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OCSE, il Rapporto sull'economia italiana visto dai Giovani Imprenditori

Il Rapporto OCSE sull’economia italiana sotto la lente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, col Vice presidente pugliese, Nicola Altobelli, e il presidente Alessio Rossi. L'incontro si è svolto a Roma presso la LUISS 'Guido Carli', alla presenza di Angel Gurrìa Segretario Generale OCSE e Mauro Pisu, Senior Economist e Responsabile Desk Italia OCSE, col titolo: "Crescita inclusiva: nuovi orizzonti per il futuro dell’Italia  Rapporto OCSE sull’economia italiana".

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ll Rapporto OCSE sull’economica italiana, propone raccomandazioni condivisibili per i Giovani Imprenditori di Confindustria che da sempre hanno avanzato proposte simili (taglio del Cuneo fiscale in primis) per il rilancio dell'economia. La crescita è sufficiente solo quando diventa inclusiva.

Tra i vari aspetti presi in considerazione dal Rapporto, il Reddito di Cittadinanza rimane positivo nel merito ma poco efficace nel metodo, poiché, così come impostato oggi, rischia di aggravare e non migliorare soprattutto le condizioni delle aree più depresse del Paese. E anche "Quota 100" è una misura che rischia di accentuare le iniquità generazionali, invece di ridurle.

"Il divario Nord-Sud - spiega ad Affari il vice presidente Altobelli - può essere colmato lavorando su investimenti e accesso al credito. Una forte iniziazione di investimenti pubblici è necessaria: infrastrutture materiali e immateriali sono precondizione a qualsiasi altra idea di sviluppo".

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Su tre aspetti del Rapporto vale la pena concentrarsi secondo Altobelli:

1. La crescita economica troppo debole, secondo il - 0.2% nel 2019 dell’OCSE, che anche il Centro Studi di Confindustria prevede pari a 0 per il 2019.

Bisogna quindi prendere atto del netto rallentamento economico e reagire ai dati negativi puntando su crescita e lavoro, evitando di incrementare il debito pubblico che pesa sulle spalle dei giovani.

2. Disparità sociali, che dal Rapporto emergono con forza: i tassi di povertà assoluta per i giovani sono aumentati bruscamente a causa della crisi e rimangono alti. I nostri giovani soffrono per la mancanza di opportunità di lavoro e molti sono spinti a emigrare, aumentando il già grave problema di invecchiamento della popolazione. Bisogna orientare i nostri sforzi su questo se abbiamo a cuore il futuro del Paese, dando da una parte ai nostri giovani la possibilità di formarsi di più e meglio, seguendo i trend del mercato del lavoro, e dall’altra alle imprese di assumerli in maniera più agile e meno onerosa. 

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3. Produttività: come invertire la rotta? Per dare una risposta a questo interrogativo, uno dei suggerimenti dell’OCSE è proprio rafforzare la produttività:  aumentare la produttività è la chiave per innalzare gli standard di vita e compensare i dati socio-economici negativi, recita il Rapporto. Puntiamo quindi sulla produttività rinnovando il dialogo tra imprese e Stato per creare innovazione, formazione e lavoro, perché se l’impresa cresce, crea benessere sociale per i cittadini. Tra le raccomandazioni dell’OCSE per l’aumento della produttività Altobelli sottolinea l’importanza di “rimuovere gli ostacoli che impediscono la crescita delle PMI”, considerate la spina dorsale del nostro tessuto produttivo.

“Come imprenditore di una media impresa manifatturiera del Sud, vi assicuro che la sfida dell’Italia è proprio puntare sui fattori abilitanti per la crescita delle nostre PMI, per prima cosa accesso al credito e infrastrutture per essere più connessi dentro e fuori dall’Italia e per investire in innovazione e formazione” sottolinea Altobelli, Direttore Commerciale di Eceplast, PMI manifatturiera in provincia di Foggia.

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Export e crescita del Mezzogiorno:

"Certo l’export gioca un ruolo fondamentale - precisa Altobelli - perché le PMI che esportano, soprattutto nel Mezzogiorno, sono quelle più forti e sane, capaci di competere dentro e fuori i confini nazionali".

"Secondo il Rapporto PMI Mezzogiorno 2019 di Cofnindustria e Cerved, la crescita dimensionale potrebbe dare alle PMI del sud energie nuove per affrontare la sfida dei mercati internazionali: su un totale di 30mila PMI di capitali nel Mezzogiorno, quelle a forte vocazione internazionale sono solo 2.500, l’8,7% del totale".

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"Queste PMI esportatrici hanno bilanci nettamente migliori di quelle non orientate all’export, ed una crescita del valore aggiunto di ben 11 punti superiore tra 2017 e 2009. L’Italia è da sempre un paese con una forte vocazione esportatrice, per questo per noi è fondamentale ridurre al minimo le tensioni geoeconomiche".  

"Come ha sottolineato il nostro Centro Studi di Confindustria nell’ultimo rapporto, l’Italia è molto legata all’economia dei paesi stranieri, sia UE che extra-UE, a tal punto che eventuali shock economici possono condizionare ampliamente il suo andamento economico. Un esempio recente è il mercato europeo dell’auto in forti difficoltà a causa delle misure protezionistiche USA. Ridurre al minimo i fattori di incertezza è quindi per noi essenziale".

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3 azioni collettive secondo Altobelli, soprattutto a livello europeo, per andare in questa direzione:

  1. superare le tensioni commerciali, evitando l’imposizione di dazi e barriere tariffarie e non.

“Come Giovani Imprenditori lo abbiamo chiesto, attraverso l’Alleanza globale di giovani imprenditori (G20YEA) di cui facciamo parte, nel nostro Final Communiqué dello scorso anno, a tutti i governi dei paesi più industrializzati al mondo”.

  1. concludere accordi di libero scambio sempre più ambiziosi, come il recente Economic Partnership Agreement UE - Giappone
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“Siamo in partenza per il Giappone con una delegazione di 40 Giovani Imprenditori per il Summit annuale della nostra Alleanza globale, e stiamo studiando il mercato giapponese e chiaramente anche l’Economic Partnership Agreement UE – Giappone entrato in vigori il 1° febbraio scorso: un esempio virtuoso di intesa che mira a una profonda integrazione commerciale ed economica di cui beneficerà anche il nostro Paese”.

3.  rafforzare l’Europa dal punto di vista economico e politico:l’UE è un’area strategica di riferimento per l’Italia perché il Mercato Unico è la più grande area economica del mondo ed è fondamentale anche per l’industria italiana, senza contare che la Francia è il principale partner dell’Italia in campo finanziario e la Germania in campo commerciale.

Insomma se l’Europa non è forte e credibile dal punto di vista economico e politico, l’Italia da sola non può esserlo?

(gelormini@affaritaliani.it)

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