia la Diocesi Bari-Bitonto che gli esponenti delle istituzioni civili a riprendere e riconfermare quel protocollo. Forse la Città Metropolitana potrebbe progettare un'iniziativa al riguardo. Come contributo a questa comune riflessione, pubblico l’articolo che scrissi per la Gazzetta del Mezzogiorno e apparso il 28 settembre 1990.

BITONTO - Da Taranto sono partite le “fregate”, da Gioia del Colle i “tornado” da Bitonto tanti messaggi di pace. In una Puglia sempre più regione di frontiera verso l'oriente dove i venti di guerra Soffiano sempre più minacciosi la “città dell'Ulivo” ha riscoperto (per una sola sera?) la sua Antica Vocazione di piccola grande capitale della Pace.

I sindaci delle città che si affacciano sul mar Mediterraneo, e in loro rappresentanza i delegati dei comuni di Fes Marocco, Bengasi, Arbil e Malta, hanno sottoscritto ieri sera un protocollo di pace per ribadire la loro volontà di voler vivere “La pace nella libertà dei nostri figli delle nostre culture nella naturale fratellanza di tutti gli uomini, nel reciproco rispetto delle nostre ricchi e tradizioni di generosità” e per lanciare un appello a tutto il mondo “Perché ovunque ci si incammini lungo la strada del dialogo e della libertà”.


 

All'ombra della Cattedrale romanico pugliese, sotto un cielo che ha prima minacciato di piovere ed alla fine raccolto il volo gioioso le colombe, è stata una serata all'insegna del segno di Giorgio La Pira.

Trent’anni fa, nel novembre del 1960, quando la perestroika non era neppure un sogno e tutti i muri sembravano incrollabili, il sindaco Santo tenne qui uno storico e profetico comizio, in cui definì “Questa città la punta cristiana verso l’Oriente, che deve tornare cristiano". E' di avant’ieri la notizia che a Mosca il Soviet Supremo ha approvato la legge sulla libertà religiosa. Dio è tornato nel Cremlino, il sogno di La Pira è diventato realtà.

Ed è a lui e alla sua disarmante capacità di sperare contro ogni speranza, che hanno fatto riferimento in molti ieri sera, dal sindaco di Bitonto a quello di Fes, Abderrahim Filali Baba, a Fioretta Mazzei, presidente della fondazione Giorgio La Pira, venuta in rappresentanza del Comune di Firenze a testimoniare che La Pira parlò a Bitonto con “Con la massima apertura del suo cuore” e che anche lui era un po' presente ieri sera per firmare il Protocollo di Pace.

Uno spirito di sincera speranza della pace è arieggiato in tutti gli interventi. Particolarmente toccante la testimonianza di mons. Georges Kwaiter, vescovo di Saida, in quel del Libano così martoriato della guerra. “Qui ascolti le risate dei vostri bambini - ha detto fra gli applausi – mentre nella mia patria risuona il rumore dei cannoni e il pianto dei bambini. La pace che regna nei vostri paesi è un tesoro inestimabile”.

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Ed alla situazione libanese si è collegato il sen. Gennaro Acquaviva, per ricordare che “Beirut è la nuova Berlino” e invitare a sperare e operare affinché anche in Medio Oriente i “muri” delle incomprensioni possono essere abbattuti.

Altro senatore, Angelo Bernassola, ha invece sottolineato come questo sia “Il tempo di una speranza nuova carica di occasione di pace da non perdere”. Poi, dopo le parole, anche piccoli ma significativi gesti di pace: una fiaccolata di gente comune sotto il palco dei discorsi, una, dieci, tante colombe lanciate tra gli applausi della gente.

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Lasciando questa città la sera del 26 febbraio 1984, papa Giovanni Paolo II affidò ai bitontini che, nell’ulivo hanno il loro simbolo, la consegna di farsi paladini della causa della pace. Anche questo invito, dopo sei anni, ha trovato ascolto. Ma la pace, come il meeting barese sta testimoniando, si costruisce ogni giorno con opere di libertà e giustizia. Più che mai il verbo della speranza e della pace è uno solo: agire.

 

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Pubblicato sul tema: Francesco a Bari il 7 luglio, Medio Oriente ed Ecumenismo per la Pace

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