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Monte Sant’Angelo (Fg) L'odore di mafia sfumato

La mafia è una cosa seria. Siciliana, calabrese, campana, salentina o garganica che sia, affrontarla con approssimazione, contraddizioni e interventi sommari - o ancor peggio con metodi dalla comune radice destabilizzante - è comportamento sicuramente censurabile, al limite stesso della “certezza del diritto”.

MsA stemma
 

Ce lo hanno insegnato martiri illustri del fenomeno radicato nel Bel Paese, come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma anche le tante vittime che quotidianamente alimentano un “pallottoliere” senza calibro, assurgendo costantemente e drammaticamente agli onori della cronaca.

Cosa delicata, tanto più quando ogni intervento ha a che fare o produce effetti immediati, diretti e conseguenziali nell’ambito della Pubblica Amministrazione. Qui la “distonia” delle diverse sentenze e dei pronunciamenti giudiziari, in funzione di un “atto pesante” come lo scioglimento di un Consiglio Comunale - ad opera dei Prefetti con l’avallo delle massime cariche istituzionali - non dovrebbe lasciare adito a dubbi di sorta.

MsA sala consigliare
 

Purtroppo così non è. E la faccenda, in questioni di mafia, si fa maledettamente tragica, fino a minare la stessa fiducia nelle istituzioni. Innescando un pericoloso processo di “relativismo laico”, che rischia di sgretolare l’assetto sociale delle comunità cittadine, minacciando al contempo ogni tentativo di rilancio dei territori interessati, con evidenti ripercussioni a livello regionale prima e nazionale poi.

A pochi giorni dalla sentenza dei giudici romani su “Mafia capitale”, che hanno fatto cadere l’accusa di associazione mafiosa (nonostante mazzette, intercettazioni, inquinamenti di prove, corruzioni accertate e appalti truccati) e all’indomani di quelle dei giudici salentini, che revocano le misure cautelari per il sindaco di Avetrana, ma le confermano per quello di Erchie, la vicenda del Consiglio Comunale di Monte Sant’Angelo - sciolto per mafia due anni fa - mortifica ancora i tentativi di una città, che si direbbe stanca di essere al centro dei titoli di cronaca, e vorrebbe tornare a fare storia. 

MsA santuario
 

Un ruolo che il Santuario nella grotta dell’Arcangelo Michele gli ha sempre garantito, insieme a quello di presidio devozionale e di terminale nevralgico lungo i percorsi francigeni dei pellegrini gerosolomitani. Nonché nelle testimonianze longobardorum, che gli hanno valso l’inserimento nel novero dei siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità dell’UNESCO.

Come disvelato anche dalla nota mattutina del Direttore del TGNorba, Enzo Magistà, dopo due anni dallo scioglimento di quel Consiglio comunale (un tempo lunghissimo), nessuna accusa è stata prodotta. Alcun provvedimento cautelare è stato avviato o diretto nei confronti di chicchessia, nessuna delibera è stata impugnata, niente intercettazioni, niente mazzette, nessuna corruzione, mentre si moltiplicano gli attestati di stima nei confronti del sindaco rimosso Antonio Di Iasio.

MsA Sindaco
 

E poi, elenchi con ditte indicate come “sospette” rimasti invariati, anzi le stesse ditte riconfermate nel rapporto lavorativo con il Comune e affidatarie di nuovi bandi dell’Ente, funzionari comunali rimasti ai loro posti, nessuna accusa specifica formulata, in pratica tutto “immutato” tranne la compagine amministrativa, che dopo le ultime elezioni vede riconfermati 5 consiglieri su 17 del precedente consesso consigliare.

A Monte Sant’Angelo l’ipotesi di infiltrazione mafiosa provoca lo scioglimento del Consiglio comunale, senza alcuna conseguenza penale o civile per gli amministratori mandati a casa; a Roma la certezza del malaffare debella ‘formalmente’ lo scenario a sfondo mafioso. Pesi e misure, si direbbe, non omogenei e non rappresentativi di un sano e forte Stato di diritto.

Ora, dato che il radicamento sul Gargano di fenomeni mafiosi di antica data e di rupestri e pastorizie tradizioni è stato ripetutamente e autorevolmente acclarato, e nessuno lo mette in dubbio, quello che non convince è il peso e le conseguenze provocate da atti dettati solo da cosiddetta “cautela presuntiva”. Ancor più in assenza assoluta di intervento della magistratura ordinaria (i reati di mafia attengono la sfera penale): né prima, né durante, tanto meno dopo lo scioglimento. Una misura troppo squilibrata, per gli effetti politico-amministrativi che produce.

Perché una cosa è chiara: in assenza di atti d’accusa e provvedimenti esecutivi, nei confronti degli amministratori “disciolti” (che a questo punto è altrettanto e quanto meno legittimo pensare e considerare senza alcuna colpa), nulla riporterà le cose a prima dell’atto prefettizio. E questa è cosa che deve preoccupare ogni cittadino e ciascun elettore.

MsA tramonto
 

L’impressione, a due anni dallo scioglimento del Consiglio comunale di Monte Sant’Angelo, è che sul vacuo si siano prodotti effetti politici e amministrativi determinanti. Rischiando di sottovalutare lo stesso fenomeno mafioso, relegandolo alla sola area “montana” per legittima suspicione natale, non considerando che magari gli interessi che contano e che pesano - per loro stessa natura - da tempo potrebbero essere scesi o potrebbero essersi precipitati a valle, dove economie, territori, investimenti e attività speculative offrono margini di profitto decisamente più allettanti.

Alimentare la cultura del sospetto, agganciando l’azione risanatrice alle ipotesi e agli atti dovuti dettati solo da presunzione di reato, ci riporta pesantemente indietro nel tempo, anziché proiettarci nella solida e dinamica leggerezza di uno Stato moderno. Il rischio di pietrificare tutto in un paesaggio di sale è piuttosto alto e le narrazioni di sempre, da Pirandello a Sciascia e a Camilleri, ci dicono che in quella tipologia di cave la mafia ha sempre trovato humus fertile.

(gelormini@affaritaliani.it)

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