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Salone Nautico Pugliese, risorsa mare e peso specifico progettuale in Europa
Al Salone Nautico Pugliese gli interventi del sottosegretario Domenico Rossi e di Marina Bresciani - Presidente Press Progettisti Europei Associati, che afferma:“Negli organismi di contatto con la Commissione ci sono persone incompetenti.  Semplificare le procedure? Assolutamente no e vi spiego perché”.
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Aiutare operatori pubblici e privati a districarsi nel mare magnum della burocrazia europea; accompagnarli e soprattutto orientarli nelle modalità di accesso ai fondi; insegnare loro come si redige un progetto per ottenere finanziamenti. E’ l’obiettivo del focus sull’Europrogettazione organizzato dalla Net European Consulting di Stefania Valentini, nell’ambito del Salone Nautico di Puglia dove esperti europrogettisti tra ieri e oggi hanno spiegato come ci si muove all’interno della macchina europea e come si confezionano i progetti: registrazione per avere accesso al portale dei bandi, acquisizione di un codice identificativo del partecipante, redazione del progetto, elaborazione del budget ( costi diretti e indiretti). 
 
Tutti passaggi che scoraggiano spesso gli operatori che molto più spesso non conoscono neppure. Per questo esistono organismi che intermediano il rapporto con la commissione. Ci sono i National Contact Point, punti di contatto con la Commissione che la Commissione stessa apre in collaborazione con Governo e Regioni);  ci sono gli Europe Direct, gli Enterprise Europe Network, i National Contact Point all’interno dei ministeri; agenzie della Commissione come l’Apre, Agenzia per la Promozione delle Politiche Europee. Tutti organismi che evidenziano una criticità importante: sono gestiti da persone non competenti. 
 
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Lo spiega, con una punta di amarezza Marina Bresciani, Presidente Press Progettisti Europei Associati, che ribadisce: “ Questi punti che aprono per dare un servizio, finiscono per diventare punti dove sistemare in maniera clientelare risorse umane, parenti, amici come siamo abituati a fare in Italia. Se in uno di questi organismi mettiamo qualcuno che non parla neppure l’inglese come possiamo parlare con la Commissione? Come facciamo - continua - se mettiamo all’interno di un ministero a coordinare un programma europeo un funzionario che non ha mai fatto un progetto europeo”. 
 
La polemica nasce  anche dalla battaglia degli europrogettisti che vorrebbero vedersi riconosciuti come profilo professionale, magari anche all’interno di un albo al quale si accede solo se si posseggono determinati requisiti. “Se ci fosse l’attenzione del legislatore - aggiunge Bresciani - sul riconoscimento di questa professione così complessa, allora forse questa professionalità potrebbe essere espressa in maniera misurabile e dimostrabile. In questo modo si eviterebbero cooptazioni di persone senza titoli presso i posti di riferimento e si risolverebbe il problema dell’informazione agli utenti finali”. 
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Alla domanda se non sia troppo macchinosa la procedura di accesso ai bandi, che fa sembrare i fondi una chimera per chi ha dei progetti e li vuole realizzare, Marina Bresciani, risponde con un secco NO. “Le procedure non si devono semplificare - dice - e questo perché il più grosso problema dell’Italia è stato che si sono dati dei fondi a pioggia, ovvero le dotazioni economiche sono state date sulla base di relazioni tecnico illustrative in cui mettendo una bella foto del mar di Puglia sono stati ricevuti 50 mila euro per fare un’associazione culturale o 5 milioni di euro per fare una banchina sul porto senza alcun presupposto di risultato ingegneristico della redazione del progetto. La complessità del modulo di progettazione - conclude - è direttamente proporzionale  alla dimostrazione del risultato”.

Anche per questo, il sottodegretario alla Difesa Domenico Rossi, nell’intervento alla Conferenza Europea sulla Crescita blu organizzata nell’ambito del Salone Nautico di Puglia, ha ribadito: “Il mare è uno dei più importanti asset del capitale del nostro Paese e come tale va difeso. Per la sua difesa una componente non può non essere la sorveglianza delle rotte marittime. Serve integrazione tra tutti coloro che vogliono salvaguardare le rotte marittime e questo può avvenire solo attraverso l’Europa. Ma l’unione la fanno gli uomini. Da parte della Difesa c’è tutta la volontà come da parte di tutti gli uomini di mare”. 
 
 
Nell’occasione il sottosegretario Rossi ha voluto fornire alcuni dati sulla sorveglianza marittima e sulle attività in cui è impegnata la Marina Militare. In particolare l’operazione europea antipirateria Atalanta, istituita dall’Ue nel 2008 con lo scopo di garantire sicurezza ai vitali traffici marittimi e agli equipaggi delle navi mercantili in transito nell’area del corno d’Africa e oceano Indiano e l’operazione Euronav for med per il controllo dei flussi migratori dalle coste libiche. 
 
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I risultati conseguiti da Euronav lanciata nel giugno 2015 (dati aggiornati al 27 marzo 2017): 109 trafficanti consegnati alle autorità giudiziarie; 414 imbarcazioni sottratte alle organizzazioni criminali; 34547 migranti soccorsi dall’inizio dell’operazione; 239 operazioni di soccorso. 
 
Infine Rossi ha parlato dell’operazione Mare Sicuro implementata a seguito dell’aggravarsi della minaccia terroristica. 160 mila km quadrati l’area di mare nel mediterraneo centrale  sottoposta a sorveglianza con 5 unità navali e due sommergibili.   
 
Con un mondo marino più sicuro e protetto sicuramente anche le stretegie da mettere in campo per la crescita blu ne beneficeranno. “Il mondo marino - ha detto il sottosegretario Rossi - non è stato studiato in modo esauriente. Esso racchiude conoscenze non ancora acquisite da convertire in applicazioni spendibili nel mercato. Questa macroarea su cui l’Europa vuole concentrarsi offrirà posti di lavoro altamente qualificati, soprattutto qualora si riescano a ricavare, ad esempio - ha concluso - farmaci innovativi dagli organismi marini”.
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“Lo slogan potrebbe essere: mare, passato presente e futuro. Se il mare ha rappresentato una crescita nel passato può sicuramente essere una crescita anche nel presente nel futuro e anche in futuro. Serve protezione e sorveglianza marittima. A questo può contribuire la Marina Militare  e le Forze Armate in senso generale. 

La difesa mira ad una integrazione maggiore tra le forze armate come indicato nel libro bianco e ad una difesa europea che sia una integrazione delle forze esistenti sul campo. Nel momento in cui serve sicurezza serve sinergia tra le forze. Lo ha detto il sottosegretario alla difesa Domenico Rossi nell’ambito della conferenza europea sulla blu economy e crescita blu, organizzata nel Salone Nautico di Puglia.

(gelormini@affaritaliani.it

 

 

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