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Muore in galleria Chiara Fumai Fatalità, sacralità e mistero

Questa volta non si tratta di una delle sue originali e sorprendenti performance artistiche, anche se l'apoteosi  fatale - magari sognata da ogni artista - per Chiara Fumai si compie nella Galleria Doppelgaenger a Bari Vecchia.

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Muore a 39anni un talento femminile fuori dal comune. Chiara Fumai ha attraversato l'universo terreno dell'Arte come una meteora. Una carriera promettente, fulminante e brillante: partita da Bari, città dei suoi genitori, la porta alla laurea in Architettura al Politecnico di Milano e poi al Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti. Le sue performance, ben presto apprezzate in tutto il mondo, si caricano di un'espressione artistica segnata da una forte personalità femminile e femminista, utilizzando tutte le tecniche consone alla contemporaneità della sua arte.

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A dare per primo la notizia della morte di Chiara Fumai è stato il critico d'arte, Pietro Marino, messo al corrente da una drammatica telefonata della madre dell'artista: "Un colpo devastante, al quale ho provato a reagire, raccogliendo i ricordi e scrivendo - col cuore in gola - il pezzo apparso sulla Gazzetta del Mezzogiorno. Ben sapendo che c'è una sorta di sacralità nel mistero d'interruzione di una vita, sul quale dovremo interrogarci senza retorica e senza strumentalizzazioni".

"Rileggendolo - aggiunge Marino - non mi pento di non aver voluto rivelare particolari sulla sua morte, fra l'altro ancora da chiarire, alcuni agghiaccianti. Forse è troppo fredda e lacunosa la ricostruzione per sommi capi della sua storia d'artista. Ma ho creduto mio dovere tenere la "giusta distanza" dalle emozioni che pure si sono scatenate in modi e misure imprevedibili. Segno di un'attenzione internazionale per Chiara che andava oltre i nostri rapporti, personali e locali".  

Una raffica di riconoscimenti, frutto del suo "sparigliare le attese", che nel 2013 la porta a sbaragliare tutti i concorrenti del Premio Furla, con un’azione in cui rileggeva un famoso testo di Valerie Solanas, requisitoria contro un sistema dell’arte (verosimilmente non solo dell’arte), ancora tremendamente fallocentrico: “L’energia dell’artista” aveva commentato la giuria che aveva premiato Chiara Fumai, “lo straordinario impegno che emerge nel suo lavoro, la scelta di temi di stretta attualità, al centro sia della riflessione artistica contemporanea che della società del nostro tempo, come il femminismo, il discorso performativo e l’attivismo. Il lavoro di ricerca e la convinzione profonda con cui affronta queste tematiche, trovando le proprie radici nel primo femminismo e nella performance concettuale, ma al tempo stesso reinventandole in una prospettiva di continuità. È la capacità di stabilire una dialettica del confronto che ha portato la giuria a premiare questa artista”.

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Lo stesso Pietro Marino ha dovuto mettere al corrente sua figlia Antonella, mentre scendeva da un aereo, "Lei che per prima a Bari aveva fatto conoscere il valore di Chiara Fumai nel 2010, avvertendo tutta l'oscura importanza del suo mondo inquieto e inquietante e stabilendo una relazione di confidenza umana, che andava oltre ogni calcolo opportunistico".

"Col mio testo - ricorda Marino - una foto che le scattai di nascosto con l'i-phone mentre teneva una delle sue intense performances nella Fondazione Querini Stampalia a Venezia 2013. Chiara l'aveva proibito, per non perdere e non far perdere concentrazione. Se allora e oggi qualche trasgressione o errore si è compiuto (da noi, dai suoi genitori e amici) nel comunicare di lei e con lei, è stato per amore consapevole di una storia d'arte nutrita di linfe profonde con la vita".  

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Anche il sindaco di Bari, Antonio Decaro, ha voluto esprimere il suo cordoglio e quello della città per la scomparsa dell’artista Chiara Fumai: “Con la scomparsa di Chiara Fumai il panorama dell'arte italiano e internazionale perde una delle protagoniste più interessanti dell'ultimo decennio. Chiara Fumai, che a Bari è cresciuta e ha mosso i primi passi del suo originale e personalissimo percorso artistico, lascia un vuoto profondo non solo tra gli esperti e gli appassionati dell'arte contemporanea ma anche tra tutti i baresi che hanno avuto modo di scoprire il suo mondo e la sua arte”.

(gelormini@affaritaliani.it)    

 

L'ARTICOLO DI PIETRO MARINO    

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La Puglia dell’arte piange la tragica scomparsa a Bari di Chiara Fumai, una fra le più talentuose artiste emerse sulla scena nazionale e non solo in questo scorcio di Duemila. Un interesse internazionale consacrato dalla presenza a Documenta Kassel nel 2012 - fra i pochissimi italiani invitati - dopo una serie di importanti affermazioni, partite da prime presenze pubbliche proprio nella sua città, Bari.

 

Era nata a Roma nel 1978, si era stabilita a Milano; ma il padre era pugliese, entrambi i genitori benché separati vivono a Bari, città dove aveva vissuto e studiato sino al liceo. E dove tornava di frequente, anche in questa fase di estate in cui ha deciso di togliersi la vita, in un palazzo di Bari Vecchia.

 

Vittima di una profonda depressione, che getta anche luce diversa sulla creatività inquieta e inquietante per cui aveva attirato l’attenzione della critica più avanzata: singolari invenzioni concettual - performative nelle quali il femminismo “politico” s’impastava con l’esoterismo in storie sospese ambiguamente fra memoria privata e finzione letteraria, nell’ambito di un originale, visionario filone concettual-performativo in evidente crescita.

 

Per Documenta - invitata da Carolyn Christov Bakargiev - aveva ideato una casetta appartata nel parco di Kassel, onirica, con finestre sbarrate, segnali esoterici, e all’interno mobili rovesciati e frantumi di specchi. Una complessa performance intrecciava due donne del Circo Barnum con miti e riti dell’occultismo di Otto-Novecento e con la Rivolta Femminile, gruppo attivo negli anni 70 a Roma. Si era esibita anche sul tetto del Fridericianum.

 

L’anno dopo, altra importante performance nella Fondazione Querini Stampalia a Venezia come vincitrice del premio Furla 2013, da cui è stato tratto un video entrato nella collezione del MAMBO di Bologna. Premio conseguito con un progetto che aveva al centro la figura di Valerie Solanas, la pasionaria che attentò nel 1968 alla vita di Andy Warhol.

 

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Tema “anarco-femminista” già preannunciato dalla personale che Chiara tenne a Bari nel giugno del 2011 nella galleria Murat 122. Seguiva altre sue importanti presenze a Bari dove fu rivelata (nelle vetrine di Mincuzzi per Gemine Muse 2010, nel Margherita per il premio LUM 2011).

 

Negli ultimi anni aveva inanellato altre significative presenze in eventi italiani e all’estero: a Praga, a Parigi, a Mosca. Una importante galleria milanese aveva iniziato a lanciarla anche sul mercato, con opere di tecnica mista tra fotografia, collage e pittura. Preparava mostre a Torino e Valencia, stava anche per prendere casa a Bruxelles.

 

In attesa, era tornata a Bari, partecipando a feste e inaugurazioni di mostre: l’avevo incontrata, pochi giorni fa, nel Museo Pascali a Polignano. Vano interrogarsi sul mistero di una morte non annunciata e non presagita. Se non negli oscuri messaggi di un’arte generata dai tormenti della vita.

 

(Pietro Marino - Gazzetta del Mezzogiorno 16/8/2017)

 

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