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Palagiustizia: INAIL richiede proroga, Decaro concede 120 giorni

L’Inail, proprietaria dell’immobile di via Nazariantz a Bari, sede del Tribunale Penale, trasmete ufficialmente al Comune di Bari la richiesta di proroga per i termini dello sgombero del palazzo e il Sindaco Antonio Decaro concede 120 giorni.

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Come annunciato dal sindaco di Bari, solo a fronte di una richiesta ufficiale da parte della proprietà o del locatario,, il Comune avrebbe esaminato la possibilità di prorogare i termini dello sgombero del palazzo di via Nazariantz.

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"Finalmente è arrivata la richiesta di proroga auspicata da diverso tempo - aveva spiegato Decaro - ora i tecnici del Comune si metteranno a lavoro per valutare le eventuali misure cautelative per concedere più tempo per il trasloco degli uffici giudiziari. Mi auguro che il Ministero ora voglia cogliere questa opportunità per accelerare i tempi delle decisioni e individuare presto un nuovo immobile dove trasferire la sede del tribunale penale". 

"Possiamo concedere la proroga - ha annunciato Decaro - perché c'è una perizia che ci dice che si è ridotto il rischio ma quel rischio va ridotto ulteriormente, quindi inibiamo l'utilizzo dell'ala A del Palazzo di giustizia e non potranno entrare visitatori ma solo le persone che sono autorizzate. Aumenteranno i dispositivi di monitoraggio elettronico - ribadisce il primo cittadino - e ci sarà una visita ispettiva ogni 48 ore. Questo limiterà l'attività dei magistrati che però potranno lavorare".

A tal proposito si sono detti soddisfatti gli esponenti di Italia in Comune Puglia. I sindaci dei comuni del barese aderenti al partito non avevano esitato, nei giorni scorsi, a schierarsi al fianco del collega, Antonio Decaro, Impegnato a districarsi con la difficile questione dell’inagibilità del Tribunale Penale e dei termini imminenti fissati per lo sgombero a fronte della quasi assoluta incertezza sul dove far trasmigrare tutta l’attività giudiziaria del capoluogo.

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In particolar modo, Giuseppe Nitti, Primo Cittadino di Casamassima, di professione proprio penalista, aveva auspicato che "Il Ministero o, alternativamente, il proprietario dell’immobile agissero nell’immediato con una richiesta di proroga della data stabilita per lo sgombero. Un input di parte - aveva spiegato Nitti - necessario per permettere una valutazione di dilazione dei termini".

L’Inail, proprietario dell’immobile di via Nazariantz,  ha ufficialmente inoltrato tale istanza: “Non possiamo che dirci soddisfatti dell’avvenuta richiesta del differimento del termine del 31 agosto, che sarebbe senz’altro giunto in maniera infruttuosa vista la sua imminenza - aveva dichiarato Giuseppe Delzotto - In questo modo sono state esaudite le legittime aspettative di sindaco Decaro ed è stata fornita una ‘boccata d’ossigeno’ a coloro ai quali, ora, spetta dirimere la questione. Tuttavia, si tratta di una ‘vittoria’ chiaramente molto parziale - ha continuato il sindaco di Binetto - non dimentichiamo, infatti, c’è un altro termine a pendere a mo’ di spada di Damocle sulla vicenda che è quello della sospensione dei processi penali al 30 settembre. Ci aspettiamo che dal Ministero non se ne ‘lavino le mani’ come avvenuto finora e, anzi, accelerino le procedure per l’individuazione di una ‘casa’ certa per la giustizia penale di terra di Bari e per gli operatori del settore che non possono certo girare tra un palazzo e l’altro”.

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Ad associarsi al commento di sindaco Delzotto anche Antonio Donatelli, Primo Cittadino di Triggiano: “Delle risposte chiare, certe, esaustive da parte del Governo sono auspicabili a strettissimo giro dal momento che parliamo di un tema così importante come quello della prosecuzione dei processi e del normale svolgimento della Giustizia. A differenza di chi deve agire nella legalità e deve, quindi, anche attenersi a tempi e dettami burocratici, la criminalità non conosce sosta. Il Ministero non può permettersi alcun passo falso sulla questione”.

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“Le parole allarmate del procuratore Volpe sul futuro del Palazzo di Giustizia non sono per noi una sorpresa - aveva sottolineato il sindaco Decaro - abbiamo ascoltato in questi mesi il grido d’allarme giunto da magistrati e avvocati, a conferma di quanto noi abbiamo sostenuto sin dall’inizio. È necessario che l'Inail, proprietario dell'immobile, o il Ministero, che quell'immobile lo occupa, attestino la necessità di ulteriore tempo per lo sgombero. A quel punto sarà il Comune di Bari ad assumersi la responsabilità, prescritte eventuali misure cautelative, di valutare di concedere ulteriore tempo necessario allo sgombero".

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"L’ assenza di una richiesta esplicita da parte di uno dei due soggetti - aveva precisato con allarme Decaro - sembrerebbe dire che non ci sono necessità. Invece, questo contrasta con la presenza all'interno di quel palazzo di magistrati, personale di segreteria, fascicoli dei processi e strumenti di lavoro che il Ministero non sa nemmeno dove collocare. È incomprensibile - concludeva Decaro - pretendere dai tecnici di un Comune una proroga di termini per lo sgombero di un immobile che era e resta inagibile, senza che nessuno lo chieda manifestandone la necessita”.

Dopo la concessione della proroga, il sindaco di Bari e presidente dell'ANCI, però, punta il dito: "In questo Paese ci sono persone che dicono che bisogna passare dalle parole ai fatti, e poi purtroppo restano alle parole, i fatti li devono fare gli altri". Tono polemico diretto al Ministero della Giustizia, che non ha ancora individuato una nuova sede per trasferire gli uffici penali. Il sindaco dice di non sapere: "che fine abbia fatto" il dicastero.

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"Sono scoraggiato - ripete Decaro - mi aspetto che all'interno di una collaborazione istituzionale, si trovino le condizioni per permettere alla giustizia di continuare a fare la propria attività. C'è un appello da parte di tutti i magistrati che combattono contro 16 clan criminali. Pare che l'unico ad accogliere questo appello sia stato il sindaco, che non ne ha nessuna competenza, la funzione giudiziaria non è mia, non sono il proprietario dell'immobile e, come accade in tutte le città di questo Paese, un sindaco con i suoi tecnici si preoccupa dell'agibilità di una struttura".

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Anche Catello Vitiello, deputato del gruppo Misto - Maie e componente della commissione Giustizia della Camera, interveiene sulla vicenda: "Purtroppo tutti i timori che avevamo ampiamente esternato in commissione giustizia e nell’aula di Montecitorio si stanno concretizzando in derive che difficilmente saranno recuperabili, se non si agisce adesso e senza ulteriori indugi". 

"Le lungaggini burocratiche potevano essere arginate - aggprecisa Vitiello - così da scongiurare una sospensione sine die della giustizia barese. Il termine del 30 settembre è ormai vicino e al Ministro Bonafede chiediamo - conclude - di tentare fino alla fine di ripristinare una situazione di estremo disagio per avvocati, magistrati e dipendenti, rispettando così la promessa fatta in tutte le sedi".

(gelormini@affaritaliani.it)

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