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Pietro De Sarlo: la questione Sud scoppia nella morsa M5S-Lega-PD
Foto La Presse

Pietro De Sarlo, ingegnere lucano 62 anni, con un importante passato manageriale in blasonate società italiane e estere, intellettuale, scrittore. Un terremoto elettorale ha sconvolto il Paese e in particolare il Sud, cosa ne pensa?

Pietro Francesco Maria De Sarlo
 

Dopo un primo disorientamento, avanguardie del giornalismo italiano, come Enrico Mentana e Ferruccio De Bortoli, hanno capito che il Sud ha voluto dire basta a decenni di pratiche clientelari e a una classe politica sostanzialmente indecente. Ma qui siamo ancora sul facile e il commento si può esaurire con la sintetica e quanto mai efficace affermazione di Pino Aprile: il Sud si è rotto il c… ! Poi c’è un equivoco dovuto al modo con cui è stato rappresentato il risultato elettorale.

Quale?

Il voto è stato letto soprattutto sulla base dei collegi uninominali. Ad una lettura più propria, sulla base anche dei risultati dei collegi plurinominali si nota come il M5S è stato il primo partito, in quasi tutta l’Italia, e che il PD ha dimezzato ovunque i consensi, anche dove ha vinto. I voti della sinistra si sono travasati al M5S.

Secondo il punto di vista di un manager che gira molto l’Italia, da nord a sud, perché è successo e cosa in particolare ha provocato il travaso?

Da tempo la classe dirigente e intellettuale della sinistra ha smarrito le proprie ragioni e la propria identità. Nel DNA della sinistra c’è, ad esempio, la lotta alle clientele, la protezione dell’ambiente, la giustizia e l’onestà, la difesa dei diritti del lavoro, la coesione sociale e via andare. Tutte cose, per esempio, calpestate da De Luca in Campania, con la offensiva teoria che il voto dei meridionali si possa comperare con delle fritturine; ma anche dallo stesso Renzi, che ha mostrato disprezzo per la tutela della salute dei cittadini lucani e dell’ambiente con il suo endorsement acritico allo sciagurato modo di operare delle compagnie petrolifere. Sempre Renzi ha mostrato di sottovalutare, con l’affare delle banche, la questione morale e poi con il job-act si è divertito a cercare di distruggere il blocco sociale, rappresentato dai sindacati, tradizionalmente vicino al PD.

Pdl dopo Renzi video
 

Ma sui diritti civili, almeno là, non trova che Renzi sia stato di sinistra?

Anche qui c’è un equivoco. Le riforme civili promosse da Renzi non sono patrimonio esclusivo della sinistra intellettuale, ma anche della destra liberale e radicale. Atti dovuti e non caratterizzanti. Per me, che mi sono formato studiando Dennis Mack Smith e i libri di Rosario Villari, la vera discriminante è in economia.

Pertanto, a dissolversi è stata la sinistra?

E’ scomparsa la classe dirigente e il ceto intellettuale di sinistra, non la sinistra. Anzi sarebbe meglio dire che questo ceto, che si dichiara ancora nominalmente di sinistra, ha avuto una mutazione genetica ed è diventato di destra. Questo voto dimostra, invece, che ci sono ancora istanze - quasi maggioritarie - di sinistra nel Paese, ma che non possono più essere rappresentate dal PD, e per motivi diversi, da LeU.  Carlo Calenda: per storia, inclinazioni, censo, passioni intellettuali è quasi antropologicamente un uomo della destra liberale.  Se lui e tanti intellettuali sedicenti di sinistra pensano che possano rifondare il PD, vuol dire non solo che c’è stata una mutazione genetica, ma anche un decadimento culturale e intellettuale della ‘intellighenzia’ di sinistra, che non è in più grado di interpretare neanche se stessa.

m5s di maio02
 

Allora, c’è qualcosa che sfugge nella prospettiva seguita da questa nuova classe dirigente?

Massimo D’Alema, uno dei pochi che ha fatto una analisi sensata e non stupidamente rancorosa del risultato elettorale, ha detto al Corriere della Sera che: “La sinistra chiama populismo tutto quello che non riesce a capire”. Mi permetto di aggiungere, malignamente, che il ceto intellettuale che taccia di assistenzialismo il Sud è lo stesso che staziona a viale Mazzini, per qualche comparsata. Su tutto il livello del dibattito post voto, non posso fare a meno di chiedermi quale sia la qualità degli intellettuali italiani. Il nostro tempo è attraversata da un cambiamento epocale nella struttura della economia, paragonabile solo a quello della rivoluzione industriale di inizio ‘900. Alla globalizzazione, all’informatizzazione e, nel futuro ormai prossimo, alla robotica l’unica reazione è stata quella di abbassare garanzie, diritti, welfare e costo del lavoro, spingendo sempre più strati consistenti di popolazione verso la povertà assoluta, distruggendo il ceto medio e aumentando le disuguaglianze. 

Salvini 3
 

La vede, oppure no, una luce in fondo a questo tunnel?

È necessario un ripensamento profondo della società e, come prima cosa, una redistribuzione delle opportunità e del lavoro: legate a un serio piano di sviluppo per il Paese, un New Deal oppure un piano Marshall o ancora una sorta di piano Kohl per l’unificazione tedesca. Si può mai pensare che una società regga con categorie di persone, che lavorano quaranta ore alla settimana dai 15 ai 67 anni e categorie di persone che nel mondo del lavoro non ci entreranno mai? Si può pensare che intere generazioni di giovani, private di ogni diritto, riescano a garantire un futuro a questo Paese? Può un ceto politico perdere opportunità di sviluppo colossali, legate alla globalizzazione, come il progetto cinese “Le nuove vie della seta”? Può un ceto intellettuale, degno di tale nome, interpretare il voto sulla base di fake-news e non chiedere conto, invece, di quello che è successo dell’accordo Barca - Li Ka Shing, che avrebbe gettato le basi per far passare una parte consistente del trilione e mezzo di dollari di investimenti previsti dalla Cina in Italia? 

Ma Matteo Renzi non ricorda piuttosto che, con lui, il PIL è cresciuto?

Renzi ha goduto di una congiuntura internazionale irripetibilmente favorevole e del quantitative easing di Mario Draghi. Entrambe le cose sono destinate a finire a breve. Che Dio ce la mandi buona! Il giudizio dei mercati alla caduta di Renzi e del renzismo è stato impietoso: indifferenza! Matteo Renzi ha preparato il Paese al dopo Draghi? Gli 80 euro appartengono alla categoria concettuale del reddito di cittadinanza o hanno modificato la struttura produttiva del Paese?

baraldi, matteo renzi, pd, elezioni 2018, 4 marzo
 

Quindi, sta dicendo che pensioni a tutti e reddito di cittadinanza sono la nuova frontiera?

La cosa più incredibile è il fatto che i nuovi eroi del corpo elettorale residuale del PD siano Carlo Calenda, Mario Monti, Elsa Maria Fornero e Carlo Cottarelli, che vengono invitati a diffondere il loro verbo - un giorno sì e l’altro pure - nei talk show guidati dagli intellettuali organici al PD e non alla sinistra. Detto questo, se le loro ricette servissero a salvare il Paese, chi se ne frega! Il guaio vero, invece, è che quello che propongono, e che hanno fatto, ci ha portato e ci sta portando alla distruzione e al baratro. Un’azienda che taglia i costi e non fa investimenti, e contemporaneamente non matura una strategia di sviluppo su nuovi prodotti e nuovi mercati, è destinata al fallimento. Analogamente il Paese non può sopravvivere ai tagli di Cottarelli e Monti, senza contemporaneamente investire in infrastrutture fisiche, culturali e amministrative utili allo sviluppo al sud come al nord. Gli ultimi tre governi: Letta, Renzi e Gentiloni non solo dello sviluppo non si sono occupati, ma hanno perso anche occasioni storiche come lo sviluppo del Porto di Taranto e le nuove Vie della seta. Pazzesco! Detto questo il reddito di cittadinanza è sinonimo delle tante leggi di assistenza già in essere e l’abolizione della Fornero è una necessità.

Ape grande elezioni 2018 senato della repubblica parlamento
 

Ne è sicuro? Dice sul serio?

Al sud abbiamo il 43,5% di occupati, contro una media OCSE del 70%. Tradotto: come si pensa che vivano circa 4 milioni di persone non occupate al sud? Di assistenza clientelare, distribuita con una miriade di leggi mancia sia nazionali sia locali. Quindi con altre forme e con altri nomi il reddito di cittadinanza già esiste. Magari può essere l’occasione per razionalizzare e fare trasparenza, magari risparmiando anche qualcosa, eliminando abusi clientelari.

Oltre la metà dei dipendenti pubblici in Italia ha più di 55 anni, contro il 20% della Germania. Il bilancio INPS del 2016, al netto dell’assistenza, mostra una spesa pensionistica per 208 miliardi a fronte di contributi previdenziali per 187. Il saldo appare quindi negativo per più di 20 miliardi. Ma, al contrario di quanto avviene per altri paese europei come in Germania, le pensioni vengono pagate dall’INPS al lordo delle imposte e quindi: dei 208 miliardi ricevuti i pensionati restituiscono, sotto forma di imposte, 50 miliardi. In altri termini, il settore pensionistico è un contributore netto positivo alla fiscalità generale per circa 30 miliardi. Forse sarebbe ora di smettere di reagire alle crisi periodiche e strutturali dell’economia, facendo cassa con le pensioni! Infine la legge Fornero è stata, giustamente, già “bucata” per i lavori gravosi e dai tanti fondi esuberi, che vanno dalla editoria al settore bancario. Quindi di cosa parliamo?

Reddito di cittadinanza e abolizione della legge Fornero sono misure razionalmente indispensabili e che per la gran parte si autofinanziano. Per esempio, se consideriamo che un pensionato statale guadagna circa il 75% della sua ultima retribuzione e che un giovane assunto nel pubblico impiego guadagna circa il 60 % di un dipendente a fine carriera, non solo abbiamo un autofinanziamento in grado di inserire nel mondo della pubblica amministrazione qualche centinaia di migliaia di giovani, ma anche la possibilità di razionalizzare la cosiddetta pianta organica, diminuendo il numero complessivo dei dipendenti pubblici. Tutto questo a costo complessivo pari a zero. Pensiamo che la pubblica amministrazione sia inutile per lo sviluppo del Paese? Pensiamo, con tutto il rispetto per i miei coevi sessantenni, che una pubblica amministrazione fatta di anziani possa guidare il cambiamento necessario per lo sviluppo del Paese?

salvini di maio
 

M5S e Lega possono rappresentare la soluzione?

Abbiamo due modelli di politico oggi in Italia. Uno, quello prevalente al sud, che svende il proprio territorio, è incapace, incolto e opportunista. L’altro al nord fintamente evoluto, con una fede incrollabile nelle dinamiche di mercato e sostanzialmente incapace a elaborare una visione diversa dal conservare le piccole enclave del Paese, dove ancora oggi si vive bene. Sino ad ora questi due sono i modelli promossi dalla cosiddetta intellighenzia che spiega le buone maniere, come fa Alan Friedman, ai buzzurri pentastellati  e leghisti.  Tutti a fissare la punta dei piedi e incapaci a guardare l’orizzonte.

Se il M5S e la Lega non faranno un piano di infrastrutture al sud e al nord, solo come esempio e per capirci: la Lauria - Candela e il Terzo Valico, non riformeranno la giustizia e i suoi processi, non riformeranno e ringiovaniranno la pubblica amministrazione, se non matureranno una visione strategica di uscita dalla crisi, se non penseranno un modello diverso di distribuzione di lavoro e opportunità potranno solo tentare di mantenere il potere, rifugiandosi nei nefasti esempi dei loro predecessori e tra cinque anni sparire come Renzi. In tal caso, tremo all’idea di chi potrebbe rimpiazzarli nei consensi.

seggio elezioni regionali 01
 

Al Paese serve un Governo e una linea. Quali?

In democrazia i numeri sono imprescindibili. Oggi abbiamo un partito, M5S, che ha vinto le elezioni, una coalizione di Centrodestra che ha vinto le elezioni e un partito il PD che le ha perse e nessuno ha i numeri per governare. Il PD ha una classe dirigente e di eletti per il 60% circa di destra, i deputati fedelissimi di Renzi. Un elettorato al 70% circa di sinistra, che ancora non ha capito che il PD è scivolato più a destra che al centro. Se il PD appoggia un governo M5S si spacca, senza dare i numeri sufficienti per governare ai pentastellati. Se invece appoggia il Centrodestra si spacca lo stesso, ma con numeri sufficienti per governare: Berlusconi recupererebbe la centralità dello schieramento e Renzi potrebbe ancora aspirare a un futuro in politica, raccogliendo l’eredità di Forza Italia in un nuovo partito centrista. L’alternativa è un governo M5S - Lega o un governo del Presidente per nuove elezioni. Ancora una volta il PD, suo malgrado, è centrale e funzionale per il futuro del governo. 

De Sarlo Pietro
 

Ha fatto un pronostico?

Se proprio devo scommettere, dopo qualche psicodramma: governo Renzi (renziani)-Berlusconi-Lega.

Un’ultima battuta sulla sua passione letteraria. Dopo il successo del primo romanzo, “L’Ammerikano”, c’è qualcosa di nuovo che bolle in pentola?

Certo, c’è un thriller ambientato nel sottobosco della politica nazionale, dal titolo provvisorio “Curaro”. Dovrebbe uscire entro fine anno.

(gelormini@affaritaliani.it)

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