La crisi italiana nella
lente analitica europea
L'analisi della situazione italiana attraverso la lente critica degli operatori finanziari europei.
Hanno rotto l’uovo e sarà difficile ricomporlo, anche per il più esperto della tecnica giapponese del kintsugi (riparare con l’oro cicatrici, fratture e sbeccature, restituendo nuovo valore). Oppure come un’altra immagine fotografa efficacemente la situazione: è stato schiacciato il tubetto del dentifricio, che è fuoriuscito ed ora è complicato rimetterlo dentro. L’incubo sui mercati si chiama Italia. Ne abbiamo parlato con un gruppo di osservatori e analisti economici, che a Francoforte operano all’ombra dei grattacieli finanziari.
Lo spread è alle stelle. E sistematicamente gli effetti sulla politica italiana si fanno sentire. Dai commenti, in generale, sembra capire che a spaventare i mercati sia stata la scelta paventata da Lega e M5S di espandere in maniera insostenibile la spesa pubblica. Si è parlato del 5% l’anno, seppure in presenza di un debito pesantissimo, pari al 132% del PIL.
Conti alla mano l’Italia ogni anno deve finanziare 200 miliardi del suo debito che va a scadenza. In queste ore lo spread è aumentato di circa 300 punti (3%). Per cui, 200 miliardi x 3% fanno 6 miliardi l’anno. 6 miliardi / 60 milioni di persone corrispondono, grosso modo, a 100 euro a testa (ovvero 300-400 euro a famiglia ogni anno). E, al momento, si sta considerando solo il costo istantaneo dell’anno corrente.
A diffondere una sorta di sindrome da panico nei mercati e tra gli investitori/possessori del debito pubblico italiano, secondo i pareri raccolti nelle capitali europee, sono state soprattutto le dichiarazioni ‘disinvolte’ delle guide probabili del prossimo governo. M5S e Lega hanno detto di voler impostare i loro progetti programmatici su uno sforamento elastico del debito pubblico (100 miliardi circa, ovvero 5% l’anno); di voler chiedere alla BCE la non restituzione di 250 miliardi; di voler perseguire l’obiettivo della flessibilità sui conti pubblici, a costo di scontrarsi con le istituzioni europee, fino a considerare anche l’eventualità di un’uscita provocatoria dall’euro. In pratica, l’annuncio di un terremo!!!
Le conseguenze immediate sono sotto gli occhi di tutti, fanno rilevare dalle piazze finanziarie non solo europee. Incertezza e inconcludenza politica hanno minato la fiducia degli investitori italiani e stranieri circa i fondamentali economici futuri. Le tempestive reazioni di questi giorni hanno fatto registrare un’impennata di ‘vendita ITALIA’, con accantonamenti delle somme ottenute nei conti di risparmio e contestuali acquisti di titoli di altri Paesi. Sapendoci italiani, attenti protettori del contesto famigliare, per essere più chiari plasmano meglio il paragone: “Il rapporto debitore/creditore è come il rapporto marito/moglie: una volta minata la fiducia, la vita si complica e bisogna fare enormi sacrifici per riconquistarla”.
Resta il dubbio se davvero Paolo Savona facesse così paura all’establishment europeo. A tal proposito la discussione analitica va a verificare quanto criptica sia stata la risposta dell’economista al Presidente Mattarella. Sottolineando la verosimile intuizione che una volta ministro, Savona avrebbe forse tirato la calza all’Europa, senza farla rompere (Teoria dei giochi).
L’invito garbato, ma deciso, è quello di ricordare come Yanis Varoufakis, il ministro del tesoro greco, avesse adottato la stessa strategia (Varoufakis, infatti, si è occupato di teoria dei giochi in qualità di professore all’università, quindi un esperto in materia). Una strategia che non ha funzionato, che lo ha costretto alle dimissioni, e che - con l’aumento di incertezza - ha causato un’altra crisi economica e sociale nel suo paese.
È convinzione diffusa che con l’aumento repentino dello spread, e la conseguente crisi finanziaria ed economica, il M5S e la Lega - da Palazzo Chigi - avrebbero potuto costringere gli italiani a scegliere: se rimanere o uscire dall’Euro, e avrebbero potuto spingere lo stesso Savona ad adottare il piano B: l’adozione della nuova lira italiana, che avrebbe perso valore immediatamente.
Questo è quanto viene percepito andando in giro per l’Europa. Per cui, è stata apprezzata la chiusura del varco da parte del Presidente Mattarella, resistendo alla proposta insistente del M5S e della Lega, e come egli stesso ha detto: “Voler difendere il valore reale del risparmio degli italiani”.
Un Paese, l’Italia, alle prese con un angosciante problema strutturale di crescita: imbrigliata spesso nei gangli della corruzione, dell’evasione fiscale, delle incompetenze, e di una media qualitativa alquanto bassa dell’università. A questo va aggiunto che l’andamento dello sviluppo del PIL in Germania e Italia - molto simile fino al 2009 - con la crisi del debito sovrano nel 2010, ha visto riprendere a cresce il gap che sembrava annulato. Ecco perché ripetere l’errore, oggi, significa non far tesoro della storia. O, peggio, agire da irresponsabili!
Diversi commentatori continuano a ripetere l’accostamento della situazione italiana al rischio di una deriva da tragedia greca. In effetti, quello che sta accadendo in Italia è molto simile a quanto accaduto, qualche anno fa, con l’arrivo in Grecia del governo Tsipras: chiedere aiuto all’Europa, anche con una riduzione-abbuono del debito pubblico, e ipotizzare di non rispettare i vincoli di bilancio.
Una ricetta che purtroppo, in Europa come altrove, genera malumori tra politici e cittadini e molta incertezza tra investitori e imprenditori. La storia si ripete, i governi anti-establishment non riescono ad ottenere quanto desiderato, ma i costi per finanziarsi aumentano per tutti: governi, aziende e famiglie italiane, causando disoccupazione.
Analisi amare, ma realistiche. Che forse ci fanno capire anche perché tutti gridano “Al voto!”, ma nessuno in verità ha la minima intenzione di affrontarlo e confrontarvisi a breve. Il Presidente Mattarella lo sa bene e la piega o gli sviluppi degli eventi di queste ore, è prevedibile che ci possano restituire - alla fine del dramma - quella fiducia necessaria e “vitale” nella massima figura di garanzia istituzionale e costituzionale del Paese.
(gelormini@affaritaliani.it)
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