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La crisi italiana dalla lente analitica appulo-lucana

Confesso, questa crisi politica e istituzionale, che si sta traducendo in una crisi economica, mi preoccupa moltissimo perché si parla di tutto tranne che della questione fondamentale che l’ha generata: i trattati che regolano i rapporti tra gli stati europei e la capacità di rispettarli.

Pietro Francesco Maria De Sarlo
 

Così sessanta milioni di italiani, visto che la nazionale di calcio è fuori dai mondiali e non possono fare i CT, hanno imparato a memoria l’art. 92 della Costituzione, ma non conoscono le istituzioni europee e i trattati dell’Unione. Però si sentono europeisti a prescindere dagli obblighi, che questo comporta e dagli interessi italiani da difendere.

Trattati UE
 

Il fiscal compact, per esempio. Credo che ogni tedesco sappia che gli italiani si sono impegnati a far scendere il rapporto deficit / PIL al 60% in 20 anni a partire dal 2012, anno in cui il fiscal compact è stato firmato dal governo Monti. E gli italiani?

Guardate che vi interrogo!

Ci fosse un economista in giro disposto, neanche a pagarlo,  a dire pubblicamente che l’obiettivo del 60% innanzi tutto non serve a nulla, né all’Italia né all’Europa, ma soprattutto che l’Italia non è in grado di rispettarlo.

Ci fosse uno, tra i tanti pomposi giornalisti ed economisti che sentenziano sul populismo di Salvini e Di Maio, che dicesse chiaro chiaro che a questo punto ci siamo arrivati perché dal 1996, governo Prodi - il migliore dalla nascita della Repubblica Italiana secondo alcuni - si continuano a firmare trattati che non siamo in grado di rispettare.

trattati
 

Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni vanno in Europa e zitti zitti, altro che programma di uscita dall’Euro fatto di soppiatto nel corso delle trattative!, hanno firmato impegni  per nome e per conto di tutti gli italiani e poi sono tornati in patria e nulla hanno fatto per rispettarli, se non scaricare l’onere degli accordi sulle categorie più disagiate. Perdonate la volgarità, ma l’unico che ci ha guadagnato è stato proprio Monti, che oltre ai suoi già elevati redditi ha aggiunto le ricche prebende di senatore a vita.

Dal 2010 il rapporto debito / PIL è peggiorato in modo significativo, le povertà sono aumentate, la disuguaglianza sociale idem, i tassi di delinquenza pure e persino l’abusivismo edilizio è schizzato alle stelle. La nostra capacità di restituire il famoso debito pubblico è diminuita. Chi dice queste cose io? No la Relazione Istat 2018. Chi di voi l’ha letta alzi la mano. Non vedo nessuna mano alzata.

Cari amici del PD e di Forza Italia, erano questi gli  obiettivi del Fiscal Compact? No, ma questi sono i risultati di chi pensava, firmando quegli atti, che si potesse rientrare negli impegni presi tagliando pensioni, con il job act o con gli ottanta euro, e senza mettersi seriamente a lavorare per fare le infrastrutture al sud, indispensabili per inserirlo insieme al resto dell’Italia nei commerci con la Cina e l’India, e per rendere la giustizia e la pubblica amministrazione più efficienti.

trattati europei.png
 

Questi signori, e i giornalisti al seguito, che urlano al mondo che la colpa di tutto è di Di Maio e Salvini, hanno lasciato indietro macerie e un Paese impoverito e impaurito. Solo io provo una tristezza infinita nel sentire il Capo dello Stato dire che non si può nominare ministro un signore, che ha già ricoperto in momenti difficili incarichi istituzionali, perché spaventa i mercati?

Chissà cosa pensano di questo, nella tomba, i nostri Padri Costituenti e De Gasperi e Spinelli, che sono anche Padri fondatori dell’Europa?

Già, ma oltre che costituzionalisti siamo tutti anche economisti. Ce ne fosse uno che dica che i mercati erano immobili da troppo tempo e che aspettavano, come un branco di lupi famelici, solo un pecora smarrita da sbranare.

Qualcuno in piena crisi li ha evocati, la pecorella ha alzato la mano urlando: "Sono qui!", e tutti si sono avventati sulla ghiotta occasione, per fare un poco di rendimenti, che ai miseri spread e tassi italiani e europei non riuscivano a fare più per i loro clienti, e qualcun altro ha allungato la manina, vendendo al ribasso e non facendo solo qualche improvvida intervista, per ricordaci che abbiamo firmato qualche pezzetello di carta. La cosa non è drammatica, ma serve a spaventare. Ma attenzione a mettere la politica nelle fauci dei lupi: non se ne esce vivi!

Ho lavorato dal 1992 al 1998 con i tedeschi. Ero direttore Strategia, Pianificazione e Controllo del  Gruppo Allianz - Ras. Mi sono trovato molto bene e sono stato trattato e pagato bene, ma nessuno - ve lo garantisco - si può permettere di firmare accordi con loro senza rispettarli. E’ una cosa che non rientra nelle loro capacità di comprensione, anche se hanno le loro colpe: perché sapevano benissimo che l’Italia, la Grecia e altri paesi europei non erano assolutamente in grado di rispettare gli impegni presi.  

commissione europea
 

Per essere convinti ad abbandonare il marco hanno preteso accordi impossibili da rispettare e Prodi, e i suoi successori - pur di far entrare e rimanere l’Italia nell’euro - hanno sottoscritto cose che non erano nelle nostre possibilità, con la speranza che con un colpo alla botte, riforme in Italia, e una al cerchio, rinegoziazione con i tedeschi, le cose si mettessero pian piano a posto. Non sono riusciti né in una cosa né nell’altra.  L’unica cosa che sono riusciti a fare è, in cambio dell’abbandono del marco, lasciargli il nostro scalpo!

Tornando al fiscal compact chiedo ai tanti europeisti italiani se il Parlamento Europeo, l’unica istituzione eletta a suffragio universale, abbia mai approvato il fiscal compact. La risposta è: NO. Ma, anzi, il Parlamento Europeo l’ha respinta.

Ora io chiedo agli elettori del PD, che dovrebbero avere il senso della democrazia nel sangue, cosa ne pensano di una Europa dove l’unica istituzione europea eletta dai cittadini non conta nulla. Vergogna! Che fare ora?

visco BdI
 

Abbiamo cinque possibilità. La prima è uscire dall’euro. La seconda è andare a finire nelle fauci della troika. La terza è vivacchiare, avendo al collo le mani dei tedeschi che, appena appena non facciamo i bravi, stringono un poco,  giusto per farci provare la sensazione di paura e soffocamento. La quarta è chiedere a gran voce in Europa, non la riforma del fiscal compact o sconti di pena, ma una riforma complessiva degli statuti e della governance europea, chiedendo l’elezione diretta del Presidente del Consiglio Europeo e dei suoi ministri e poteri al Parlamento per legiferare. Così da chiuderla, una volta per tutte, questa tiritera dei trattati e degli accordi, che finirà per distruggere l’Europa e l’Euro. L’ultima è fare quello che ha suggerito il Governatore della Banca d'Italia,  Ignazio Visco, nella sua relazione: “Restano inutilizzati ampi margini di capacità produttiva e, in particolare, di forza lavoro”.

basilicata (1)
 

Le prime due, per motivi diversi, sono entrambe tragiche per il Paese. La terza, alla fine la più probabile, ci porta a un lento e inesorabile impoverimento. Alla quarta i tedeschi non diranno mai di si. Ci rimane solo la quinta possibilità.

Sperando di avere dato un modesto contributo alla discussione, spero anche che prima o poi su questa quinta opzione ci mettiamo tutti a lavorare.

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Pubblicato sul tema: La crisi italiana nella lente analitica europea

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